TORINO - La Superlega diventa Unify League (e dopo spiegheremo il perché del nome), cambia l'accesso che diventa - proprio come le attuali coppe europee - esclusivo dai campionati, quindi senza "posti fissi" e scrive all'Uefa per farsi riconoscere e mettere in piedi la nuova competizione all'interno dell'Uefa stessa. Tre mosse tra il politico e il commerciale che rappresentano una rivoluzione e rendono il progetto Superlega molto più concreto. Vediamo il perché in tre punti.
1. Meritocrazia
Il nuovo regolamento di accesso alla Unify League è del tutto simile a quello delle attuali coppe europee. Ci si qualifica secondo un ranking per nazioni che concede un numero di squadre a ogni lega. L'unica differenza è che le "coppe" nella Unify League sono 4 e non 3. La Star, che è una super Champions con le 16 big europee (che si qualificano vincendo i campionati principali o classificandosi nei primi posti dei campionati principali). La Gold che raccoglie altre 16 squadre ed è la competizione intermedia che oggi non esiste tra Champions ed Europa League. E poi la Blue e la Union League che equivalgono alle attuali Europa e Conference.
Perché la Superlega ha rinunciato ai "posti fissi", che erano un suo caposaldo?
Perché nel corso di un anno i colloqui con le leghe nazionali e con i club è emerso che questo punto, quello della qualificazione dai campionati con una meritocrazia più tangibile, era irrinunciabile per molti e quindi la Superlega ha modificato quella parte di regolamento, ottenendo così molto consenso da parte di molti che guardavano con diffidenza solo quell'aspetto.
E perché sarebbe necessario questo cambiamento se, più o meno, il format è identico a quello atuale?
Perché il format è leggermente diverso, va incontro alle richieste di molti club (insoddisfatti della nuova Champions) e va incontro allo scontento nei confronti dell'attuale governance delle competizioni europee, così come un malcontento per la gestione del calcio internazionale.

