Da Laurienté a Bremer, Juric freme. Toro, che lite con il Lorient!

Quante falle ancora aperte. In Austria cambierà l’aria. Cairo vuole incassare dal centrale brasiliano: rilanci col contagocce. Caso Laurienté: sconfessato il dg, deve intervenire il patron francese. Pericolo Sassuolo
Da Laurienté a Bremer, Juric freme. Toro, che lite con il Lorient!© Marco Canoniero

TORINO - Lento pede pervenit: i latini danno sempre una mano con le loro frasi fatte. Zero dubbi, d’altra parte c’era anche scritto sulla carta d’identità cartacea di vecchia fattura alla voce segni particolari: Torino Fc, andamento lento. Certo, il Toro può assomigliare ancora una volta a una tartaruga, ma resta pur sempre in mezzo a un esercito di testuggini. Togliamo la Fiorentina e poche altre eccezioni (nella parte più alta della gerarchia della Serie A) e la fotografia del mercato italiano è fondamentalmente più che paludosa. Cairo, a onor del vero, non è rimasto al palo: 5 milioni per il riscatto di Pellegri, 700 mila euro per l’acquisto del giovane terzino destro Bayeye, rivelazione dell’ultima Serie C a Catanzaro, e l’ingaggio di Radonjic, nazionale serbo, ala offensiva presa in prestito con obbligo di riscatto a 2 milioni più bonus. Tre nomi, quasi il doppio di milioni già investiti e pure quel pagherò postdatato al 2023. A far la differenza è però il nastro di partenza. A maggio c’era ancora un Toro, a giugno l’urbanistica granata è caduta in fallo: basta e avanza evocare la grave perdita di Mandragora e l’evaporazione di 4 o 5 prime scelte tra porta, difesa, centrocampo e attacco (dimentichiamo qualche altro reparto?). Per cui ora si corre dietro al tempo, anche se manca sempre un centesimo per fare una lira: toh.

Juric freme: per forza. E usiamo un verbo morbido, perché in assenza di sue comunicazioni ufficiali va bene così, è giusto così. Aspetta e spera, anche se in Austria l’aria cambierà per forza: questione di altitudine e garanzie. Quando era ancora in vacanza in Croazia si chiedeva amaramente come fosse possibile che il tardo inverno e l’intera primavera non avessero portato a galla il profilo di un difensore centrale già bell’e prenotato per l’estate, in vista della cessione di Bremer preventivabile già dallo scorso luglio (lo aveva in pratica preannunciato lo stesso giocatore in conferenza stampa durante in ritiro in Val Gardena). Cessione prenotata davanti a un notaio a gennaio, con la coda di quello strategico rinnovo del contratto a inizio febbraio.

Praet, periodo ipotetico della realtà

Per non dire di Pobega: preso lo scorso agosto in prestito puro perché il Diavolo già all’epoca considerava di riportarselo a casa, una decina di mesi dopo. Belotti è un altro ricordo tormentato e doloroso (e ancora per quanto non lo prenderà nessuno?), l’addio di Brekalo venne alla superficie a fine primavera però non come un fulmine a ciel sereno per i vertici granata, mentre Praet è finito mani e piedi nel libri di grammatica e sintassi italiana come esempio di scuola dei periodi ipotetici della realtà: il suo ritorno per adesso non è un fatto reale, ma è comunque realizzabile, è plausibile. Occorre tempo. Occorrono soldi. E occorre che il Leicester scivoli sulla buccia di banana delle proprie pretese: battendo la testa e accettando improvvisamente un prestito con obbligo condizionato in caso di qualificazione del Torino a una Coppa europea. Per ora non è così e da domani il belga sarà in Inghilterra, per poi cominciare la nuova stagione con la società di appartenenza, in attesa (quando?) di poter tornare da Juric, come da desideri reciproci.

In porta per adesso si va avanti così per la legge dell’inevitabilità: Berisha titolare, Milinkovic-Savic riserva (ma se qualcuno lo vuole, il Torino è pronto anche a regalare una cravatta). Solet (Salisburgo) e Nelsson (Galatasaray) al momento costano troppo per il dopo-Bremer, a centrocampo Maggiore è tenuto per forza a bagnomaria in attesa di valutazioni infinite (intanto Vagnati sonda altri profili per prudenza come Machin e Ranocchia) e sulla trequarti Juric ha solo Radonjic, con 3 falle aperte ai fianchi (Verdi è sul mercato, Demba Seck sarà probabilmente destinato a un prestito ad agosto). Il mercato in uscita è deprimente, a oggi. A parte il prestito dell’ex ufo Warming, lo stesso Verdi, Zaza e i loro fratelli minori (da Edera a Millico a Segre) sono ancora e sempre qui: anche se non per sempre, si spera nel Torino. Date una leva a Vagnati e vi solleverà il mondo, risollevando anche gli umori di Juric: esageriamo, ma certo non aver ancora incassato più di una trentina di milioni da Bremer è un problema a monte. Rilanci col contagocce, mani legate, affannati e comprensibili tentativi di non perdere posizioni di vantaggio conquistate con gran fatica (da Laurienté, col Sassuolo che aspetta solo di poter balzare sulla preda una volta persa dal Torino la pole, a Joao Pedro del Cagliari allo stesso Maggiore). Non deve essere facile occupare il ruolo del dt granata, in attesa che Cairo (nella settimana che si sta per aprire) faccia i conti in tutti i sensi con Marotta, per Bremer, dopo un nuovo summit Vagnati-Ausilio.

Djuricic, Zajc e il dg della discordia

Vagnati sta trattando sulla trequarti (tra ali pure, trequartisti e mezzeali) anche Djuricic (senza contratto, post Sassuolo), il nazionale sloveno esperto di suolo italiano Zajc del Fenerbahce, Orsolini di cui si legge sotto, e naturalmente Praet (con tempistica obbligatoriamente dilazionata). Dalla Francia emerge intanto che è ora chiamato a intervenire direttamente il presidente del Lorient, Fery, giacché Vagnati si è letteralmente stufato di litigare con il dg Tanguy, su cui erano già caduti gli strali di Laurienté. Fery ha toccato con mano la rabbia dei vertici granata, disposti a valutare anche un rilancio più corposo dell’ultimo (7 milioni più 2 di bonus), ma solo se cambierà l’interlocutore: il dg del Lorient finora ha giocato o a nascondino o al gatto col topo, parlando di 8 milioni più 2. Le indicazioni dispensate da Fery a media di riferimento bretoni fanno pensare a una svolta possibile nelle trattative entro domani sera. Vagnati teme il Sassuolo, ne sente il fiato sul collo. Trattare con il Lorient è una maledizione. Ma se avesse maggior libertà nel budget il dt sarebbe agevolato. Solita urbanistica granata. Ecco perché Juric freme: l’orologio è in ritardo anche quando Ivan sposta indietro le lancette per illudersi.

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