Germania, segnali di rinascita: la Repubblica di Nagelsmann convince

Nonostante la sconfitta contro la Turchia, emergono spunti positivi: esperimenti, convocazioni più “libere”, gioco offensivo. Però attenzione: il tempo ora stringe
Germania, segnali di rinascita: la Repubblica di Nagelsmann convince© EPA

A quasi un anno dal fallimento del mondiale in Qatar, la nazionale tedesca sta vivendo il primo vero momento di cambiamento, se non addirittura di rivoluzione. La conseguenza di una svolta tecnica ormai diventata necessaria, una specie di inversione a U rispetto a quelli che erano i dogmi su cui la Mannschaft ha storicamente costruito i successi. Mettere in discussione le proprie certezze, a meno di nove mesi dal sentitissimo europeo di casa, è stato un atto di indubbio coraggio, così come la scelta di affidare la panchina a Julian Nagelsmann. Non perché l’ex tecnico del Bayern non abbia un curriculum adeguato a ricoprire il ruolo più pesante, anche perché in termini di responsabilità a Monaco ha imparato tantissimo, ma perché mai la nazionale si era trovata in una fase di sperimentazione massima come in questo momento. Ed è un qualcosa che prescinde dai risultati: la sconfitta in casa a Berlino contro la Turchia di sabato sera normalmente avrebbe lasciato scorie, specialmente nell’opinione pubblica, invece ciò che prevale è l’entusiasmo nell’aver visto un tentativo di innovare, di riavvicinare la squadra al proprio pubblico.

Germania, la voglia di cambiare

Un sentimento di voglia di cambiare, di ricostruire, di ripartire, piuttosto che il disfattismo che vigeva fino a un paio di mesi fa. La Germania ha la necessità di proporre al più presto qualcosa di nuovo, diverso e anche inusuale. L’esempio più drastico: la posizione di Kai Havertz, fantasista puro di natura, spesso adattato ad un ruolo da punta, che è stato trasformato in terzino sinistro. Non è il risultato di un esperimento di una sera, ma un progetto a cui il nuovo commissario tecnico lavora in prospettiva. L’idea è chiara: colmare le lacune tecniche con soluzioni drastiche, senza ricorrere al compitino, perché non è ciò di cui la Germania ha bisogno in questo momento. Ci ha già provato Flick e sappiamo tutti come è andata a finire: un flop enorme. E quindi ecco la nuova strada: serve rendere il lato destro del campo più competitivo? Chiediamo a Sané di partire più basso, avendo la capacità di saltare più di un uomo alla volta correndo in avanti.

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Germania, chi gioca bene viene premiato

Azzerare la mediocrità e puntare sugli elementi di qualità, trovare un modo per assemblarla nel migliore dei modi con la chiara finalità di segnare più degli altri. Anche perché da difendere c’è poco, visto che le alternative in mezzo alla retroguardia continuano a non essere eccelse. E infatti, non a caso, è rientrato nel giro anche Hummels, che non veniva chiamato da Euro 2020, quando a guidare c’era ancora Löw. Una questione di merito: chi gioca bene, viene premiato. Senza guardare curriculum, nome, club di appartenenza. Da Führich dello Stoccarda a Ducksch del Werder Brema, fino ad Andrich del Leverkusen e Prömel dell’Hoffenheim, Nagelsmann nel nuovo corso ha aperto una strada che prima era stata raramente percorsa, visto che il sopracitato Jogi aveva dato un chiaro indirizzo scegliendo un gruppo da cui raramente derogava. Non è questo il caso.

Nagelsmann, tutti in discussione ma con un'occasione

Ora sono tutti in discussione, ma tutti hanno un’occasione: se Kimmich e Gündogan insieme non funzionano, entra Gross del Brighton al posto di uno dei due. Che non gioca nel Bayern o nel City, ma allo staff tecnico sicuramente non interessa: è funzionale. È questo il nuovo corso. I risultati per ora non stanno ancora premiando: una vittoria, un pari e una sconfitta rispettivamente contro Messico, Stati Uniti e Turchia. Il progetto però è ancora all’inizio: il test contro l’Austria di Rangnick di martedì potrà fornire ulteriori risposte, aiuterà ancora a provare cose nuove, mettere in campo idee per valutarle in vista delle partite che conteranno veramente. Il tutto facilitato dal fatto che toccato il fondo si può solo risalire, visto che iniziare a scavare non sembra essere l’intenzione di nessuno. Tantomeno di Nagelsmann.

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A quasi un anno dal fallimento del mondiale in Qatar, la nazionale tedesca sta vivendo il primo vero momento di cambiamento, se non addirittura di rivoluzione. La conseguenza di una svolta tecnica ormai diventata necessaria, una specie di inversione a U rispetto a quelli che erano i dogmi su cui la Mannschaft ha storicamente costruito i successi. Mettere in discussione le proprie certezze, a meno di nove mesi dal sentitissimo europeo di casa, è stato un atto di indubbio coraggio, così come la scelta di affidare la panchina a Julian Nagelsmann. Non perché l’ex tecnico del Bayern non abbia un curriculum adeguato a ricoprire il ruolo più pesante, anche perché in termini di responsabilità a Monaco ha imparato tantissimo, ma perché mai la nazionale si era trovata in una fase di sperimentazione massima come in questo momento. Ed è un qualcosa che prescinde dai risultati: la sconfitta in casa a Berlino contro la Turchia di sabato sera normalmente avrebbe lasciato scorie, specialmente nell’opinione pubblica, invece ciò che prevale è l’entusiasmo nell’aver visto un tentativo di innovare, di riavvicinare la squadra al proprio pubblico.

Germania, la voglia di cambiare

Un sentimento di voglia di cambiare, di ricostruire, di ripartire, piuttosto che il disfattismo che vigeva fino a un paio di mesi fa. La Germania ha la necessità di proporre al più presto qualcosa di nuovo, diverso e anche inusuale. L’esempio più drastico: la posizione di Kai Havertz, fantasista puro di natura, spesso adattato ad un ruolo da punta, che è stato trasformato in terzino sinistro. Non è il risultato di un esperimento di una sera, ma un progetto a cui il nuovo commissario tecnico lavora in prospettiva. L’idea è chiara: colmare le lacune tecniche con soluzioni drastiche, senza ricorrere al compitino, perché non è ciò di cui la Germania ha bisogno in questo momento. Ci ha già provato Flick e sappiamo tutti come è andata a finire: un flop enorme. E quindi ecco la nuova strada: serve rendere il lato destro del campo più competitivo? Chiediamo a Sané di partire più basso, avendo la capacità di saltare più di un uomo alla volta correndo in avanti.

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