Buongiorno, voglia di big: sogna la Champions. Quanto lo valuta il Torino

Alessandro porterà per sempre nel cuore l’amore per il granata, ma ormai le sue ambizioni sono diventate più grandi e si guarderà attorno per l’estate. Intanto lotta con Juric per la Conference

TORINO - Che Buongiorno sia un ragazzo onesto nei principi e refrattario alle bugie di comodo è risaputo, lo ha già dimostrato con i fatti e non solo con le parole. Che senta il sangue granata friggergli nelle vene è un valore che spesso ha declamato con rispetto, quando ha dovuto ripensare a se stesso ritto come un fuso, a Superga, mentre leggeva i nomi dei 31 caduti: «L’emozione più forte della carriera». E Alessandro ripeterà il rito il prossimo 4 maggio. Che Buongiorno abbia detto «no grazie» all’Atalanta, lo scorso agosto, è storia mandata a memoria: neanche due mesi prima aveva rinnovato il contratto in granata, così gli sembrava un tradimento anche se il Torino aveva già trovato un accordo con i vertici del club nerazzurro, come ammesso a posteriori dagli stessi Cairo e Vagnati. Alessandro non se la sentiva. Anche perché nelle settimane precedenti, dopo il prolungamento sino al 2028 (5 anni, il contratto più lungo possibile), si era pure speso in più interviste per sottolineare la sua felicità, la sua soddisfazione, il suo orgoglio di giocatore-tifoso granata, cresciuto nel vivaio del Torino da quando aveva 7 anni: «Felicissimo di restare!».

No, sentiva di non avere scusanti nel cuore. No, non poteva cambiare idea dopo così poco e girare le spalle a tutto un popolo e pure ai propri principi, all’improvviso, “soltanto” perché l’Atalanta gli offriva più soldi e l’Europa League. «Voglio andarci col Toro in Europa!», avrebbe poi dichiarato tante volte davanti a taccuini e tv. E ai tifosi sembrò un gesto persino eroico quel no pronunciato anche a Cairo, che al telefono gli aveva chiesto se avesse intenzione di trasferirsi all’Atalanta. Tutto vero. Ma anche tutta acqua passata sotto i ponti. E adesso abbiamo un altro Buongiorno, davanti agli occhi. Senza rimpianti, ci mancherebbe! Ma con tutta un’altra statura, altre prospettive e anche un altro mercato. Giacché la sua stagione è stata fin qui monumentale. E sarebbe assolutamente riduttivo evocare soltanto i suoi innumerevoli salvataggi in difesa e i 3 gol (più un assist) segnati in campionato. Si è elevato ripetutamente (per non dire sempre) sulla media di rendimento di tutti gli altri compagni, ha dimostrato di saper essere anche un trascinatore in campo, oltreché un punto di riferimento nello spogliatoio. Ha conquistato la Nazionale, così facendo. Dopo Mancini (una presenza), Spalletti: altre due partite da titolare, l’ultima negli Usa con il Venezuela il 21 marzo. Andrà all’Europeo, è già scontato: deve solo continuare così, da qui a fine maggio. E in Germania a giugno potrebbe trovare spazi anche ampi, grande visibilità internazionale. E godere di una vetrina eccezionale. E Alessandro sa di piacere. E di piacere alle big, a ‘sto giro di mercato.

Buongiorno, niente Juve: c'è la Premier

Alla Juve (di cui nei mesi scorsi sottolineammo i sondaggi strategici di Giuntoli) non potrebbe trasferirsi per ragioni che suonano fin ovvie, per un fatto di rispetto nei confronti della sua storia di granata da sempre e per l’identico rispetto che deve ai tifosi del Toro, che hanno riconosciuto in Alessandro un simbolo, prim’ancora che un idolo. Ragionamenti ben chiari, ormai, anche sul fronte bianconero. Ma davanti al Milan (che sperava di mettergli le mani sopra a gennaio) e soprattutto all’Inter (che lo vorrebbe in estate) sarebbe tutta un’altra storia. La Champions («Il mio sogno», ha ammesso), la lotta scudetto, l’aura di una grande squadra. Una dimensione imparagonabile con quella granata. E ingaggi come minimo triplicati, se non di più, rispetto all’attualità. Anche in Nazionale, durante la tournée americana, è stato a dir poco corteggiato. Dagli interisti di sicuro.

E poi c’è la Premier, terreno fertile soprattutto se l’Europeo porterà Alessandro ancor più sugli altari. Sondaggi anche da lassù: d’altra parte il suo agente ha un raggio d’azione ampio e internazionale, riconosciuto da tanti anni. Non solo ai piani alti dell’Inter, in tanti già hanno compreso che Buongiorno ormai coltiva dentro di sé l’affascinante speranza di giocare in un top club in corsa per la vittoria del campionato e in azione in Champions. Non solo da Milano riferiscono infatti che Alessandro abbia dato mandato al suo procuratore Riso di ascoltare eventuali offerte da big italiane o straniere: e poi si vedrà. Anche i vertici del Torino ormai lo sanno, hanno intuito, compreso l’antifona: Cairo, Vagnati. Il presidente sarebbe disposto a cederlo solo in presenza di una ormai celebre «offerta irrinunciabile», obbligatoriamente condivisa. Chiede 40 milioni, tanto per capirci: una cifra da Premier, più che da Serie A. Da noi, per via dei conti ballerini che ha il calcio italiano, una valutazione realistica potrebbe oscillare intorno ai 30. Ma forse sarebbe troppo anche per l’Inter, chissà, con i suoi paletti finanziari.

Buongiorno non vuole fuggire da Torino, è la morale. Resterebbe anche volentieri, nel caso. E da capitano, nella prossima stagione. Ma Buongiorno non direbbe più no, in estate, se stavolta fosse una big a bussare alla sua porta, e pure a quella di Cairo. Ha voglia di crescere, di cimentarsi su palcoscenici sempre più competitivi, di lottare per un trofeo, pur portando per sempre nel cuore il suo orgoglio di «nato granata». Non sarebbe un tradimento, dal suo punto di vista: siamo nel 2024, non ai tempi di Ferrini o Pulici (purtroppo, aggiungiamo noi). E la cifra giusta (aggettivo in questo caso estremamente elastico sotto il profilo concettuale, per quanto decisivo per avviare o meno una cascata di decine di milioni) leverebbe gli ultimi dubbi anche a chi guida il Torino.

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