Var senza corrente, rigore assegnato al cellulare: il Porto fa ricorso

I "Dragoni" vogliono andare fino in fondo dopo la serie di rocamboleschi eventi accaduti nell'1-1 contro l'Arouca
Var senza corrente, rigore assegnato al cellulare: il Porto fa ricorso

LISBONA (Portogallo) - Il Porto non ci sta. Nella sfida giocata all'Estadio do Dragao tra la squadra di casa e l'Arouca, finita 1-1, è successo di tutto con l'arbitro al centro dei riflettori e delle polemiche tra 23 minuti di recupero, un rigore dato e poi revocato tramite cellulare, causa Var spento, un altro concesso e sbagliato dal Porto che ha deciso di andare fino in fondo fuori dal campo.

Il ricorso del Porto

Il Porto ha presentato reclamo formale per non far omologare il risultato della partita, a causa dell'episodio di cui in Portogallo anche oggi si discute: al 96', l'arbitro aveva concesso un rigore ai padroni di casa ma è stato richiamato alla revisione dalla sala Var. Sullo schermo a disposizione del direttore di gara in campo però non sono comparse le immagini perché, ha fatto sapere oggi la federcalcio portoghese, "l'unica presa disponibile nell'area di revisione era senza corrente e il sistema era senza batteria".

Il guasto è durato 14 minuti, così il direttore di gara ha dovuto decidere dopo aver parlato al telefono con i colleghi della 'Cidade do Futebol', la sala di controllo Var portoghese. Poi ha deciso di non concedere il penalty ai "Dragoni", per poi fischiarne un altro, al 105' e sempre alla squadra di Conceiçao, fallito da Galeno. Ora il Porto ha deciso di fare ricorso perché "l'arbitro ha deciso di revocare il rigore dopo una telefonata e senza accesso alle immagini dell'azione. Questo costituisce un'infrazione alle regole del gioco e un errore di diritto con possibili gravi ripercussioni sull'esito della partita".

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