Juve, occhio a Galtier l'italiano

L’allenatore del Psg ha giocato nel Monza in serie B a fine carriera. D’Aversa, compagno del francese in Brianza: “Cristophe un signore”
Juve, occhio a Galtier l'italiano© EPA

C’è anche un po’ di Italia in Christophe Galtier. L’allenatore del Paris Saint Germain è nato a Marsiglia, in Francia, e calcisticamente è cresciuto nell’Olympique. Ma da giocatore, prima di chiudere la carriera con i cinesi del Liaoning, il tecnico che stasera sfiderà la Juventus in Champions League al Parco dei Principi ha giocato anche dalle nostre parti. Stagione 1997-98: c’è Galtier nel Monza che conquista la salvezza in Serie B (24 presenze, 0 gol). Il francese è uno dei tre stranieri dei brianzoli assieme all’attaccante liberiano Zizi Roberts e al difensore senegalese Joachim Fernandez.

Da Abbiati a D'Aversa

Non era ancora il Monza dei Berlusconi e dei Galliani, al tempo alla conquista dell’Italia, dell’Europa e del mondo con il Milan. Il Monza 1997-98 è quello dei tre allenatori – la stagione inizia con Gigi Radice in panchina, prosegue con Bruno Bolchi e si conclude con Pierluigi Frosio – e dei futuri tecnici... Perché nella rosa oltre a Galtier, arrivato al Paris Saint-Germain dopo una lunga gavetta da vice, la promozione come prima guida al Saint-Etienne (2009), il clamoroso trionfo in Ligue 1 conquistato nel 2021 con il Lille e un’annata con il Nizza, c’è anche Roberto D’Aversa in quella squadra. L’ex allenatore di Sampdoria e Parma è uno dei brianzoli scuola Milan, come i vari Mirco Sadotti, Gianpaolo Castorina, Fabio Moro, Luca Saudati, Joachim Fernandez e Zizi Roberts, il grande amico di George Weah. Mentre in porta c’è un futuro rossonero, quel Christian Abbiati che, nel giro di un anno (1998-98), diventerà campione d’Italia a San Siro con la squadra allenata da Alberto Zaccheroni.

«Un signore»

Allenatori si diventa, ma spesso certe qualità sono innate. Soprattutto per chi arriva alla panchina dopo aver guidato per anni i compagni dal centro del campo. Basta pensare ai pluridecorati Carlo Ancelotti, Pep Guardiola, Zinedine Zidane, Didier Deschamps, Antonio Conte... Tra questi c’è anche Galtier, metronomo di quel Monza 1997-98. «Era uno dei nostri uomini più esperti, se non ricordo male aveva già una trentina d’anni – ricorda D’Aversa (31 per per la precisione, ndr) –. Se penso a Christophe, mi viene in mente un grande signore. Arrivava in Serie B da un club glorioso come il Marsiglia, ma era sempre disponibile con tutti, anche con noi giovani. Io ero a inizio carriera, lui alla fine. Galtier era un centrocampista centrale, lineare e con ottime geometrie. Non è un caso che poi sia diventato un tecnico di livello, succede a molti centrocampisti. Non ho avuto più il piacere di incrociarlo, non ci vediamo da più di vent’anni, però nelle ultime stagioni ho seguito spesso le sue squadre: mi piacciono i suoi principi di gioco. In Italia è stato soltanto un anno, ma sicuramente qualcosa avrà assorbito dall’esperienza a Monza. A livello tattico la “scuola italiana” degli allenatori è tra le migliori al mondo. E in quella stagione, Galtier, è stato guidato anche da un grande come Gigi Radice, tecnico vincente e speciale anche nella gestione del gruppo».

Maestro in comune

Radice, allenatore del Torino campione d’Italia nel 1976, è uno dei punti d’incontro tra Galtier e Massimiliano Allegri, stasera avversari nell’incrocio del primo turno di Champions League sotto la Tour Eiffel. Per il marsigliese e il livornese poche lezioni, ma formative. Il tecnico del Paris Saint Germain lavora con Radice a Monza per il precampionato e le prime cinque giornate di Serie B, prima dell’avvicendamento con Bruno Bolchi. Lo juventino ancora meno, ai tempi del Cagliari 1993-94. I sardi iniziano l’estate e la stagione con Radice, poi esonerato dall’allora presidente Massimo Cellino dopo la sconfitta (5-2) alla prima giornata contro l’Atalanta a Bergamo.

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