Il modello di Sacchi dipendeva da...Ancelotti
Arrigo Sacchi inventò un calcio che ancora oggi viene indicato a modello. Aveva un gran gioco. Ma alle spalle anche una grande società che lo supportava con grandi acquisti di mercato. Cioè giocatori. Anzi, “un” giocatore. Non si tratta di qualcuno dell’imbattibile difesa. Né un olandese a caso. Né il paradosso surreale dei gregari Evani e Colombo. Il giocatore che Sacchi pretese con tutte le sue forze fu proprio Carlo Ancelotti. Richiesto con telefonate a qualsiasi ora del giorno e della notte, a Berlusconi che lo temeva rotto per un ginocchio torturato dagli infortuni. Sì, proprio lui: Ancelotti. Era un “giocatore”. Determinante per il “gioco”. Capito? Di esempi simili è piena la storia del calcio, che archivia i responsi intermedi salvandoli con il nome della squadra che trionfa in finale. Perché la storia, si sa, la fanno i vincitori. Ma proprio per questo, proviamo a digitare parole così in disuso che nemmeno vengono suggerite in automatico: buonsenso, saggezza, verità. Con buonsenso la sintesi del Real Madrid di Ancelotti va avanti a scapito del Manchester City di Guardiola. Con saggezza si annota che c’erano i giocatori con le loro giocate. La verità è che hanno deciso i rigori. Moderiamo i social e parliamone. Senza far finta (dopo) di aver saputo tutto (prima). Che poi sarebbe un libero adattamento della citazione iniziale, quella copiata e incollata all’inizio perché proveniente dalla notifica più recente sul telefonino…