© AFPSMILANO - Quando gli hanno chiesto quali tra gli interisti in prestito seguisse con più attenzione, Luciano Spalletti è partito a razzo: «Kondo sta facendo molto bene e se non esercitano il diritto di riscatto...». Parole affatto casuali, quelle dell’allenatore. In primis perché Spalletti non voleva che il francese partisse: gli aveva anche parlato ma non era riuscito a convincerlo come invece aveva fatto Marcelino dopo il suo insediamento a Valencia. Inoltre perché, in regime di fair play finanziario, sarebbe più utile puntare sul francese che tanto ha sta facendo bene in questa stagione nella Liga piuttosto che spendere - per esempio - 45 milioni per Strootman o Barella, vista la clausola dell’olandese e le richieste del Cagliari. Questo alla luce del fatto che, come ampiamente spiegato, il riscatto di Cancelo è alquanto problematico dal punto di vista economico dato che i 35 milioni del cartellino andrebbero messi nel bilancio in scadenza al 30 giugno, una montagna a fronte del 6-7 che genererebbe l’addio di Kondogbia, valutato un’estate fa 25 milioni dall’Inter.
I soldi risparmiati (difficile che il Valencia compri Kondogbia senza avere l’introito dalla cessione di Cancelo), potrebbero essere investiti per un terzino di primo livello (Vrsaljko che andrebbe in pole rispetto a Varela e Bereszynski, soluzioni low cost) e il resto verrebbe tenuto per riscattare Rafinha. Una missione non impossibile ma senz’altro alquanto difficile stante la posizione assunta dal giocatore e dal fratello (nonché procuratore) Evans che, nelle sue ultime esternazioni, aveva sparso solo veleno sull’Inter: «Lui non è evidentemente all’altezza per giocare in una squadra così: se al Siviglia, al Valencia e al Monaco ha fatto bene e all’Inter ha fatto male vorrà dire che ha bisogno di una squadra che lo capisce». Chissà se Spalletti, e magari un’Inter in Champions, riusciranno nell’impresa di fargli cambiare idea...
