C’è chi dice no. Non tutti i campioni europei, infatti, si stanno facendo sedurre dalla cascata di petrodollari, che i club arabi stanno riversando sui top player internazionali. Tra i rifiuti eccellenti arrivati nei confronti degli assalti sauditi c’è stato anche quello di Federico Chiesa.
Il numero 7 juventino è stato tra i primi a declinare le avance provenienti dall’Arabia Saudita. Riavvolgiamo il nastro. Siamo a metà giugno quando l’agente Fali Ramadani viene contattato da emissari facenti capo al fondo sovrano saudita Pif, che controlla le 4 principali squadre della Saudi Pro League, ovvero Al Ittihad, Al Hilal, Al Ahli e Al Nassr. Il potente procuratore originario di Tetovo apre la porta verso le ricchissime offerte per i suoi principali assistiti, tanto che nel giro di una settimana piazza Kalidou Koulibaly all’Al-Hilal (triennale da 25 milioni a stagione) ed Edouard Mendy all’Al-Ahli (stipendio da 12 milioni annui fino al 2026). E proprio dai biancoverdi di Gedda riceve segnali importanti nei confronti di Federico Chiesa. Per il gioiello bianconero gli arabi appaiono pronti a mettere sul piatto un triennale da 20 milioni. Lui e Ryad Mahrez sono le prime scelte per innalzare la qualità del reparto offensivo. L’algerino accetta al volo e nei giorni scorsi è sbarcato in terra saudita per firmare il triennale da 30 milioni netti all’anno. Niente da fare per Chicco, come è stato ribattezzato affettuosamente dai tifosi juventini il figlio d’arte. Chiesa, infatti, decide di non approfondire neanche i discorsi, avendo ben chiari in testa i suoi progetti: tornare decisivo alla Juventus e prendere la rincorsa verso Euro 2024. Al suo posto l’Al-Ahli ha ripiegato così su Saint Maximin dal Newcastle.