Il clima, tra penalizzazione, zero trofei e l’incombente squalifica Uefa, non era ideale, ma sarebbe sicuramente stato più bello se Leonardo Bonucci avesse salutato il pubblico dello Stadium il 28 maggio scorso prima di Juventus-Milan, con adeguata celebrazione delle sue 502 partite e dei 17 trofei in bianconero. Oppure, potrebbe obiettare Bonucci stesso, sarebbe stato ancora più bello il 26 maggio prossimo, prima di Juventus-Monza, celebrando più presenze e magari uno Scudetto riconquistato.
Ecco, lì è l’origine dello strappo. Secondo i dirigenti bianconeri e Allegri, già dalla scorsa stagione, Bonucci non è più in grado di contribuire a quell’obiettivo. “Il tempo batte tutti, prima o poi”, dice Rocky ad Adonis Creed parlandogli di suo padre Apollo nel primo spin-off della saga, e il Bonucci visto l’anno scorso - poi magari con la Union Berlino ci smentirà - è sembrato davvero sconfitto in quella battaglia che tutti perdono. La Juventus avrebbe potuto comunque tenerlo come riserva? Troppa personalità, troppo orgoglio, troppo peso per un ruolo del genere: chiaramente senza volerlo, Bonucci avrebbe rischiato di alterare gli equilibri di uno spogliatoio giovane e rinnovato.
Bonucci, parole d'addio: "La Juve? Discorso che affronteremo"