Tacconi, Padre Pio e il ritorno. Coraggio, fede, devozione dopo l’aneurisma

Viaggio nella rinascita del portiere ospite della Casa Sollievo della Sofferenza. Alla moglie e al figlio l’ex portiere ha detto che nemmeno quando giocava nella Juve si era “allenato” come a San Giovanni Rotondo
Tacconi, Padre Pio e il ritorno. Coraggio, fede, devozione dopo l’aneurisma© ANSA

L’ospedale si chiama Casa Sollievo della Sofferenza, si trova a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, nei luoghi di Padre Pio che egli stesso inaugurò il 5 maggio 1956. Conta 900 posti letto, 30 reparti di degenza medico-chirurgica, 50 specialità cliniche, 57 mila ricoveri annuali e 1,3 milioni di prestazioni ambulatoriali. Dal 21 giugno scorso è degente Stefano Tacconi, 66 anni, 382 presenze nella Juve, 105 nell’Avellino, 50 nel Genoa; 2 scudetti, tutte le coppe europee e l’Intercontinentale in bianconero, bronzo con la Nazionale a Italia ‘90. Secondo le previsioni e le aspettative dei sanitari, il campione dovrebbe lasciare il nosocomio entro settembre.

Anche questa è una gran bella notizia, come la prima uscita pubblica avvenuta nei giorni scorsi, allo Chalet dei Gourmet della famiglia Sollazzo, citazione doverosa per gli anfitrioni di Stefano, della moglie Laura, del figlio Andrea, la cui emozione è stata fortissima, come quella degli astanti. Ha scritto Giuseppe Sollazzo su Facebook: «Siamo orgogliosi di avere ospitato un grande uomo del calcio italiano che ci ha regalato tante emozioni durante la sua lunga carriere calcistica. L’abbiamo visto sereno e felice con la sua famiglia e con gli amici, gustandosi una piacevole serata fra tante eccellenze gastronomiche».

Il santo di Pietrelcina

Nell’83, Tacconi passa alla Juve e Vladimiro Caminiti verga queste righe si Tuttosport: «È sparita con Zoff tanta fantasia dal ruolo, ma anche il ruolo ha guadagnato tanta verità atletica e tecnica. Con i tipi come Stefano Tacconi si torna indietro. Lui è un portiere istintivo e giocondo». E fortissimo. I medici l’hanno sottolineato a più riprese: la fortuna di Stefano è stata avere giocato a calcio, essere stato un atleta. Quarant’anni dopo, raccontare oggi la storia di questi 476 giorni di lotta contro il male, signifi ca narrare la grandezza dell’uomo, la sua resilienza, la gigantesca voglia di guarire, l’amore infi nito di chi gli è sempre stato accanto, senza mai mollare come ha fatto lui, infondendogli morale, sostegno, fi ducia. Una storia di coraggio, di fede e di devozione a Padre Pio perché Tacconi, a San Giovanni Rotondo non si è trasferito per caso: «Tutti noi siamo sempre stati molto legati al santo di Pietrelcina - ha spiegato Laura al Tg1 - E, confi dando in Padre Pio, abbiamo sempre pregato e creduto nella guarigione di Stefano. La Casa Sollievo della Soff erenza ci dà molta forza e molto coraggio».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

La forza e il coraggio

La forza e il coraggio che Andrea, 28 anni, ha trovato dentro se stesso, da quel giorno del 23 aprile 2023, ad Asti. Era accanto al papà quando si sentì male, colpito da un aneurisma che lo precipitò in fin di vita. Drammatica la testimonianza del figlio: «Eravamo stati invitati ad una cena di benefi cenza. Già il mattino, papà aveva accusato un fortissimo mal di testa. Aveva preso un’aspirina, ma niente, aveva sempre male. In viaggio, si era addormentato per un’ora e mezzo. Notavo come non stesse bene, non avrei mai immaginato ciò che sarebbe successo. A mezzogiorno, è svenuto in auto. Fortunatamente, l’abbiamo preso al volo, altrimenti avrebbe sbattuto la testa. L’ho steso a pancia in su, aveva le convulsioni. Ho pensato subito al cervello, mi sono accorto quanto respirasse male; d’istinto, l’ho girato sul fianco. Ha rimesso e ha cominciato a respirare meglio. In cinque minuti è arrivata l’ambulanza. L’hanno portato subito via. Avevo l’adrenalina a mille e ho rischiato di svenire anch’io. I medici mi avevano preparato alla cosa più grave. Mi avevano detto che papà avrebbe potuto non farcela poiché era in condizioni gravissime. Il primo giorno è stato molto duro: non sapevamo nulla, era intubato. Poi, incredibilmente, lentamente, ha ricominciato a respirare da solo. Dopo cinque giorni, ha avuto un vasospasmo: il cervello ha subito talmente tanto stress che ci sono state altre perdite di sangue. Ha avuto anche la febbre e la polmonite ». Ed è finito per due volte in sala operatoria.

I vini del Roero

Andrea è il primogenito di Stefano e Laura; i suoi fratelli sono Virginia, Alberto e Vittoria, legatissimi ai genitori. Andrea è un imprenditore vinicolo, il suo marchio, Junic, creato insieme con il padre, va fortissimo: diffonde le eccellenze del Roero, le vigne si trovano sulle colline di Castellinaldo d’Alba. Da quel 23 aprile, Andrea è diventato il bastone di Stefano, in tutti i sensi: si è trasformato anche nel suo canale di comunicazione, usa i social per aggiornare sulle condizioni di papà, è il terminale di una marea di messaggi che arrivano da ogni dove, colmi di aff etto, solidarietà, simpatia. Dando la notizia del trasferimento a San Giovanni Rotondo, il figlio ha raccontato: «Mio padre è molto determinato, vuole guarire a tutti i costi. Cammina sempre con un supporto, però è migliorato molto. Ultimamente mi ha detto: sai, me la sono vista davvero brutta. Ha capito che gli è capitata una cosa molto grave». Ieri, su Instagram, Andrea ha postato un’immagine del santuario di Padre Pio, una scelta dell’anima. Andrea non ha dubbi: «Quando papà sarà guarito, lo porterò allo Stadium per fare un giro di campo, così almeno potrà salutare molte delle persone che gli sono state vicine in questo periodo e sono milioni, anche dall’estero: amici, tifosi, ex calciatori, allenatori, gente comune . Non ci aspettavamo questa travolgente ondata di aff etto!. Tutto vero, tutto commovente. I social possono essere la sentina di cattivi pensieri e, malauguratamente, lo sono. Al tempo stesso, tuttavia, possono rivelarsi un serbatoio di buoni sentimenti: Tacconi può attingervi a mani basse. A Laura e ad Andrea ha detto che nemmeno quando giocava nella Juve si era “allenato” come a San Giovanni Rotondo. Buon segno, bella battuta. Ha scritto Padre Pio: «Tanto hai quanto speri. Spera molto, avrai molto ». Buon Ferragosto, Stefano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ospedale si chiama Casa Sollievo della Sofferenza, si trova a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, nei luoghi di Padre Pio che egli stesso inaugurò il 5 maggio 1956. Conta 900 posti letto, 30 reparti di degenza medico-chirurgica, 50 specialità cliniche, 57 mila ricoveri annuali e 1,3 milioni di prestazioni ambulatoriali. Dal 21 giugno scorso è degente Stefano Tacconi, 66 anni, 382 presenze nella Juve, 105 nell’Avellino, 50 nel Genoa; 2 scudetti, tutte le coppe europee e l’Intercontinentale in bianconero, bronzo con la Nazionale a Italia ‘90. Secondo le previsioni e le aspettative dei sanitari, il campione dovrebbe lasciare il nosocomio entro settembre.

Anche questa è una gran bella notizia, come la prima uscita pubblica avvenuta nei giorni scorsi, allo Chalet dei Gourmet della famiglia Sollazzo, citazione doverosa per gli anfitrioni di Stefano, della moglie Laura, del figlio Andrea, la cui emozione è stata fortissima, come quella degli astanti. Ha scritto Giuseppe Sollazzo su Facebook: «Siamo orgogliosi di avere ospitato un grande uomo del calcio italiano che ci ha regalato tante emozioni durante la sua lunga carriere calcistica. L’abbiamo visto sereno e felice con la sua famiglia e con gli amici, gustandosi una piacevole serata fra tante eccellenze gastronomiche».

Il santo di Pietrelcina

Nell’83, Tacconi passa alla Juve e Vladimiro Caminiti verga queste righe si Tuttosport: «È sparita con Zoff tanta fantasia dal ruolo, ma anche il ruolo ha guadagnato tanta verità atletica e tecnica. Con i tipi come Stefano Tacconi si torna indietro. Lui è un portiere istintivo e giocondo». E fortissimo. I medici l’hanno sottolineato a più riprese: la fortuna di Stefano è stata avere giocato a calcio, essere stato un atleta. Quarant’anni dopo, raccontare oggi la storia di questi 476 giorni di lotta contro il male, signifi ca narrare la grandezza dell’uomo, la sua resilienza, la gigantesca voglia di guarire, l’amore infi nito di chi gli è sempre stato accanto, senza mai mollare come ha fatto lui, infondendogli morale, sostegno, fi ducia. Una storia di coraggio, di fede e di devozione a Padre Pio perché Tacconi, a San Giovanni Rotondo non si è trasferito per caso: «Tutti noi siamo sempre stati molto legati al santo di Pietrelcina - ha spiegato Laura al Tg1 - E, confi dando in Padre Pio, abbiamo sempre pregato e creduto nella guarigione di Stefano. La Casa Sollievo della Soff erenza ci dà molta forza e molto coraggio».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Tacconi, Padre Pio e il ritorno. Coraggio, fede, devozione dopo l’aneurisma
2
La forza e il coraggio