Manchester City, l'altro mercato: investire nell'Academy rende bene

A Belgrado contro la Stella Rossa in campo i ‘ragazzini’ Hamilton, Bobb, Alleyne e Susoho: dal 2017 il club ha ricavato 200 milioni dalla cessione di giovani cresciuti nel vivaio
Manchester City, l'altro mercato: investire nell'Academy rende bene© EPA

Fare squadra, fare vetrina, fare cassa. Negli ultimi 15 anni, da quando cioé il Manchester City è passato nelle mani della cordata di Abu Dhabi, i miliardi spesi non sono andati solo in acquisti o stipendi: l’area attorno all’Etihad Stadium è sempre più una cittadella modello e l’intero settore giovanile è stato ricostruito e potenziato, con risultati che hanno cominciato a vedersi da qualche anno, su più fronti. Dal 2017 in poi, dunque dalla fine del primo anno in cui Pep Guardiola ha guidato la prima squadra influenzando la formazione tattica a tutti i livelli, il City ha ricavato circa 200 milioni di euro dalla cessione di giocatori del proprio settore giovanile, ultimo caso quello della scorsa sessione estiva con le partenze di James Trafford e Cole Palmer per 63, e mercoledì, a qualificazione e primo posto nel girone di Champions League sicuri, Guardiola ha messo in campo cinque prodotti dell’Academy, tre dei quali come titolari.

Hamilton a segno in Champions

Uno di loro, Mich Hamilton, 20 anni, al debutto, ha pure segnato il primo gol dopo 19’, meritandosi i complimenti del suo allenatore: «conosciamo le sue doti nell’uno-contro uno. Ha segnato un gol fantastico, si è procurato il rigore e quando l’azione individuale non era possibile ha passato la palla, E in difesa è stato molto aggressivo». C’è tra l’altro un curioso precedente, sul tema: nel 2017, durante una partita contro il Crystal Palace, Guardiola ad un certo punto prese da parte Hamilton, all’epoca 14enne e raccattapalle del City, per dirgli di essere più rapido a fornire il pallone per la ripresa del gioco, perché «dovevamo creare, accendere la partita, e in quel primo tempo non lo stavamo facendo». Hamilton ha iniziato mercoledì sulla fascia destra, dalla quale ha segnato il gol con finta e tiro, passando poi su quella opposta quando è entrato Phil Foden, che si è messo a fare il falso nove, con Bobb dirottato sulla fascia.

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Tutte le stelle dell'Academy

Altri due giocatori allevati presto, anche se in circostanze diverse visto che Bobb, norvegese, era prima passato per il Portogallo. Guardiola avrebbe voluto mettere dentro anche il centrale difensivo Max Alleyne, che in pura scuola City è considerato già abile nella costruzione del gioco, ma il punteggio incerto e la spinta finale della Stella Rossa lo hanno dissuaso. Forse per quello che era accaduto poco prima al 18enne Mahamadou Susoho: entrato al 76’, era in campo da circa 10” quando il coreano In-beon Hwang lo ha scavalcato, lasciandoselo dietro per andare poi a ricevere un passaggio di ritorno e segnare il gol dell’1-2. Il povero Susoho si è messo una mano sul viso in un evidente gesto di sconforto, terminando però poi la partita con maggiore sicurezza, la stessa dimostrata con la squadra che partecipa alla Youth League, qualificata agli ottavi di finale come vincitrice del girone.

La stella Susoho, studia da Rodri

Susoho, che sta studiando alla scuola di Rodri, è stato spesso il migliore dei suoi e come dice il suo allenatore, Brian Barry-Murphy, «ha doti naturali, che non si possono insegnare. Ha l’estro del centrocampista creativo ma fa bene il lavoro difensivo, e si vede che ha iniziato nel settore giovanile dell’Espanyol, si percepiscono i gesti di alta qualità tecnica». Nazionale inglese Under 17, successivamente ha scelto la Spagna, nazione in cui è nato da genitori gambiani, e il suo percorso, dopo una serie iniziale di infortuni, sembra destinato a svilupparsi in maniera brillante. Con il City, o altrove: lo sa bene Guardiola, che ha fatto i complimenti all’Academy «per gli ultimi anni di grande lavoro, per i tanti giocatori che sono entrati in squadra o abbiamo ceduto a club di Premier League o Championship».

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Fare squadra, fare vetrina, fare cassa. Negli ultimi 15 anni, da quando cioé il Manchester City è passato nelle mani della cordata di Abu Dhabi, i miliardi spesi non sono andati solo in acquisti o stipendi: l’area attorno all’Etihad Stadium è sempre più una cittadella modello e l’intero settore giovanile è stato ricostruito e potenziato, con risultati che hanno cominciato a vedersi da qualche anno, su più fronti. Dal 2017 in poi, dunque dalla fine del primo anno in cui Pep Guardiola ha guidato la prima squadra influenzando la formazione tattica a tutti i livelli, il City ha ricavato circa 200 milioni di euro dalla cessione di giocatori del proprio settore giovanile, ultimo caso quello della scorsa sessione estiva con le partenze di James Trafford e Cole Palmer per 63, e mercoledì, a qualificazione e primo posto nel girone di Champions League sicuri, Guardiola ha messo in campo cinque prodotti dell’Academy, tre dei quali come titolari.

Hamilton a segno in Champions

Uno di loro, Mich Hamilton, 20 anni, al debutto, ha pure segnato il primo gol dopo 19’, meritandosi i complimenti del suo allenatore: «conosciamo le sue doti nell’uno-contro uno. Ha segnato un gol fantastico, si è procurato il rigore e quando l’azione individuale non era possibile ha passato la palla, E in difesa è stato molto aggressivo». C’è tra l’altro un curioso precedente, sul tema: nel 2017, durante una partita contro il Crystal Palace, Guardiola ad un certo punto prese da parte Hamilton, all’epoca 14enne e raccattapalle del City, per dirgli di essere più rapido a fornire il pallone per la ripresa del gioco, perché «dovevamo creare, accendere la partita, e in quel primo tempo non lo stavamo facendo». Hamilton ha iniziato mercoledì sulla fascia destra, dalla quale ha segnato il gol con finta e tiro, passando poi su quella opposta quando è entrato Phil Foden, che si è messo a fare il falso nove, con Bobb dirottato sulla fascia.

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