Il sistema e l'Inter
Era il 1929 quando il club nerazzurro di Milano, che nel frattempo aveva assunto la denominazione di Ambrosiana, lo richiamò. C’era da affrontare la nuova Serie A con il girone a diciotto squadre e trasferte a Roma e Napoli. Il campionato non era facile. Ma la squadra, grazie all’introduzione del sistema come modulo di gioco, lo vinse con autorevolezza. Decisivi furono i gol del Balilla, il suo prediletto, ben trentuno.
Purtroppo, nonostante le innovazioni tattiche e la semifinale raggiunta in Coppa dell’Europa centrale, l’unico trofeo continentale allora esistente, dove Meazza fu il miglior marcatore, l’anno dopo la dirigenza dell’Ambrosiana Inter non lo riconfermò perché delusa dal quinto posto in campionato. Per Weisz l’amarezza fu grande. Ma era la vita che aveva scelto. Così, a dispetto dei consigli di molti, accettò una sfida che pareva impossibile: salvare il Bari che si affacciava per la prima volta in Serie A. Lui la trasformò in un’impresa possibile. Nello spareggio di Bologna, il 16 giugno 1932, i biancorossi si imposero sul Brescia e Weisz venne portato in trionfo. Come in una lunga storia d’amore, dove i fidanzati si lasciano e si riprendono, nel 1932 si rifece viva l’Ambrosiana. Non poteva dire di “no” ed a Milano rimase altri due anni arrivando due volte secondo, sempre dietro alla Juventus dei cinque scudetti consecutivi e sempre qualificandosi per la Coppa dell’Europa centrale, dove nel 1933 arrivò in finale contro l’Austria Vienna. Eppure, nel 1934, ebbe un altro benservito.
Non poteva stare senza una panchina, Weisz, che però questa volta voleva rimanere in Italia. A Milano erano nati i suoi figli, Roberto e Clara, mentre il suo cognome era stato italianizzato in Veisz e il suo nome aveva perso tutti gli accenti divenendo semplicemente Arpad. La moglie, invece, era dovuta diventare Elena. La sua speranza era che si facesse avanti un grande club, ma nel frattempo accettò la sfida del Novara, in Serie B, dove sfiorò la promozione nella massima divisione. Finché, finalmente, arrivò la chiamata che aspettava. Il telegramma arrivava da Bologna. Si era agli inizi del 1935.