La Juve può solo ripartire da lui

Yildiz è il punto fermo della ricostruzione: per età, talento e attitudine è il giocatore intorno al quale far girare il futuro della squadra e del club

Vent’anni, talento mostruoso e largamente inespresso, attitudine equilibrata, propensione naturale alla leadership, attaccamento alla maglia, immagine potente, amato dai tifosi: il destino è stato generoso con la Juventus in un momento difficile della sua storia, la Juventus deve esserlo (ma probabilmente lo sta già facendo) con Kenan Yildiz, l'unica possibile pietra angolare, per la costruzione di un qual-che futuro vincente. Nell'universo bianconero, si può discutere tutto, non che il rinnovo di Yildiz sia imprescindibile. Perché, in questa fase storica, la ricostruzione di una Juve vincente è un'operazione troppo difficile per snobbare un simile punto di partenza. Al di là di ogni, comprensibile e giustificata, dinamica negoziale, non solo non è logico, ma sarebbe proprio demenziale mettere a rischio la centralità di Yildiz in un progetto che ha come obiezione la fondazione di un ciclo. Di solito, infatti, è proprio quel tipo di fuoriclasse la pedina più difficile da pescare e - senza troppi giri di parole - la Juventus, ora come ora, non può permettersi di acquistare un giocatore del livello attuale di Yildiz, se questo giocasse in un altro club europeo. E forse non se lo può permettere nessun club italiano. Facendo una media tra le varie valutazioni si va da un minimo di 80 milioni a un massimo di 140. E anche fossero 80 milioni (che ci sembrano pochini), in Serie A, oggi, nessuno li spende in un botto solo.

Yildiz al centro

La Juve, invece, Yildiz se lo ritrova in casa (con il solo costo di accendere un cero al progetto Next Gen una volta ogni tanto), il problema è tenerselo, per poi costruire una squadra intorno a lui e al suo talento. Anzi al contrario, perché - dicono e sembra del tutto plausibile - che tra le condizioni poste per il rinnovo da Yildiz ci sia un minimo di garanzia sulle ambizioni del club. Qualche anno fa, una richiesta simile poteva sembrare arrogante, oggi purtroppo per la Juventus non lo è; se non altro perché è anche frutto di una comunicazione fatta di «l’obiettivo è il quarto posto» che negli ultimi tempi ha un po’ starato la bussola bianconera, il cui Nord ha sempre indicato un trofeo, possibilmente lo scudetto. È vero che, nel frat-tempo, sono stati spesi qualcosa come trecento milioni sul mercato: una cifra che, investita nel modo giusto, avrebbe circondato Yildiz di una squadra molto più competitiva, invece è stata sostanzialmente scialacquata.

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Base per lo scudetto

Tuttavia, resta il segnale di una proprietà impegnata nella ricostruzione e che non farà mancare altre risorse per la riedificazione di un ciclo, soprattutto se, da qui a maggio, il progetto Spalletti dovesse continuare a mandare segnali positivi. Il misterioso Comolli è un uomo di calcio che frequenta, a vari livelli, da trent’anni e non può non essersi fatto un’idea di cosa manca alla Juve per valorizzare Yildiz e quel gruppo di giocatori che potrebbe formare la base di una squadra da scudetto. Oltretutto, la concretezza di Spalletti sta facilitando il compito, facendo emergere, partita dopo partita, i pregi e i difetti di una rosa a cui, via via, toglie alibi e tare psicologiche. Se gli dei del calcio ti hanno concesso Yildiz, è meglio mettergli intorno una squadra vera, prima che si offendano e tornino a mandarti gli Elia e i Martinez.

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Vent’anni, talento mostruoso e largamente inespresso, attitudine equilibrata, propensione naturale alla leadership, attaccamento alla maglia, immagine potente, amato dai tifosi: il destino è stato generoso con la Juventus in un momento difficile della sua storia, la Juventus deve esserlo (ma probabilmente lo sta già facendo) con Kenan Yildiz, l'unica possibile pietra angolare, per la costruzione di un qual-che futuro vincente. Nell'universo bianconero, si può discutere tutto, non che il rinnovo di Yildiz sia imprescindibile. Perché, in questa fase storica, la ricostruzione di una Juve vincente è un'operazione troppo difficile per snobbare un simile punto di partenza. Al di là di ogni, comprensibile e giustificata, dinamica negoziale, non solo non è logico, ma sarebbe proprio demenziale mettere a rischio la centralità di Yildiz in un progetto che ha come obiezione la fondazione di un ciclo. Di solito, infatti, è proprio quel tipo di fuoriclasse la pedina più difficile da pescare e - senza troppi giri di parole - la Juventus, ora come ora, non può permettersi di acquistare un giocatore del livello attuale di Yildiz, se questo giocasse in un altro club europeo. E forse non se lo può permettere nessun club italiano. Facendo una media tra le varie valutazioni si va da un minimo di 80 milioni a un massimo di 140. E anche fossero 80 milioni (che ci sembrano pochini), in Serie A, oggi, nessuno li spende in un botto solo.

Yildiz al centro

La Juve, invece, Yildiz se lo ritrova in casa (con il solo costo di accendere un cero al progetto Next Gen una volta ogni tanto), il problema è tenerselo, per poi costruire una squadra intorno a lui e al suo talento. Anzi al contrario, perché - dicono e sembra del tutto plausibile - che tra le condizioni poste per il rinnovo da Yildiz ci sia un minimo di garanzia sulle ambizioni del club. Qualche anno fa, una richiesta simile poteva sembrare arrogante, oggi purtroppo per la Juventus non lo è; se non altro perché è anche frutto di una comunicazione fatta di «l’obiettivo è il quarto posto» che negli ultimi tempi ha un po’ starato la bussola bianconera, il cui Nord ha sempre indicato un trofeo, possibilmente lo scudetto. È vero che, nel frat-tempo, sono stati spesi qualcosa come trecento milioni sul mercato: una cifra che, investita nel modo giusto, avrebbe circondato Yildiz di una squadra molto più competitiva, invece è stata sostanzialmente scialacquata.

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