© EPALONDRA - Partiamo da una premessa: in un mondo impregnato di volubilità, il calcio è una delle manifestazioni in cui la mutevolezza dei sentimenti e delle opinioni trova sfogo in modo più naturale. Soprattutto quando si parla di allenatori: idoli un giorno, bolliti quello dopo. Come se la storia non contasse nulla. Come se la mente dei tifosi - e anche quella di alcuni addetti ai lavori - operasse con la stessa logica di quei sistemi di videosorveglianza che cancellano le immagini dopo 24 ore, facendo perdere traccia del passato. E così capita che, solo 3 mesi dopo l’inizio della nuova stagione, Arne Slot, l’uomo che a maggio ha condotto il Liverpool alla vittoria del 20° titolo, sia improvvisamente diventato vittima della tribù degli “out”, che spopola a ogni latitudine terrestre. No, non è uno scherzo: dopo sole 9 giornate di Premier, a Liverpool c’è già chi vorrebbe la testa dell’olandese. È chiaro che la mancanza di misura nel calcio è un’epidemia per cui non esiste vaccino.
Disastro Liverpool: sei ko nelle ultime sette
Detto questo, però, è sotto gli occhi di tutti che il Liverpool stia vivendo una vera e propria crisi di risultati - e forse anche d’identità - a cui, però, almeno mercoledì sera, nella sconfitta casalinga per 3-0 contro il Crystal Palace che ha sancito l’eliminazione dalla Coppa di Lega, ha contribuito un po’ anche lo stesso Slot, lasciando a casa quasi tutti i big e optando per una squadra di ragazzini. Una scelta discutibile, in un momento in cui vi era il bisogno di una vittoria scacciapensieri. E invece è arrivata la 6ª sconfitta nelle ultime 7 partite: nell’ultimo mese, nessuna squadra dei 5 maggiori campionati europei ha fatto peggio. In più, dopo la gara, hanno fatto discutere le parole del tecnico, che ha implicitamente bocciato la campagna acquisti da mezzo miliardo di euro: "Ho visto la formazione del Man City - ha detto, riferendosi all’undici schierato da Guardiola contro lo Swansea - e non c’era nessuno dei titolari della partita giocata nel weekend, eppure sembrava la loro migliore formazione. Io, dopo aver fatto 2 sostituzioni, sono rimasto con 6 adolescenti".
Liverpool, Slot boccia la campagna acquisti da mezzo miliardo di euro
E allora è forse proprio dal faraonico mercato estivo che bisogna partire per analizzare la situazione dei Reds e tentare di darle un senso. Al momento, nessuno dei nuovi sta rendendo quanto - o più - dei colleghi che sono stati chiamati a sostituire. Anzi, alcune partenze hanno portato via ai Reds molto più di quanto ci si attendesse: Alexander-Arnold e Luis Díaz su tutte. E forse la scelta di spendere quasi 370 milioni di euro per 3 attaccanti (Isak, Wirtz ed Ékitiké) non si è rivelata così azzeccata, visto che fra i problemi maggiori di questo Liverpool vi è la tenuta difensiva: basti pensare che, nelle ultime 10 gare, i Reds hanno sempre subito gol. Oltre al difficile inserimento dei nuovi, vi è l’evidente calo dei campioni che già c’erano - da Salah a van Dijk, da Konaté a Mac Allister - e che sembrano sprofondati in una crisi tecnica apparentemente inspiegabile. O forse no. La verità è che, prima del grande mercato e dell’inizio di questa nuova stagione colma di ambizioni, la tragedia è entrata di prepotenza nello spogliatoio dei Reds: la perdita di Diogo Jota è un dolore non metabolizzato, che forse spiega anche molte delle difficoltà di una squadra che sembra essersi smarrita ben oltre ciò che può spiegarsi con semplici concetti di campo.
