Argentina, dopo gli incidenti di La Plata arrivano i primi arresti

L'incaricato della sicurezza Gorbarán e l'agente Falcón, già sospesi dal servizio, sono finiti in manette. Ora attesi nuovi provvedimenti: la Polizia è sotto accusa
Argentina, dopo gli incidenti di La Plata arrivano i primi arresti© Getty Images

TORINO - A La Plata dopo gli incidenti prima di Gimnasia y Esgrima La Plata-Boca Juniors che hanno portato alla morte di César Lolo Regueiro sono arrivati i primi provvedimenti e arresti decisi dal giudice di garanzia Agustín Crispo.

Scattano le manette

Nelle scorse ore erano stati rimossi dai loro incarichi Juan Manuel Gorbarán, incaricato dell'organizzazione della sicurezza allo stadio El Bosque, e l’agente Nahuel Falcón, reo di aver sparato a distanza ravvicinata a Fernando Rivero, cameraman di TyCSports. La loro situazione si è notevolmente aggravata: per i due sono scattate le manette. La decisione è stata chiesta dal pubblico ministero Martín Almirón ed è stata avallata dal giudice Agustín Crispo. L’accusa  mossa a Gorbarán è di «scempio volontario», mentre Falcón deve rispondere di «lesioni qualificate». La decisione ha ricevuto il plauso del Governatore della Provincia di Buenos Aires, Axel Kicillof.

Un tifoso morto in Argentina

Toccante cerimonia

Intanto ieri pomeriggio i tifosi del Lobo hanno dato l'ultimo saluto a Lolo Regueiro, il tifoso morto di infarto in mezzo agli incidenti avvenuti fuori dallo stadio. Centinaia di persone hanno partecipato al corteo funebre e hanno ancora una volta chiesto giustizia. Da domani potrebbero esserci nuovi arresti, dopo che verranno analizzati dalle autorità competenti i video e le foto degli incidenti, mentre 400 tra cartucce, proiettili di gomma e lacrimogeni sono già stati refertati come prove da usare in sede di giudizio.

Intervista shock

Passano le ore e continuano ad aggiungersi importanti testimoni per fare chiarezza su questa nuova pagina nera del calcio. Rodrigo Arballo ha un occhio compromesso da un proiettile di gomma e una tripla frattura dello zigomo. Ha riferito di essere andato allo stadio con la sorella e di essere arrivato alle 21.15, quando tutti gli accessi all’impianto venivano chiusi: «Mentre facevamo la fila per entrare, la Polizia ha iniziato a caricare. Da un momento all'altro hanno iniziato a lanciare gas e mi hanno sparato in un occhio. Non capivo bene cosa stesse succedendo. Poi sono stato colpito in faccia da qualcosa. I cancelli  erano già chiusi con un lucchetto e la polizia ha iniziato a sparare gas lacrimogeni, a sparare, ad attaccare con i cavalli, a manganellare. Il loro modo di agire è stato selvaggio, inumano. Mia sorella mi ha trovato svenuto per terra e mi ha trascinato via fino alla nostra auto e mi ha portato in ospedale. Peccato che all’Hospital San Martín si siano rifiutati di curarmi e quindi siamo dovuti andare in uno degli altri nosocomi cittadini, l’Hospital Rossi. Anche mia moglie è stata vittima della Polizia: ha nove ferite da proiettili di gomma alla schiena. A me invece hanno preso dritto in faccia».

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