Girelli tra Juve e Italia: “Amavo Del Piero. Mondiale? Sogno spezzato”

La giocatrice delle Women ha parlato del calcio femminile in un'intervista a Vanity Fair: il professionismo e gli stereotipi e la loro influenza
Girelli tra Juve e Italia: “Amavo Del Piero. Mondiale? Sogno spezzato”© Juventus FC via Getty Images

"La Juve? Avevo il poster di Del Piero in camera e adesso vesto la sua maglia"così Cristiana Girelli in un'intervista concessa a Vanity Fair. La giocatrice bianconera ha parlato di temi interessanti come il professionismo, gli stereotipi nel calcio femminile e il concetto di libertà. Poi ha espresso il suo parere sulla deludente spedizione al Mondiale, con l'Italia, ora allenata da Soncin, eliminata nella fase a gironi.

Girelli: l'Italia, il professionismo e gli stereotipi nel calcio femminile

"Penso spesso alla libertà perché la ritengo importante non solo per noi atleti, ma per tutti. Penso a quanto è difficile ottenerla, a quanto è complicato essere se stessi senza pregiudizio. Non mi sento mai libera quando mi sento giudicata, come se nelle menti delle persone ci fosse sempre un giusto o sbagliato preconcetto" - ha spiegato Girelli. La giocatrice della Juve ha poi allargato il concetto allo sport: "Anche in campo capita che pensi due o tre volte a quello che voglio fare, temendo il giudizio degli altri. A sei o sette anni, quando il calcio femminile non esisteva, ero intorno a ventimila maschi e non mi sentivo per niente fuori luogo. Andavo al campetto a giocare con una squadra di ragazzetti. Adesso che il movimento è cresciuto, vedo molti pregiudizi. Lo so che è l'altra faccia della medaglia della popolarità. Adesso gli stereotipi sono espressi, prima erano quasi non considerati. Se il professionismo nel calcio ha portato libertà? A me ha dato molto, ma ha dato soprattutto alle giovani la possibilità di dire: un giorno farò la calciatrice. E alle famiglie qualche certezza, una professione riconosciuta". Poi sul Mondiale...

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Girelli sulla delusione Mondiale

Girelli ha spiegato poi come il pensiero esterno possa andare ad incidere sulle prestazioni: "In campo capito il momento di ansia. Quando fai una cosa che non vorresti fare, come decidere di passare e non dribblare perché temi di essere giudicata, magari definita egoista. C'è la paura di sbagliare? Sì, sbagliare un rigore, un gol. Per un attaccante la paura di fallire è importante e ti influenza tanto nelle scelte di gioco" Sul Mondiale fallimentare: "Avevamo tante aspettative che non sono state realizzate e lascia tante emozioni diverse: il rammarico, la delusione, qualcosa di bello finito presto. Vorresti viverlo bene perché è il songo che porti fin da bambino. Dall'altra parte c'è la voglia di rivalsa e il bello dello sport è che ti mette sempre davanti a nuovi obiettivi".

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"La Juve? Avevo il poster di Del Piero in camera e adesso vesto la sua maglia"così Cristiana Girelli in un'intervista concessa a Vanity Fair. La giocatrice bianconera ha parlato di temi interessanti come il professionismo, gli stereotipi nel calcio femminile e il concetto di libertà. Poi ha espresso il suo parere sulla deludente spedizione al Mondiale, con l'Italia, ora allenata da Soncin, eliminata nella fase a gironi.

Girelli: l'Italia, il professionismo e gli stereotipi nel calcio femminile

"Penso spesso alla libertà perché la ritengo importante non solo per noi atleti, ma per tutti. Penso a quanto è difficile ottenerla, a quanto è complicato essere se stessi senza pregiudizio. Non mi sento mai libera quando mi sento giudicata, come se nelle menti delle persone ci fosse sempre un giusto o sbagliato preconcetto" - ha spiegato Girelli. La giocatrice della Juve ha poi allargato il concetto allo sport: "Anche in campo capita che pensi due o tre volte a quello che voglio fare, temendo il giudizio degli altri. A sei o sette anni, quando il calcio femminile non esisteva, ero intorno a ventimila maschi e non mi sentivo per niente fuori luogo. Andavo al campetto a giocare con una squadra di ragazzetti. Adesso che il movimento è cresciuto, vedo molti pregiudizi. Lo so che è l'altra faccia della medaglia della popolarità. Adesso gli stereotipi sono espressi, prima erano quasi non considerati. Se il professionismo nel calcio ha portato libertà? A me ha dato molto, ma ha dato soprattutto alle giovani la possibilità di dire: un giorno farò la calciatrice. E alle famiglie qualche certezza, una professione riconosciuta". Poi sul Mondiale...

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