Una stagione in un gesto, in quell'attesa, quell'esultanza urlata e poi strozzata perché non si sa mai, perché ormai il controllo del Var non è una formalità ma una tassa pesantissima da pagare, che spesso e volentieri non digerisce i colori bianconeri, che trova i frame e giocano sui millimetri e che scompaiono quando si tratta di intervenire su interventi plateali e clamorosi. Ma per una notte, quella più importante, la Juventus riesce ad essere più forte dell'avversario, degli errori arbitrali e di chi decide in una stanza di Lissone, che fa imbufalire anche Allegri fino a prendersi un rosso da eroe, nella sua ultima finale da allenatore della Juve, quella che lo consegna ancora di più alla storia juventina nel bene e nel male, con cinque Coppe Italia vinte, più di tutti. Decide Vlahovic, e avrebbe deciso ancora di più se gli fosse stato assegnato un rigore sacrosanto, se fosse stato espulso Hien, se non gli fosse stata negata una doppietta da un frame scelto a tavolino, come già gli audio hanno dimostrato essere scelte soggettive e non tecnologiche - nel pallone non c'è chip, ricordiamolo, a decidere quando fermare l'immagine non è la tecnologia -, se gli fosse stato dato ciò che è giusto. Ma stasera il sentimento di ingiustizia scompare, eclissato dalla vittoria: è Coppa Italia, è il trofeo di un gruppo che aveva tanta voglia di tornare a vincere.
Cambiaso illumina, Vlahovic non perdona. Poi la Juve esulta...in difesa
Quattro minuti e la Juve è avanti: McKennie viene incontro al pallone e scarica, palla che arriva a Cambiaso che non ci pensa su due volte, verticale di prima per l'inserimento di Vlahovic che resiste al ritorno di Hien e di destro non perdona Carnesecchi. Grande, grandissima intensità, la Juve controlla il giro palla avversario e continua a correre, lottando su ogni pallone: Iling mette paura con un cross basso, Danilo di testa sfiora il raddoppio ma la sua esultanza arriva comunque in difesa, quando respinge un tiro pericoloso di Lookman. Pasalic perde il tempo della conclusione a tu per tu con Perin, forcing Atalanta a ritmi vertiginosi ma Hien va fuori giri: fallo in ritardo su Chiesa e giallo ineccepibile al 17'. Quadro della partita scontato, baricentro basso bianconero a protezione del gol, gli uomini di Gasp costruiscono, Danilo e Bremer ci mettono le pezze e Nicolussi Caviglia è la molla della fionda che prova a lanciare le pietre Chiesa e Vlahovic. All'Atalanta manca Scamacca e si vede, ma il gioco dei bergamaschi è costruito anche per supplire all'assenza di un centravanti di ruolo e di manovra e la Juve non può mai giocare serena. Quando però riesce a uscire, manca la precisione nel passaggio o nella conclusione, per cui le esultanze bianconere proseguono solo in difesa, con Gatti a fermare il tiro a botta sicura di Pasalic dal dischetto del rigore a salvare l'1-0 prima dell'intervallo.