TORINO - C’era, va ricordato, anche una “ratio” tecnica alla base della decisione di limitare il mercato invernale al 18 gennaio: evitare che le trattative si sovrapponessero al calcio giocato con conseguenti “malmostosità” tra i giocatori più attenti al display del telefonino che alle indicazioni degli allenatori. E’ innegabile, però, che la mancata armonizzazione del calendario di mercato internazionale, con le altre Leghe “aperte”, avrebbe determinato scompensi. Così come è comprensibile che ai club medio piccoli possa servire più tempo per chiudere le trattative e per convincere questo o quel calciatore ad accettare di mettersi in gioco in una sfida salvezza. Senza trascurare il retropensiero di chi insuffla il sospetto che aver procrastinato la chiusura non sia altro, in molti casi, che un escamotage grazie al quale risparmiare un mese di stipendio, anche in conside razione del fatto che il nuovo calendario, ridisegnato dal “boxing day all’italiana”, mette in programma solo due gare a gennaio. Malignità, ci mancherebbe... Sia come sia, si è tornati alla tradizione della chiusura al 31 gennaio.