Chef Tomei e il derby Inter-Milan: Pioli raviolo, Inzaghi spaghetto...

Intervista al famoso cuoco sulla partita tra nerazzurri e rossoneri: "Il derby vive di sapori forti. Questo sarà a cottura lenta"
Chef Tomei e il derby Inter-Milan: Pioli raviolo, Inzaghi spaghetto...

A tavola, come in campo, si fa sul serio. E Chef Cristiano Tomei non scherza. La preparazione di un piatto è come un rigore. Non bisogna sbagliare niente. Ci vuole attenzione, concentrazione e nel caso di Inter-Milan anche sangue freddo.

Inter-Milan, il derby di Pioli e le condizioni di Ibrahimovic

Come arrivano le due squadre a tavola? «Ci arrivano tutte e due abbastanza affamante. Non si può dire che sia una bella stagione. L’Inter rispetto al Milan ha vinto la Supercoppa. Ha qualche energia mentale in più. Il Milan in pochissime partite ha preso un sacco di gol. Forse si è rotto qualche ingranaggio che lo ha portato fino in fondo. Oggi forse sono venuti fuori i limiti di questa squadra».

Si gioca una gara diversa rispetto a Riad? «Diversa per forza. Innanzitutto perché la giochi a San Siro, nel tuo stadio, con il tuo pubblico. E poi il derby è sempre una partita dove i valori vengono azzerati. Se l’Inter facesse l’errore di credere di aver già vinto sarebbero dei pazzi. Il Milan è ferito, ed è pericolosissimo».

Lo chef in una brigata è il presidente, l’allenatore o il capitano della squadra? «Lo chef è tutto, è il presidente è anche l’allenatore, è un giocatore, è colui che deve dare l’esempio come ogni capitano che si rispetti. Ma forse lo chef è più un allenatore: dobbiamo capire psicologicamente chi abbiamo davanti, bisogna rincuorarli nei momenti difficili. Bisogna essere comprensivi e avere la forza e l’energia di non fermarsi mai».

Chef Tomei come si comporterebbe con Skriniar che ha scelto di andare via dalla sua brigata? «Io non lo farei più giocare. Se uno viene da me e mi dice: “Io voglio andar via Chef però quelli che mi vogliono prendere mi prendono a giugno”, come dovrei comportarmi? Il rapporto dal punto di vista umano sarebbe compromesso per quando mi riguarda. Però dal punto di vista professionale ci può anche stare che continui il rapporto. Dipende se ne hai bisogno oppure no. A me piacciono le persone sincere e lui non lo è stato… Quindi lo manderei a lavare i piatti!».

Che derby ci dobbiamo preparare a gustare? «L’anno scorso l'Inter si è mangiata lo scudetto, a Riad l'Inter ha mangiato il Milan in un sol boccone, ora questo invece sarà un derby a cottura molto lenta…».

Si entra in campo, o meglio ci si siede a tavola: che tipo di cena ci prepara per il derby? «Il derby è una cena con sapori fortissimi, come dico io: “Con un’alta densità di sapore per tutti i novanta minuti”. Una cena con tante cose che sfilano sul tavolo, tutte molto saporite, non aggressive. E naturalmente in un derby c’è il dolce e c’è l’amaro. Ci sono tutte le sensazioni.

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Iniziamo dal vino. Per l’Inter? «L’Inter è una squadra dalle grandi emozioni, dalle sensazioni forti. Direi un Pinot Nero. I Pinot neri fatti bene sono taglienti…».

Con il Milan cosa beviamo? «Un Cabernet, un vino internazionale…».

Iniziamo con le portate: Onana e Tatarusanu… «Onana è un fritto misto di pesce. Il fritto misto quello vero, quello di paranza che non è mai uguale nel piatto. Bisogna sempre un po’ tararlo e lui tra i pali è lo stesso. Tatarusanu? È una scaloppina al limone».

A centrocampo i piatti forti sono Barella e Tonali… «Tonali è un giocatore che ha eleganza e sostanza. Se vogliamo abbinarlo a un piatto milanese direi: il grande risotto alla milanese. Il piacere del gusto totalizzante: il risotto con lo zafferano e il midollo è un grandissimo piatto come lui è un grandissimo giocatore».

E Barella? «E Nicolò è l’essenza del calcio: in un colpo solo unisce la grinta, la capacità di essere sempre a disposizione della squadra e poi la classe. Ha dei due bei piedini. E poi ci mette sempre la faccia. Lui per me è una bella bistecca alla Fiorentina. Si cuoce solo in un modo sul legno d’oliva. Lui è così come lo vedi: unico».

Andiamo all’attacco con Lautaro Martinez e Rafael Leao. «In Portogallo si fa il baccalà in 365 modi. Uno per ogni giorno dell’anno. Lui è un baccalà, ovviamente sotto sale. È un giocatore bravissimo che sta attraversando un momento no. Lautaro? Anche lui è croce e delizia dell'Inter. Lo vedo come un tortellino all bolognese in brodo. Il tortellino è un piatto di un’eleganza unica, difficilissimo da fare bene. Un piatto che può scatenare fantasie e Lautaro è un giocatore così».

Arriviamo a Inzaghi e Pioli. «Stefano Pioli potrebbe essere un semplice raviolo ricotta e spinaci o con le erbette selvatiche. Funziona sempre. Quando gli ingredienti sono belli amalgamati è un piatto imbattibile, importante. Se usi invece ingredienti scarsi crolla tutto».

E Inzaghi? «Simone ci mette un sacco di energia in quello che fa, però a volte eccede con la smania di voler cambiare. Direi che potrebbe essere una cosa che apparentemente è semplice ma invece è complicatissima da fare: uno spaghetto aglio, olio e pepperoncino. Quando è buono è la cosa più buona che in cucina forse si può fare. Ma quando lo sbagli è drammatico. La storia dell’Inter di Inzaghi insomma…».

Chi beve l’amaro? «Non lo dirò mai, nemmeno se mi offrite voi una cena…».

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A tavola, come in campo, si fa sul serio. E Chef Cristiano Tomei non scherza. La preparazione di un piatto è come un rigore. Non bisogna sbagliare niente. Ci vuole attenzione, concentrazione e nel caso di Inter-Milan anche sangue freddo.

Inter-Milan, il derby di Pioli e le condizioni di Ibrahimovic

Come arrivano le due squadre a tavola? «Ci arrivano tutte e due abbastanza affamante. Non si può dire che sia una bella stagione. L’Inter rispetto al Milan ha vinto la Supercoppa. Ha qualche energia mentale in più. Il Milan in pochissime partite ha preso un sacco di gol. Forse si è rotto qualche ingranaggio che lo ha portato fino in fondo. Oggi forse sono venuti fuori i limiti di questa squadra».

Si gioca una gara diversa rispetto a Riad? «Diversa per forza. Innanzitutto perché la giochi a San Siro, nel tuo stadio, con il tuo pubblico. E poi il derby è sempre una partita dove i valori vengono azzerati. Se l’Inter facesse l’errore di credere di aver già vinto sarebbero dei pazzi. Il Milan è ferito, ed è pericolosissimo».

Lo chef in una brigata è il presidente, l’allenatore o il capitano della squadra? «Lo chef è tutto, è il presidente è anche l’allenatore, è un giocatore, è colui che deve dare l’esempio come ogni capitano che si rispetti. Ma forse lo chef è più un allenatore: dobbiamo capire psicologicamente chi abbiamo davanti, bisogna rincuorarli nei momenti difficili. Bisogna essere comprensivi e avere la forza e l’energia di non fermarsi mai».

Chef Tomei come si comporterebbe con Skriniar che ha scelto di andare via dalla sua brigata? «Io non lo farei più giocare. Se uno viene da me e mi dice: “Io voglio andar via Chef però quelli che mi vogliono prendere mi prendono a giugno”, come dovrei comportarmi? Il rapporto dal punto di vista umano sarebbe compromesso per quando mi riguarda. Però dal punto di vista professionale ci può anche stare che continui il rapporto. Dipende se ne hai bisogno oppure no. A me piacciono le persone sincere e lui non lo è stato… Quindi lo manderei a lavare i piatti!».

Che derby ci dobbiamo preparare a gustare? «L’anno scorso l'Inter si è mangiata lo scudetto, a Riad l'Inter ha mangiato il Milan in un sol boccone, ora questo invece sarà un derby a cottura molto lenta…».

Si entra in campo, o meglio ci si siede a tavola: che tipo di cena ci prepara per il derby? «Il derby è una cena con sapori fortissimi, come dico io: “Con un’alta densità di sapore per tutti i novanta minuti”. Una cena con tante cose che sfilano sul tavolo, tutte molto saporite, non aggressive. E naturalmente in un derby c’è il dolce e c’è l’amaro. Ci sono tutte le sensazioni.

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