Intanto a Madrid
E i club? L’Eca, l’associazione che raggruppa quelli europei, si era sempre detta contraria, ma le cose potrebbero essere cambiate nel frattempo. Così, mentre a Doha si parlava di Supermondiale per club, a Madrid si teneva una conferenza stampa della Superlega. Con l’amministratore delegato, Bernd Reichart, che rilanciava nonostante il parere piuttosto negativo dell’avvocato generale della Corte di Giustizia Europea, pubblicato giovedì. «È solo un parere, la sentenza arriverà in primavera. La Superlega non è morta, anzi, è più viva che mai. La missione è migliorare radicalmente le competizioni calcistiche europee, una missione tanto entusiasmante quanto necessaria. I club hanno l’ambizione di crescere in un ambiente più innovativo, cercano stabilità finanziaria e vogliono restituire entusiasmo ai tifosi. Ho parlato con più di 30 club in più di 10 Paesi e sanno che sono necessari dei cambiamenti, che non può continuare così. I club vogliono essere padroni del loro destino. Un diciottenne oggi guarda 300 ore di calcio sul videogame Fifa 23 e solo 10 ore di calcio reale. Una partita di Champions League genera 10 volte più audience di una partita secondaria. Bisogna dare ai giovani quello che chiedono. È necessario proporre format innovativi. In Europa il miglior calcio si vede solo dopo i quarti di finale, da aprile a maggio. Il calcio non compete più con il ciclismo o il basket, compete con Netflix o Amazon Prime. Il problema è stato la proposta di un format semi-chiuso ma ora vediamo i sondaggi e i giovani, anche in Inghilterra, appoggiano l’idea della Superlega».
Gli scenari futuri
Ma se la Corte Europea dovesse ricalcare il parere dell’avvocato generale e rendere la Superlega possibile solo a patto che i partecipanti lascino le competizioni Uefa e quelle nazionali? Quella strada, di rottura totale, non è da escludere nell’arco dei prossimi tre anni, anche se esiste anche una possibilità di procedere per una via riformista all’interno dell’Uefa, che - secondo l’avvocato - dovrebbe ascoltare attentamente le proposte di nuove competizioni al suo interno e non favorire aprioristicamente le sue. D’altra parte le 50 pagine del parere dell’avvocato sono state radiografate con attenzione da parte dei legali della A22, che hanno trovato fra le righe anche passaggi incoraggianti, a partire dal fatto che i giocatori di club partecipanti a un’eventuale Superlega al di fuori dell’ecosistema Uefa/Fifa non sarebbero sanzionati in alcun modo. Il che aumenterebbe la fattibilità del torneo, visto che i calciatori non dovrebbero rinunciare alle loro nazionali o all’ipotesi di tornare nel sistema Uefa/Fifa. E oltre a spulciare il parere dell’avvocato, i fondatori della Superlega hanno anche riflettuto sugli sbagli commessi negli ultimi 18 mesi. Spiega Reichart: «Parlare di una competizione chiusa è stato ciò che ha causato la bocciatura iniziale in Inghilterra. Stanno già cambiando idea. Sono tifosi di un club e non di una competizione creata a Nyon. E la Superlega ora è un progetto di un torneo aperto».
