Quando la giustizia comincia con “in” e la paradossale realtà che stiamo vivendo

La verità dei processi, dopo anni, non piace: attira il fango istantaneo delle veline mirate

Quando, giovane studente, mi apprestavo ad affrontare il mare magno del diritto, in qualsiasi materia ritrovavo una sola certezza, forse troppo scontata, ma sicuramente significativa: ogni norma ed ogni azione dovevano necessariamente non essere in contrasto con le libertà ed i diritti della persona, non esclusa la sua reputazione e la sua dignità. Quattro decenni di attività professionale e la quotidianità da cittadino informato hanno infranto questa illusoria convinzione. Da molto, troppo tempo, stiamo vivendo una paradossale realtà dominata non dal vero (concetto che richiede tempo e pazienza), ma dalla spasmodica e frettolosa rincorsa mediatica alla “notizia” da gettare velocemente in pasto all’opinione pubblica, incuranti delle conseguenze e della stessa incerta veridicità di quanto si pubblica e si legge. In questa folle corsa a chi dice prima e di più, paradossalmente spesso accade che la notizia certa e vera sia sopraffatta da altre pseudo-notizie, non certamente vere ma più appetibili, soprattutto laddove riguardino persone note o comunque mediaticamente rilevanti.

Gravina, cosa è successo

Un chiaro esempio può desumersi dalla recentissima inchiesta sul dossieraggio che ha visto implicati, tra gli altri, un magistrato ed un ufficiale della Guardia di Finanza e destinatari svariati personaggi del mondo della politica e dello sport. L’unica notizia “certa e vera”, salvi gli approfondimenti giudiziari, è che alcune persone avrebbero abusato dei loro incarichi per raccogliere e diffondere, in modo illecito e mediante l’accesso abusivo a banche dati istituzionali, notizie riservate riguardanti detti personaggi. In alcuni casi, la raccolta illegale di dati e notizie si è spinta fino a sollecitare la magistratura inquirente affinché procedesse nei confronti dei soggetti abusivamente e illegittimamente investigati. A titolo di esempio, questo è quanto accaduto al Presidente della Figc: nei suoi confronti risulterebbe aperto un fascicolo di indagine presso la Procura della Repubblica di Roma riguardante fatti al momento del tutto ipotetici ed eventualmente suscettibili di accertamenti di non breve durata, comunque raccolti in modo del tutto illegale.

E però la notizia certa e vera per la maggior parte dei media non è il dossieraggio, ma il non certo e chissà mai se vero coinvolgimento del Presidente Figc in una vicenda che tra un bel po’ di tempo potrebbe essere del tutto smentita nel suo ritualmente non brevissimo percorso giudiziario. Ma chi fabbrica dossier non punta al risultato finale raggiungibile solo eventualmente da una Giustizia non propriamente rapida, ma all’effetto immediato della notizia secondaria, vale a dire alla distruzione della reputazione e della carriera di chi ne è la vittima sacrificale. Forse i media dovrebbero porsi questa ed altre domande, quantomeno al fine di evitare di prestarsi ad un gioco dannoso e perverso.

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