L’Inter si gioca la stagione però Lautaro batte cassa: le novità sul rinnovo

"Lui pensa solo ai nerazzurri, ma deve avere ciò che merita", l’ultima uscita di Camaño. La passerella dell’agente sfruttando il momento
L’Inter si gioca la stagione però Lautaro batte cassa: le novità sul rinnovo© Marco Canoniero

Il tempismo non è tra le virtù di Alejandro Camaño, procuratore di Lautaro Martinez. Mercoledì ha concluso la sua passerella mediatica a Top Calcio, ribadendo come il suo assistito pensi solo all’Inter «ma deve avere ciò che merita» perché «oggi Lautaro è tra i primi tre centravanti al mondo» e se c’è un rinnovo «devono essere felici entrambi». C’è sempre un “ma”, un “però” e qualche velata minaccia («Se arriviamo a un accordo benissimo, altrimenti nel calcio tutti sono professionisti») nelle parole dello scafatissimo procuratore.

All’Inter lo sono altrettanto e non si fa peccato a pensare che Beppe Marotta, quando aveva parlato di firme sul rinnovo entro fine anno, lo aveva fatto per mettere un po’ di pressione alla controparte (all’epoca dei fatti, nulla era stato messo nero su bianco). Fuga in avanti giustificata pure dal fatto che Lautaro tenga davvero all’Inter. Anche per questo motivo suona un po’ sgradevole il tentativo di monetizzare al massimo la congiuntura astrale per lui favorevolissima. Ventuno gol in ventisette partite stagionali pesano, come pesa la rete al Napoli con cui l’argentino ha deciso per la terza volta consecutiva una finale vinta dall’Inter (aveva segnato pure nel derby di Supercoppa e alla Fiorentina nell’ultimo atto di Coppa Italia).

Lautaro e il precedente di Milito

Quanto accaduto - con le dovute proporzioni - ha ricordato lo sfogo di Diego Milito a Madrid dopo la doppietta al Bayern nella finale di Champions. Il Principe, nella prima intervista fatta quando era ancora in campo pronunciò quel «Non so se resto all’Inter» che fece infuriare Moratti. Lì, quanto meno, c’era un pregresso - Marco Branca non ricevette nemmeno Fernando Hidalgo in sede per parlare di rinnovo nelle settimane che hanno portato al Triplete -. In questo caso, la bonaccia è stata appena increspata dal pessimo tempismo mostrato dal procuratore di Lautaro: nei prossimi dieci giorni l’Inter, tra Firenze (dove mancheranno Barella e Calhanoglu e Dumfries e Bastoni saranno a mezzo servizio) e scontro diretto con la Juve, si gioca una buona fetta di scudetto e non era certo il caso di agitare le acque proprio ora. Marotta e Ausilio sono uomini di mondo e sanno che per il “vil denaro” si fa questo e altro.

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Rinnovo Lautaro, i dettagli

Le parti hanno messo le basi per un rinnovo di contratto fino al 2028 a 8 milioni di ingaggio ma Camaño vuole arrivare a nove con scatti previsti a ogni stagione. Alla fine, come sottolineato, si arriverà a un punto di incontro anche se - come detto giustamente da Inzaghi parlando di sé alla fine della scorsa stagione - «i contratti si possono stracciare, conta la volontà del giocatore». E qui, per ora, nulla c’è da temere, anche se l’ineffabile Camaño ha pure sottolineato come il suo smartphone sia sempre incandescente: «Mi chiama tutto il mondo tutti i giorni, ma lui non ascolta nessuna possibilità». Il procuratore d’altronde sa come gira il mondo. Nonostante Lautaro sia un capitano inappuntabile, risulta difficile pensare nel calcio di oggi che un giocatore di 26 anni possa finire la carriera nel club dove già ha scritto la storia (123 gol segnati, a uno da Mauro Icardi, ottavo bomber all-time). Perché di Zanetti ce n’erano pochi pure quando Pupi giocava, figurarsi oggi.

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Il tempismo non è tra le virtù di Alejandro Camaño, procuratore di Lautaro Martinez. Mercoledì ha concluso la sua passerella mediatica a Top Calcio, ribadendo come il suo assistito pensi solo all’Inter «ma deve avere ciò che merita» perché «oggi Lautaro è tra i primi tre centravanti al mondo» e se c’è un rinnovo «devono essere felici entrambi». C’è sempre un “ma”, un “però” e qualche velata minaccia («Se arriviamo a un accordo benissimo, altrimenti nel calcio tutti sono professionisti») nelle parole dello scafatissimo procuratore.

All’Inter lo sono altrettanto e non si fa peccato a pensare che Beppe Marotta, quando aveva parlato di firme sul rinnovo entro fine anno, lo aveva fatto per mettere un po’ di pressione alla controparte (all’epoca dei fatti, nulla era stato messo nero su bianco). Fuga in avanti giustificata pure dal fatto che Lautaro tenga davvero all’Inter. Anche per questo motivo suona un po’ sgradevole il tentativo di monetizzare al massimo la congiuntura astrale per lui favorevolissima. Ventuno gol in ventisette partite stagionali pesano, come pesa la rete al Napoli con cui l’argentino ha deciso per la terza volta consecutiva una finale vinta dall’Inter (aveva segnato pure nel derby di Supercoppa e alla Fiorentina nell’ultimo atto di Coppa Italia).

Lautaro e il precedente di Milito

Quanto accaduto - con le dovute proporzioni - ha ricordato lo sfogo di Diego Milito a Madrid dopo la doppietta al Bayern nella finale di Champions. Il Principe, nella prima intervista fatta quando era ancora in campo pronunciò quel «Non so se resto all’Inter» che fece infuriare Moratti. Lì, quanto meno, c’era un pregresso - Marco Branca non ricevette nemmeno Fernando Hidalgo in sede per parlare di rinnovo nelle settimane che hanno portato al Triplete -. In questo caso, la bonaccia è stata appena increspata dal pessimo tempismo mostrato dal procuratore di Lautaro: nei prossimi dieci giorni l’Inter, tra Firenze (dove mancheranno Barella e Calhanoglu e Dumfries e Bastoni saranno a mezzo servizio) e scontro diretto con la Juve, si gioca una buona fetta di scudetto e non era certo il caso di agitare le acque proprio ora. Marotta e Ausilio sono uomini di mondo e sanno che per il “vil denaro” si fa questo e altro.

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