Non solo trofei: il Liverpool futuro l’ha già creato Klopp

Un vincente, certo, ma anche molto altro: il tedesco sa crescere e lanciare i giovani. Merito pure dell’Academy Reds, diretta da Inglethorpe, autentico talent scout e maestro: ecco come funziona
Non solo trofei: il Liverpool futuro l’ha già creato Klopp© Getty Images

Come tutti gli allenatori carismatici, Jürgen Klopp viene considerato infallibile anche quando butta lì parole che la realtà potrebbe smentire. La scorsa settimana aveva parlato delle sfide del Liverpool in questi suoi ultimi mesi di permanenza come di tanti capitoli da scrivere, per poi chiudere il libro e metterlo via, lasciando al suo successore il compito di iniziarne un altro. Allegoria gradevole ma non inedita, e viziata da un incoraggiante imperfezione: allevando e lanciando tanti giocatori giovani, Klopp in realtà ha già messo mano al primo capitolo che il prossimo allenatore del Liverpool scriverà. Domenica, tra titolari e subentrati, nella finale di Coppa di Lega c’erano in campo cinque ragazzi dell’Academy, il più… vecchio dei quali era Jarell Quansah, 21 anni compiuti lo scorso 29 gennaio, mentre si è ormai fatta l’abitudine a Harvey Elliott, rilevante da tre stagioni ma ancora solo 20enne.

Liverpool, l'importanza di Inglethorpe

È una storia che ha riempito i media inglesi negli ultimi due giorni, una storia di fiducia e necessità, indipendenti l’una dall’altra. Se non ci fossero stati ben 11 giocatori infortunati, a cui a gara in corso si è aggiunto Ryan Gravenberch, Klopp non avrebbe utilizzato che un paio di questi ragazzi, forse, ma il fatto che fossero pronti e sicuri di sé dice tutto del livello che il Sistema Liverpool ha raggiunto negli ultimi anni, sotto la gestione della struttura che sovrintende all’Academy e dipende da Alex Inglethorpe, 52 anni, modesto da giocatore ma preparatissimo come allenatore ed istruttore: il suo Exeter City, quinta divisione, nel gennaio 2005 pareggiò sul campo del Manchester United in Coppa d’Inghilterra. Lasciato nel 2012 il Tottenham, di cui era assistente, Inglethorpe arrivò al Liverpool intraprendendo un’analisi e una ristrutturazione del settore giovanile, che ora conta su 35 scout addetti ai giocatori tra i cinque e gli otto anni di età solo nella zona di Liverpool, anche perché per le regole della Premier League possono essere contattati solo gli Under 11 residenti entro un’ora d’auto, un’ora e mezza per la categoria 12-13 anni.

L'idea di Inglethorpe

L’idea base di Inglethorpe, maturata nel periodo londinese, involontariamente discriminatoria e tra l’altro ininfluente nella carriera dei giovanissimi della finale, è quella di concentrarsi sui figli di immigrati, bacino di reclutamento in crescita specialmente nella zona di Manchester, che non casualmente è alla distanza giusta per non violare le regole di cui sopra. Un altro dei principi è chiarissimo, come espresso al sito The Athletic alcuni anni fa: «Il fisico conta più di tutto. Se non sai correre e muoverti bene non diventerai un calciatore: per noi devi avere un fisico da atleta olimpico». Inglethorpe arrivò a determinare che per avere gli atleti migliori a 16 anni il Liverpool avrebbe dovuto prenderli a… sei, e questo è stato l’obiettivo di questi anni, quando possibile. Dell’ultimo giro, in realtà solo Trent Alexander-Arnold e Quansah sono entrati proprio a quell’età, il terzino destro Conor Bradley a nove e altri qualche tempo dopo, frutto però di attenzione e studio: Bobby Clark, ad esempio, figlio del celebre ex centrocampista Lee (quello che, tifoso del Newcastle, alla finale di Fa Cup 1999 fu fotografato con una maglietta offensiva verso il Sunderland, sua squadra in quel momento…), è arrivato dal Newcastle nel 2021, preferendo il Liverpool ad altre tre pretendenti per l’impressionante conoscenza delle sue doti che lo staff dimostrò nel colloquio conoscitivo. E tutti, tutti questi ragazzi sono stati seguiti fin dall’inizio da Klopp, che - dice Clark padre - li ha sempre trattati come se fossero giocatori della prima squadra.

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