Dalle riforme non si può più scappare

Dalle riforme non si può più scappare© LAPRESSE

Cambia il sistema prima che il sistema cambi te (crollandoti addosso). Il mondo del calcio è fra i più refrattari ai cambiamenti. Uno studio tecnico spiega come le più recenti e importanti riforme abbiano impiegato come minimo sei anni dall’inizio del dibattuto alla loro effettiva realizzazione: sei anni ci sono voluti per il FairPlay finanziario e l’istituzione della Conference League, sette il Var e un nuovo formato della Champions League. Il calcio italiano, se possibile, è un habitat ancora più ostile a qualsiasi forma di evoluzione e ora rischia di pagarne le conseguenze affrontando una crisi economica e sistemica che potrebbe risultare esiziale.

Ascoltare il presidente Gravina, dunque, è confortante, perché ha idee chiare e decisione per realizzarle. La riforma dei campionati, con la riduzione delle squadre (18 in Serie A, B e C élite da 20 in un’unica Lega i campionati prof, C e D élite che diventano campionati semipro) è un passaggio chiave per tenere in piedi il calcio italiano che detiene l’insostenibile record di club professionistici, che da 100 passerebbero a 58. Affronterà molte resistenze da un mondo che, tuttavia, non è stato in grado di riformarsi da solo e necessita, quindi, di un intervento dall’alto. La cronica incapacità di fare sistema da parte dei club di Serie A, per esempio, rasenta l’autolesionismo. Per anni i club hanno agito come schegge impazzite e mentre i manager della Premier League costruivano quella corazzata organizzativa che ora minaccia di fagocitare l’Europa del calcio, i nostri presidenti litigavano per accaparrarsi una fettina più grande della torta, invece di pensare ad allargare la torta stessa.

Certo, non basterà cambiare i campionati per riportare il calcio italiano alla sua età dell’oro, ma gli farebbe imboccare la strada giusta. Spingere, poi, gli investimenti sulle infrastrutture (stadi, prima di tutto, ma anche centri sportivi) avrebbe un altro effetto virtuoso. Così come riportare il calcio nelle scuole, rigenerando interesse e ampliando la base del reclutamento. Se la messa in atto di queste idee non necessiterà di quei famosi sei anni, ma verranno realizzate tra novembre e dicembre sarebbero la migliore consolazione, nei giorni in cui ci toccherà vedere un altro Mondiale senza azzurri. Perché non c’è un giorno da perdere, il gap con la Premier rischia di essere incolmabile perché il divario economico è destinato ad aumentare anche a causa dei nuovi regolamenti finanziari dell’Uefa che renderanno più ricchi i ricchi, cioè gli inglesi e il PSG. Il presidente federale in uno slancio di ottimismo sostiene che non servono necessariamente le star per rendere più appassionante il campionato, può darsi ma - come dire - i campioni aiutano.

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