Pagina 2 | “Ibra pieno di difetti, Ronaldo negativo per la squadra, Inter senza cuore”: a tutto Capello

Intervenuto a 'Supernova', podcast a cura di Alessandro Cattelan, Fabio Capello ha rilasciato una lunga intervista tra aneddoti, curiosità e temi di attualità nel mondo del calcio. L'ex allenatore, oggi opinionista, ha parlato del suo passato in panchina in Serie A, tra similitudini e differenze con il campionato di oggi: "Gasperini secondo me è uno di quelli più simile a me, molto mirato nell'ottenere dai giocatori le cose che lui pensa siano importanti per la squadra".

Capello e i suoi mentori: "Da Helenio Herrera ho..."

L'allenatore ha fatto un viaggio nel corso della sua carriera calcistica, tra il periodo da giocatore e quello da allenatore: "Uno da cui ho imparato tanto è stato Helenio Herrera. Ho preso il 70% del mio modo di allenare da lui. Come si allena, si gioca. Così mi diceva. Un altro da cui ho appreso è Giovanbattista Fabbri, l'allenatore che 'ti insegnava a fare gol', che poi è stata la fortuna di Paolo Rossi". Proprio sul campione del Mondo del 1982 si è poi spostata l'attenzione dell'ex ct dell'Inghilterra: "Con lui io ho giocato ai tempi della Juventus, quando stava in Primavera, poi è andato al Vicenza ed è esploso".

"Ibra? L'ho studiato per un mese e mezzo: alla Juve..."

Fabio Capello è stato anche uno degli allenatori più importanti nella carriera di Zlatan Ibrahimovic, seguito proprio dall'ex allenatore quando è arrivato in Italia: "L'ho studiato per un mese e mezzo. Come calciava, come si muoveva, come si comportava. Era pieno di difetti. Però quando tu insegni a un talento cosa fare, in poco tempo i risultati arrivano. 'Con 46 di piede devi calciare in questo modo', gli dicevo. Era uno predisposto ad ascoltarti, anche perché poi vedeva che migliorava. Era molto alto, ma non sapeva saltare. Mi era capitato anche con Boban, saltava come un pinguino senza alzare le braccia".

Parte quindi un paragone tra le esperienze alla Juve, al Milan e alla Roma: "Alla Juventus è tutto a posto, tutto funziona, devi solo allenare, non devi giocare bene ma vincere. Dicono così alla Juve. Al Milan anche era tutto preparato e dovevi solo allenare. Alla Roma invece dovevi ripartire da zero, è stato il posto più difficile dove ho allenato. Quando sono arrivato non c'erano nemmeno i parcheggi assegnati, li ho fatti mettere io. In quella Roma c'era De Rossi, all'inizio avevo sbagliato a giudicarlo. Si allenava con noi insieme ad Aquilani e pensavo che avesse maggiore qualità. Faccio quindi esordire Aquilani all'Olimpico contro la Triestina in Coppa Italia ed era timido. All'intervallo gli ho detto di fare di più, ma dopo dieci minuti uguali ho messo De Rossi al suo posto che ha giocato come in allenamento. Dopo la partita avevo capito che a Daniele non serviva andare a fare esperienza in prestito, mentre mandammo Aquilani alla Triestina e poi fece anche lui una grande carriera".

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"Il no alla nazionale? Ecco il motivo"

Nel corso della lunga intervista, Fabio Capello ha parlato anche del periodo in cui fu chiamato dalla Federazione per fare il commissario tecnico dell'Italia: "Il no alla Nazionale? Non lo sentivo giusto in quel momento e ho detto di no. Stavo allenando già dei club. Non mi è mai dispiaciuto. La Nazionale la sento come non mai, a casa mi alzo in piedi e canto l’Inno quando c’è la partita". In nazionale Capello, però, ci ha giocato da calciatore, collezionando 32 presenze e 8 reti: "Una delle cose più belle della mia carriera è quando ho segnato contro gli Inglesi a Wembley, abbiamo vinto e ho dedicato il gol ai 20mila camerieri. Quando siamo stati eliminati in Germania è stata la cosa più brutta. Ci urlavano di tutto contro. Quando vedo i calciatori della Nazionale giocare senza sangue, senza voglia, mi fa male”.

Capello su PSG-Inter: "Mi ha tolto il record..."

Capello è tornato anche sull'ultima edizione della Champions League: "La cosa incredibile è stata che il PSG nella fase a gironi era ultimo. Si è salvato per niente e alla fine ha vinto la Champions. Vedere una squadra come l'Inter così senza cuore e senza forza, è stata succube in tutti i momenti. Direi che anche tatticamente si poteva fare meglio. Non me lo sarei mai aspettato, è stato una sorpresa. Io avevo il record con Milan-Barcellona 4-0 ed è stato superato".

Poi un'opinione sulla Champions di quest'anno: "Ho tante curiosità, voglio vedere se hanno capito come si può mettere in difficoltà il PSG. Tra l'altro quella cavolate della palla buttata in fallo laterale... E ho visto già che altri l'hanno copiata. Ma ci sono tante cose intelligenti da copiare... Dicono che si fa per andare a pressare, ma cosa vai a pressare. Tornando alla Champions, voglio vedere cosa riesce a fare il sostituto di Ancelotti al Real Madrid (Xabi Alonso, ndr). Ho sentito dire che già non vanno molto d'accordo. E vediamo se qualche italiana riuscirà di nuovo ad arrivare avanti, me lo auguro con tutto il cuore: non guardo il colore della maglia, proprio per essere italiano vero. Poi c'è qualche squadra inglese ma non saprei ancora scegliere. Il City è un cantiere, ha tanti giocatori bravi ma Guardiola ancora non è riuscito a metterli apposto. Sta tornando Rodri, giocatore importantissimo. E poi ha preso un portiere (Donnarumma, ndr) che ha già vinto la Champions. Ma d'altronde il Psg lo scorso anno è arrivato alla fase finale per il rotto della cuffia e poi ha vinto. Comunque mi intrigano City, Psg e Real".

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"Cassano talento, e Seedorf..."

L'ex allenatore ha poi svelato un curioso aneddoto su Clarence Seedorf ai tempi del Real Madrid: "Una volta stavo parlando durante l'intervallo per spiegare cosa avremmo dovuto fare nella ripresa. Erano tutti seduti in silenzio ad ascoltare, ma quando finisco lui si alza e dice 'No, io farei questo, questo e questo'. Io allora mi tolgo la giacca e gliela dò dicendo: 'Avete un altro allenatore' e sono uscito dagli spogliatoi. Aveva solo 18 anni, lo avevo preso io dalla Sampdoria". Invece su Antonio Cassano: "Giocatore di una qualità unica, un grande talento veramente. Se fosse stato un po' più attento sarebbe potuto diventare ancora più importante di quello che è già stato. Lui era così, la creatività non te la toglie nessuno".

"Ronaldo il più bravo, Beckham..."

Spazio poi ad un altro campione allenato da Capello, ovvero Ronaldo il Fenomeno: "Il giocatore più bravo che ho allenato in assoluto è Ronaldo 'Il Gordo'. Ho dovuto mandarlo via per pensare di poter vincere il campionato. Era negativo per la squadra, faceva sempre 'fiesta'. Pesava 94 kg e quando ha vinto il Mondiale in Giappone ne pesava 84. Gli dicevo che doveva perdere peso, ma niente da fare. In quel momento era negativo per il gruppo perché portava dietro di sé tutti quanti. Avevo lui e Van Nistelrooy, ma abbiamo perso tre partite". Invece su David Beckham: "Era in scadenza ed il Real Madrid gli ha offerto il rinnovo, ma lui a gennaio aveva già firmato per il Los Angeles Galaxy. Il presidente mi ha chiesto di metterlo fuori, ma dopo una settimana ho detto che l'avrei rimesso in gruppo. E' un ragazzo serissimo, ci ha dato una bella mano per vincere il campionato. Poi l'ho anche portato al Mondiale con l'Inghilterra come mio assistente". E a proposito di Inghilterra...

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Botta e risposta con Rooney

Rooney disse che Capello non parlava benissimo inglese e che lo staff era troppo Italiano. Il tecnico rivela: "Fu una risposta ad una mia frase. Io dissi, ed era vero, che purtroppo nella fase finale delle partite di Coppa del Mondo in Sudafrica, lui non ha reso come aspettavamo. Lui era importantissimo, un grandissimo giocatore: aveva avuto problemi moglie-amante, cose del genere, un po' di gossip. Io dissi 'Purtroppo ha problemi extra che non lo fanno rendere. Ognuno può avere i problemi, non ho mica detto no". Se fosse andato in finale del Mondiale contro l'Italia? "Penso che sarebbe stata una cosa molto difficile da gestire. Poi siccome a nessuno piace perdere, anche se hai un'altra maglietta...".

L'incompatibilità di Gerrard e Lampard

E a proposito dell'Inghilterra, Gary Neville nella sua autobiografia disse che Capello ed Eriksson come ct avevano avuto un grande problema: la coesistenza di Lampard e Gerrard. Capello spiega: "È vero, perché sono due giocatori che ti possono vincere la partita, però giocavano tutti e due nella stessa posizione. Li mettevamo in campo, io chiedevo a uno dei due di spostarsi un pelo un po' più sull'esterno. Era erano due mezzali che amavano andare avanti, quando poi c'era da difendere a livello di equilibrio tattico lasciavano un po' desiderare. Anche se Gerrard, che fra l'altro scivolò in quella famosa partita col Liverpool che perse il campionato, aveva cominciato a capire che messo davanti alla difesa poteva essere importante. Erano due giocatori che non potevi lasciarle fuori perché avevano qualità, ma a livello tattico erano un un po' anarchici. Bravissimi tutti e due, questo sì. Se ora c'è fretta nel creare il campione? Nel mondo fanno giocare i ragazzi di 18 anni, io ad esempio io quando arrivai al Madrid presi un giocatore di 18 anni e lo portai a fare il titolare, ovvero Seedorf. Mi sembra impossibile che non ci siano dei giocatori che abbiano le qualità per giocare in un campionato italiano che non è più quello di una volta".

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Il Milan di Galliani e Braida

Infine i ricordi sul suo Milan: "Era una macchina da guerra. Una squadra italiana, con dei ragazzi nati nel settore giovanile e quindi avevano la maglia del Milan sulla pelle, il cuore rossonero. Era una squadra che veniva portata avanti con un'intelligenza tattica nel fare il mercato, nel cercare i giocatori giusti, senza fare capricci, cercando proprio sempre l'uomo giusto da mettere nella rosa. Lì c'è stato un signore, Galliani, che era quello che dirigeva tutto, e poi Braida che era l'unico di cui mi fidava quando si parlava dei giocatori. Dicevo 'Quello che dicono gli altri, non me ne frega. Se Braida mi dice che quello è da Milan è da Milan'. Ma capiva anche cosa serviva per giocare in quella squadra lì di fenomeni e quindi bisognava fosse un livello molto alto".

Ma non tutti hanno rose secondo aspettative: "Qualcuno non ha reso come pensavamo: abbiam preso Papin Pallone d’Oro, e faceva la riserva. Lui capiva che gli altri erano più forti, non faceva il capriccio. Però veramente una squadra… Maldini, Costacurta, Baresi, anche lo stesso Tassotti che pure essendo arrivato a 18 anni era entrato in pieno nella nella mentalità di questa squadra, e poi Albertini… Giocatori che avevano dentro qualche cosa di più e chi arrivava capiva che questi erano l'anima della squadra. Qualche volta veniva qualche allenatore straniero a vedere gli allenamenti, rimaneva scioccato. Diceva: 'Ma come? Tutti pronti, tutti arrivano, tutti si allenano, nessuno in ritardo?'. No, perché devono arrivare in ritardo? Squadra favolosa da gestire".

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"Il no alla nazionale? Ecco il motivo"

Nel corso della lunga intervista, Fabio Capello ha parlato anche del periodo in cui fu chiamato dalla Federazione per fare il commissario tecnico dell'Italia: "Il no alla Nazionale? Non lo sentivo giusto in quel momento e ho detto di no. Stavo allenando già dei club. Non mi è mai dispiaciuto. La Nazionale la sento come non mai, a casa mi alzo in piedi e canto l’Inno quando c’è la partita". In nazionale Capello, però, ci ha giocato da calciatore, collezionando 32 presenze e 8 reti: "Una delle cose più belle della mia carriera è quando ho segnato contro gli Inglesi a Wembley, abbiamo vinto e ho dedicato il gol ai 20mila camerieri. Quando siamo stati eliminati in Germania è stata la cosa più brutta. Ci urlavano di tutto contro. Quando vedo i calciatori della Nazionale giocare senza sangue, senza voglia, mi fa male”.

Capello su PSG-Inter: "Mi ha tolto il record..."

Capello è tornato anche sull'ultima edizione della Champions League: "La cosa incredibile è stata che il PSG nella fase a gironi era ultimo. Si è salvato per niente e alla fine ha vinto la Champions. Vedere una squadra come l'Inter così senza cuore e senza forza, è stata succube in tutti i momenti. Direi che anche tatticamente si poteva fare meglio. Non me lo sarei mai aspettato, è stato una sorpresa. Io avevo il record con Milan-Barcellona 4-0 ed è stato superato".

Poi un'opinione sulla Champions di quest'anno: "Ho tante curiosità, voglio vedere se hanno capito come si può mettere in difficoltà il PSG. Tra l'altro quella cavolate della palla buttata in fallo laterale... E ho visto già che altri l'hanno copiata. Ma ci sono tante cose intelligenti da copiare... Dicono che si fa per andare a pressare, ma cosa vai a pressare. Tornando alla Champions, voglio vedere cosa riesce a fare il sostituto di Ancelotti al Real Madrid (Xabi Alonso, ndr). Ho sentito dire che già non vanno molto d'accordo. E vediamo se qualche italiana riuscirà di nuovo ad arrivare avanti, me lo auguro con tutto il cuore: non guardo il colore della maglia, proprio per essere italiano vero. Poi c'è qualche squadra inglese ma non saprei ancora scegliere. Il City è un cantiere, ha tanti giocatori bravi ma Guardiola ancora non è riuscito a metterli apposto. Sta tornando Rodri, giocatore importantissimo. E poi ha preso un portiere (Donnarumma, ndr) che ha già vinto la Champions. Ma d'altronde il Psg lo scorso anno è arrivato alla fase finale per il rotto della cuffia e poi ha vinto. Comunque mi intrigano City, Psg e Real".

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