Pulisic, un figlio d’arte per il Milan: la scheda di Captain America

Alla scoperta del nuovo colpo rossonero: torna da un ko al ginocchio, il suo idolo è Figo
Pulisic, un figlio d’arte per il Milan: la scheda di Captain America© EPA

TORINO - Piccola guida peri tifosi del Milan che presto lo vedranno sbarcare all’aeroporto: lui è Christian Pulisic con la c dura come fosse una k, perché è americano ed è a questa pronuncia che è abituato. «Anche se come lo pronunciano in Europa in realtà è il modo corretto», riconosceva in un’intervista con Gq America di qualche tempo fa. Antenati croati (il nonno paterno è dalmata), calcio che gli scorre nelle vene perché papà Mark ci giocava e pure il cugino Will ci ha provato. Nessuno, però, ha il talento che ha sempre avuto lui. Tanto che gli osservatori del Borussia Dortmund, partiti per la Turchia con l’idea di andare a osservare Haji Wright durante un torneo in cui era impegnata l’Under 17 statunitense, alla fine si segnarono sul taccuino il nome di Pulisic. ‘Il Martello di Hershey’, ‘La lepre di Hershey’, ‘Il Pelé della Pennsylvania’.

Pulisic, addio alla Premier League

Tutti soprannomi che a Christian, nato a Hershey, Pennsylvania, non piacciono molto. Il nickname ufficiale è solo uno: Captain America, come il supereroe della Marvel. Pulisic in America ci è nato e ha iniziato a giocare a calcio, anche se si è perfezionato in Inghilterra, all’epoca in cui la famiglia si era trasferita per il lavoro della madre. Poi l’approdo in Bundesliga con il Dortmund, che l’ha fatto scoprire nel Vecchio Continente. Lui ci ha messo il talento e la voglia di non mollare mai e alla fine è arrivato il Chelsea a portarlo in Premier League, dopo aver sborsato oltre 60 milioni. Con i Blues ha collezionato 145 presenze e 26 reti. Soprattutto, grazie al Chelsea è diventato il primo giocatore born in the Usa che ha potuto sollevare una Champions League nel 2021 (con un gol e un assist decisivo nelle semifinali contro il Real). Mica poco. Fino a poco fa il suo orizzonte ideale era la Premier League. «Il miglior campionato al mondo», raccontava a Espn. Solo che nell’ultima stagione per colpa di un serio infortunio al ginocchio è stato fuori oltre due mesi.

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