Jerry Calà, innanzitutto le chiediamo come sta. Domanda non di semplice etichetta... Con il malore di marzo ha suscitato un moto di affetto in tutta Italia.
«Sto bene, sto bene! Mi sono ripreso e ho ripreso anche il tour estivo. Nella sfiga, ho avuto una grandissima dimostrazione di quanto gli italiani mi vogliano bene. Sono stato sommerso di pensieri, di preoccupazione per la mia salute».
Ma l’ha stupita, tutta questa partecipazione? O tutto sommato era immaginabile?
«Beh, passano gli anni e uno, ogni tanto, magari crede che le cose possano cambiare. Invece ora ho capito di essere radicato nell’immaginario, nella mente della gente. Sono un affetto stabile, ecco!».
L’infortunio, diciamo così, s’è verificato durante le riprese del nuovo film, a Napoli. Un progetto in dirittura d’arrivo.
«Sono sia il regista sia attore, ora fase di montaggio e in autunno il film uscirà. Una storia divertente e originale. Il titolo: “Chi ha rapito Jerry Calà?”. Interpreto me stesso assieme a un cast fortissimo di attori per lo più napoletani. Ho anche un cameo di Clementino, che ha scritto la canzone del film. Si intitola “S’hanno arrubbato Jerry Calà”, è fortissima».
A proposito di film. A Torino, 40 anni fa, girava quello che sarebbe diventato un “cult”.
«Quarant’anni tondi, sì, di “Al bar dello sport”. Proprio di recente mi sono incontrato con Lino Banfi e abbiamo fatto un pranzo rievocativo, ci siamo riabbracciati dopo un po’ di tempo che non ci vedevamo, abbiamo ricordato qui bei giorni di lavorazione. Per me è stato un film molto impegnativo, strano... In un momento in cui tutta Italia parlava con i miei tormentoni, io interpretavo un ragazzo affetto da sordità. Per questo ero reticente. Pensavo: Lino Banfi sparerà tutte le sue battute e io cosa faccio? Però devo dire che alla fine ho avuto una grande soddisfazione, forse le più belle critiche sulla mia interpretazione. Mi ero messo a studiare con il metodo americano, uno o due giorni a settimana incontravo un gruppo di ragazzi affetti da sordità che mi aiutavano. Mi sono impegnato e il risultato è stato ottimo».
Ma l’aneddoto dell’incomprensione con Mara Venier è vero o è leggenda?
«Io allora vivevo con Mara che era molto gelosa; ma a ragione, perché io ero molto bricconcello. E la prima volta che sono venuti questi ragazzi, gentilissimi, hanno suonato il citofono. Mara ha risposto e non sentiva nessuno che rispondesse dall’altra parte. Essendo giustamente prevenuta nei miei confronti, mi ha detto “ecco, sarà una delle tue amanti che è venuta a cercarti e poi è scappata via sentendo la mia voce!”. Quando ha capito l’incomprensione è sprofondata, non sapeva più cosa fare per scusarsi».
Oltre al film,”Al bar dello sport”, un po’ di sport c’è anche nella sua vita. Questioni per lo più familiari. Dalla Juve incrociata con suo papà alla Clivense di suo figlio.
«Mio figlio ha giocato fino ai 14-15 anni nelle giovanili del Chievo ed è diventato un tifoso sfegatato. Mi ha passato la sua passione. Adesso che però il Chievo è stato distrutto, data anche la grande amicizia che c’è tra noi e Pellissier, seguiamo l’avventura della Clivense. Sergio è stato un capitano fantastico e ora è un presidente altrettanto fantastico. Sarebbe la chiusura del cerchio se rilevasse il marchio Chievo. La prima asta è andata vuota, nella seconda vendono solo il marchio e non la matricola, e la richiesta è dimezzata. Spero che Sergio riesca a vincerla».