La Superlega è l’anti Champions: tutto sulla nuova competizione

Come potrebbe funzionare il nuovo torneo, chi lo trasmette, chi partecipa oltre alle 12 fondatrici, dove finiscono i soldi
La Superlega è l’anti Champions: tutto sulla nuova competizione© ANSA

La SuperLega non nasce per prendere il posto dei campionati nazionali, ma della Champions League. Anzi, poteva proprio essere la Champions League, se fosse passata la proposta di riforma della Champions che era stata portata all’Uefa tre anni fa: nella sostanza la riforma prevedeva un meccanismo per rendere più “sicuri” i posti per i club più grandi, per esempio garantendo l’accesso all’edizione successiva a chi arrivava agli ottavi dell’edizione precedente, riducendo l’accesso dai campionati nazionali. Quella riforma stazionò sulle scrivanie di Nyon, palleggiata per un po’ fino a iniziare la trasformazione nell’attuale formula della SuperChampions, nata in collaborazione con l’Eca. Una formula che, evidentemente, non ha soddisfatto del tutto i club della Superlega: è vero, aumenta il numero delle partite (ma comunque meno di quelle garantite dal loro torneo: 10 contro 18), ma non offre le maggiori garanzie di qualificazione richieste, lasciando solo ai campionati nazionali l’accesso. Che è poi il nocciolo della questione etica, perché al netto del fattore economico, ciò che viene criticato dal mondo del calcio è proprio l’accesso garantito ai fondatori della SuperLega, travalicando il concetto di merito sportivo.

I club della Superlega puntano a un flusso di cassa più regolare

Ma i club della SuperLega guardano l’aspetto economico dal loro punto di vista: sono i club che spendono di più e che hanno maggiore rischio di impresa (come la pandemia ha dimostrato), quindi puntano a un flusso di cassa più regolare per gestire i loro investimenti senza il rischio legato alle partite. Per contro, l’enorme quantità di denaro che potrebbe fruttare la SuperLega con quasi tutte le più importanti e popolari squadre d’Europa, potrebbe garantire una quota sostanziosa anche al resto della piramide calcistica attraverso un meccanismo di solidarietà che potrebbe raggiungere i 2 miliardi di euro, ridistribuiti verso il basso (dettaglio che è stato oggetto di molte domande durante l’assemblea di Lega Serie A di ieri).

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