Juve e Bonucci: l'orgoglio, la durezza e il finale inevitabile

Allegri ha dichiarato che la società ha comunicato le proprie decisioni a febbraio, una volontà però in contrasto con un contratto fino al 2024

Il clima, tra penalizzazione, zero trofei e l’incombente squalifica Uefa, non era ideale, ma sarebbe sicuramente stato più bello se Leonardo Bonucci avesse salutato il pubblico dello Stadium il 28 maggio scorso prima di Juventus-Milan, con adeguata celebrazione delle sue 502 partite e dei 17 trofei in bianconero. Oppure, potrebbe obiettare Bonucci stesso, sarebbe stato ancora più bello il 26 maggio prossimo, prima di Juventus-Monza, celebrando più presenze e magari uno Scudetto riconquistato.

Ecco, lì è l’origine dello strappo. Secondo i dirigenti bianconeri e Allegri, già dalla scorsa stagione, Bonucci non è più in grado di contribuire a quell’obiettivo. “Il tempo batte tutti, prima o poi”, dice Rocky ad Adonis Creed parlandogli di suo padre Apollo nel primo spin-off della saga, e il Bonucci visto l’anno scorso - poi magari con la Union Berlino ci smentirà - è sembrato davvero sconfitto in quella battaglia che tutti perdono. La Juventus avrebbe potuto comunque tenerlo come riserva? Troppa personalità, troppo orgoglio, troppo peso per un ruolo del genere: chiaramente senza volerlo, Bonucci avrebbe rischiato di alterare gli equilibri di uno spogliatoio giovane e rinnovato.

Bonucci, parole d'addio: "La Juve? Discorso che affronteremo"

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le parole di Allegri e il contratto

La Juventus per bocca di Allegri ha dichiarato di avergli comunicato la volontà di separarsi già a febbraio. Volontà però in contrasto con un contratto fino al 2024 che nessuno aveva obbligato gli allora dirigenti bianconeri a firmare e del quale il giocatore avrebbe voluto il rispetto. Che la Juventus avrebbe giocoforza concesso, formalmente ed economicamente, ma escludendo Bonucci dal progetto tecnico. Di sicuro suo punto di forza, ma a volte anche sua debolezza come nel caso del passaggio al Milan nel 2017, con tanto di proclami e poi di esultanza sotto la curva bianconera dopo aver segnato allo Stadium, probabilmente l’orgoglio ha spinto Bonucci a un muro contro muro e, forse, a non comprendere che il tempo ha vinto.

La Juventus è stata indubbiamente dura, come un difensore che alla prima entrata manda un “messaggio” all’attaccante: non è bello, ma a volte le circostanze lo richiedono. E così si è arrivati al brutto finale di una bella storia. Che bella resta, almeno quella.

Bonucci all'Union Berlino: "Dal dramma di Bordeaux al trionfo di Wembley"

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il clima, tra penalizzazione, zero trofei e l’incombente squalifica Uefa, non era ideale, ma sarebbe sicuramente stato più bello se Leonardo Bonucci avesse salutato il pubblico dello Stadium il 28 maggio scorso prima di Juventus-Milan, con adeguata celebrazione delle sue 502 partite e dei 17 trofei in bianconero. Oppure, potrebbe obiettare Bonucci stesso, sarebbe stato ancora più bello il 26 maggio prossimo, prima di Juventus-Monza, celebrando più presenze e magari uno Scudetto riconquistato.

Ecco, lì è l’origine dello strappo. Secondo i dirigenti bianconeri e Allegri, già dalla scorsa stagione, Bonucci non è più in grado di contribuire a quell’obiettivo. “Il tempo batte tutti, prima o poi”, dice Rocky ad Adonis Creed parlandogli di suo padre Apollo nel primo spin-off della saga, e il Bonucci visto l’anno scorso - poi magari con la Union Berlino ci smentirà - è sembrato davvero sconfitto in quella battaglia che tutti perdono. La Juventus avrebbe potuto comunque tenerlo come riserva? Troppa personalità, troppo orgoglio, troppo peso per un ruolo del genere: chiaramente senza volerlo, Bonucci avrebbe rischiato di alterare gli equilibri di uno spogliatoio giovane e rinnovato.

Bonucci, parole d'addio: "La Juve? Discorso che affronteremo"

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Juve e Bonucci: l'orgoglio, la durezza e il finale inevitabile
2
Le parole di Allegri e il contratto