Juan Jesus, cosa potrebbe fare Gravina. E spunta un precedente con Higuain

Le domande senza risposta del difensore: «Perché Acerbi ha sentito il dovere di scusarsi e i suoi compagni si sono affannati per parlarmi?». E riaffiora un episodio del 2012

Martedì, a botta calda, si era limitato a cambiare l’immagine del suo profilo instagram con la foto del gesto di Tommie “Jet” Smith e John Carlos sul podio dei 200 metri alle Olimpiadi di Messico 1968. Ieri Juan Jesus - come fatto per denunciare quanto detto da Acerbi (a suo dire, almeno stante l’assoluzione dell’interista) - è tornato ad esternare mostrando tutto il suo malumore, con un lungo post: «Ho letto più volte, con grande rammarico, la decisione con cui il Giudice Sportivo ha ritenuto che non ci sia la prova che io sia stato vittima di insulti razzisti durante la partita Inter-Napoli dello scorso 17 marzo: è una valutazione che, pur rispettandola, faccio fatica a capire e mi lascia una grande amarezza. Sono sinceramente avvilito dall’esito di una vicenda grave che ho avuto l’unico torto di aver gestito “da signore”, evitando di interrompere un’importante partita con tutti i disagi che avrebbe comportato agli spettatori che stavano assistendo al match, e confidando che il mio atteggiamento sarebbe stato rispettato e preso, forse, ad esempio. Probabilmente, dopo questa decisione, chi si troverà nella mia situazione agirà in modo ben diverso per tutelarsi e cercare di porre un freno alla vergogna del razzismo che, purtroppo, fatica a scomparire».

Lo sfogo di Juan Jesus

«Non mi sento in alcun modo tutelato da questa decisione che si affanna tra il dover ammettere che “è stata raggiunta sicuramente la prova dell’offesa” ed il sostenere che non vi sarebbe la certezza del suo carattere discriminatorio che, sempre secondo la decisione, solo io e “in buona fede” avrei percepito. Non capisco, davvero, in che modo la frase “’vai via nero, sei solo un negro …” possa essere certamente offensiva, ma non discriminatoria. Non comprendo, infatti, perché mai agitarsi tanto quella sera se davvero fosse stata una “semplice offesa” rispetto alla quale lo stesso Acerbi si è sentito in dovere di scusarsi, l’arbitro ha ritenuto di dover informare il Var, la partita è stata interrotta per oltre 1 minuto e i suoi compagni di squadra si sono affannati nel volermi parlare. Non riesco a spiegarmi perché mai, solo il giorno dopo e in ritiro con la Nazionale, Acerbi abbia iniziato una inversione di rotta sulla versione dei fatti e non abbia, invece, subito negato, appena finita la partita, quanto era in realtà avvenuto. Non mi aspettavo un finale di questo genere che temo – ma spero di sbagliarmi – potrebbe costituire un grave precedente per giustificare a posteriori certi comportamenti. Spero sinceramente che questa, per me, triste vicenda possa aiutare tutto il mondo del calcio a riflettere su un tema così grave ed urgente».

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Acerbi-Juan Jesus, cosa può fare Gravina

Detto che in linea teorica, in base all’articolo 102 del Codice di giustizia sportiva, il presidente federale Gravina può impugnare le sentenze del Giudice Sportivo («quando ritenga che queste siano inadeguate o illegittime»), risulta altamente improbabile che questo avvenga, anche se l’impressione è che l’indagine sia stata estremamente frettolosa rispetto alla portata dell’accaduto. Il brasiliano del Napoli, insieme allo studio legale che lo segue e al suo procuratore sta valutando invece la possibilità di ricorrere alla giustizia ordinaria per tutelare la sua immagine.

Juan Jesus, il precedente con Higuain

In questi giorni alquanto caotici intorno a Juan Jesus è riaffiorato pure un altro precedente, legato a un battibecco in campo con Gonzalo Higuain durante un Brasile-Argentina del 2012. A raccontare l’accaduto, ma due anni dopo, proprio l’interessato al programma Esporte Espectacular: «In una giocata, rubai palla a Higuain. Era una giocata normale ma lui si rivolse a me e mi disse: “Vattene da qui negretto, vattene scimmietta”. Mi sono fermato per dieci secondi, immobile, pensando: “Ma è un personaggio conosciuto in tutto il mondo per la persona che è, per le sue qualità”. Mi sono sentito triste, impotente, non sapevo cosa fare».

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Martedì, a botta calda, si era limitato a cambiare l’immagine del suo profilo instagram con la foto del gesto di Tommie “Jet” Smith e John Carlos sul podio dei 200 metri alle Olimpiadi di Messico 1968. Ieri Juan Jesus - come fatto per denunciare quanto detto da Acerbi (a suo dire, almeno stante l’assoluzione dell’interista) - è tornato ad esternare mostrando tutto il suo malumore, con un lungo post: «Ho letto più volte, con grande rammarico, la decisione con cui il Giudice Sportivo ha ritenuto che non ci sia la prova che io sia stato vittima di insulti razzisti durante la partita Inter-Napoli dello scorso 17 marzo: è una valutazione che, pur rispettandola, faccio fatica a capire e mi lascia una grande amarezza. Sono sinceramente avvilito dall’esito di una vicenda grave che ho avuto l’unico torto di aver gestito “da signore”, evitando di interrompere un’importante partita con tutti i disagi che avrebbe comportato agli spettatori che stavano assistendo al match, e confidando che il mio atteggiamento sarebbe stato rispettato e preso, forse, ad esempio. Probabilmente, dopo questa decisione, chi si troverà nella mia situazione agirà in modo ben diverso per tutelarsi e cercare di porre un freno alla vergogna del razzismo che, purtroppo, fatica a scomparire».

Lo sfogo di Juan Jesus

«Non mi sento in alcun modo tutelato da questa decisione che si affanna tra il dover ammettere che “è stata raggiunta sicuramente la prova dell’offesa” ed il sostenere che non vi sarebbe la certezza del suo carattere discriminatorio che, sempre secondo la decisione, solo io e “in buona fede” avrei percepito. Non capisco, davvero, in che modo la frase “’vai via nero, sei solo un negro …” possa essere certamente offensiva, ma non discriminatoria. Non comprendo, infatti, perché mai agitarsi tanto quella sera se davvero fosse stata una “semplice offesa” rispetto alla quale lo stesso Acerbi si è sentito in dovere di scusarsi, l’arbitro ha ritenuto di dover informare il Var, la partita è stata interrotta per oltre 1 minuto e i suoi compagni di squadra si sono affannati nel volermi parlare. Non riesco a spiegarmi perché mai, solo il giorno dopo e in ritiro con la Nazionale, Acerbi abbia iniziato una inversione di rotta sulla versione dei fatti e non abbia, invece, subito negato, appena finita la partita, quanto era in realtà avvenuto. Non mi aspettavo un finale di questo genere che temo – ma spero di sbagliarmi – potrebbe costituire un grave precedente per giustificare a posteriori certi comportamenti. Spero sinceramente che questa, per me, triste vicenda possa aiutare tutto il mondo del calcio a riflettere su un tema così grave ed urgente».

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