BUENOS AIRES - All'inferno e ritorno. Questa, in sintesi, potrebbe essere la storia del River Plate, club tra i più famosi e titolati nel panorama calcistico argentino che è tornato a vincere il campionato sudamericano dopo sei anni di astinenza. Lo scudetto in casa River mancava infatti dal 2008, quando sulla panchina dei biancorossi sedeva un certo Diego Pablo Simeone, fresco campione di Spagna col suo straordinario Atletico. Da allora, un lungo periodo fatto di difficoltà economiche e sportive per la squadra del quartiere di Nunez, a Buenos Aires, culminato con la prima storica retrocessione in serie B nel 2011. Poi la lenta risalita, la promozione in A nel 2012 e l'inizio di un percorso di rinascita che finisce qui, nel 5-0 rifilato al Quilmes grazie al quale la squadra di Rio de la Plata ha vinto il 'Torneo Final' del calcio argentino. A segnare le reti in uno stadio Monumental in delirio sono stati Fernando Cavenaghi (al 10' e al 70'), poi il difensore Gabriel Mercado fresco di convocazione Mondiale (24'), infine Cristian Ledesma (62'), omonimo del centrocampista della Lazio, e il colombiano Teofilo Guitierrez (88'). Un successo che porta il marchio del suo allenatore, quel Ramon Diaz noto al calcio italiano per essere stato attaccante di Napoli, Inter e Fiorentina, oltre che uomo simbolo del River, visto che con questi colori aveva già vinto tre tornei Apertura e due Clausura, oltre a una Coppa Libertadores nel 1996 e una Supercopa sudamericana l'anno successivo. Uno scudetto arrivato al termine di una stagione non eccezionale, ma comunque buona, che ha consentito al River Plate di chiudere il campionato con 37 punti superando le concorrenti Gimmania y Esgrima e l'Estudiantes di Juan Sebastian Veron. La ferita è sempre aperta, ma da oggi, forse, brucia un pò meno.