Muller, l’attaccante che resistette a Dachau

Tedesco, giocò nel Metz, poi si oppose al regime nazista e finì nel campo di sterminio
Muller, l’attaccante che resistette a Dachau

La storia di Marcel Muller, il cognome è già un indizio, è la sintesi di quella europea a cavallo della Seconda guerra mondiale: nato tedesco, passato per il campo di concentramento di Dachau, e morto francese nel 1993, senza avere mai riparlato dell’esperienza che ha segnato per sempre la sua vita. Il campo di concentramento di Dachau fu il primo campo di concentramento nazista, aperto il 22 marzo 1933 su iniziativa di Heinrich Himmler. Servì da modello per tutti gli altri campi di concentramento, di lavoro forzato e di sterminio costruiti successivamente e fu la scuola d’omicidio delle SS che esportarono negli altri lager lo ‘spirito di Dachau’, il terrore senza pietà.

Chi era Muller

Nato a Morsbach - «lì dove la Germania finiva alla fine della strada», come recita il sito inbedwithmaradona.com, che per primo ha ricostruito la sua storia - nei territori contesi dell’Alsazia-Lorena, nel 1916, sotto il kaiser Guglielmo II, iniziò a giocare a calcio con l’Us Forbach per passare all’Fc Metz, con cui esordì nel 1934 a diciassette anni. Convocato dalla nazionale francese come riserva, declinò l’invito e quando lo volle il Racing Club de Paris, il presidente de ‘Les Grenats’, Raymond Herlory, si oppose alla sua cessione. Il momento più alto, e più frustrante, della sua carriera è stato la finale di Coppa di Francia del 1938 contro l’Olympique Marsiglia, persa per 2-1 ai tempi supplementari, dopo che l’arbitro Charles Munsch revocò un rigore inizialmente concesso al Metz. Munsch che nella stagione ’41-42 arbitrerà la semifinale del campionato tedesco tra Blau-Weiss Berlin e First Vienna.

L'arruolamento

Con lo scoppio della guerra, Muller fu arruolato nel 162° Rif e mandato al fronte, e quando i tedeschi sfondarono la linea Maginot, entrando dal Belgio, fu prima catturato e poi rilasciato in quanto tedesco, poiché la Germania riprese subito i territori contesi. Territori che vissero anni di disperazione e collaborazione al tempo stesso, con il Red Star Strasbourg, per esempio, che diventò un club delle SS. Le stime parlano di 180mila cittadini evacuati, 70mila dei quali non fecero più ritorno, ma al tempo stesso di 12mila membri del Nsdap, ramo straniero del Partito nazista, provenienti dalla Mosella; 30mila mosellani furono arruolati nell’esercito tedesco e mandati sul fronte orientale.

La cattura e il ritorno

Oscar Heisserer, ex capitano della Francia, riuscì a scappare in Svizzera per poi partecipare alla liberazione dell’Alsazia nel 1944. Anche nella Mosella nacquero reti partigiane e Muller, che aveva rifiutato l’iscrizione alla lista di arruolamento, decise di affidarsi a una di queste per raggiungere il territorio francese. Catturato dalla Gestapo il 18 marzo del 1943 a Novéant-sur-Moselle, fu internato a Dachau come disertore, lì dove venivano eliminati i nemici del regime nazista. Secondo le testimonianze raccolte in seguito, si salvò grazie ad alcuni lussemburghesi che lo avevano riconosciuto e che, lavorando nelle cucine, gli avevano passato un po’ di cibo extra per resistere. Un vecchio partigiano ha ricordato che si è salvato insieme ad altri compagni grazie alla generosità di Muller che condivideva quelle razioni e che senza di lui non ce l’avrebbero fatta. Dachau fu liberato il 29 aprile del 1945. Marcel Muller tornò in Lorena l’8 maggio, chiuse con il calcio professionistico e accettò l’impiego nel reparto acquisti della filiale della Hbl a Freyming-Merlebach; è stato sindaco di Morsbach dal 1953 al 1983. Senza mai parlare di quei due anni passati a Dachau. 

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