TORINO - Dopo la doppietta nel 2018 e 2019 come Golden Agent, il 54enne super agente portoghese Jorge Mendes riceve quest’anno da Tuttosport - in occasione del gala del Golden Boy 2020 in programma questa sera presso lo spazio OGR di Torino - la speciale Targa Xico Ferreira quale procuratore del secolo, riferita a questi primi vent’anni del Terzo Millennio nel corso dei quali il lusitano ha sbaragliato la concorrenza collezionando centinaia di operazioni che l’hanno proiettato ai vertici mondiali nelle classifiche dei fatturati legati al trasferimento di campioni dello sport. Un giro d’affari vorticoso per la sua società, la Gestifute. Secondo l’autorevole rivista economica Forbes, Mendes se la gioca con il californiano Scott Boras, procuratore delle stelle della MLB, il baseball targato Stati Uniti. La vita (spericolata) di Jorge è una storia da film. Una storia straordinaria di un uomo straordinario. In grado di compiere missioni impossibili
come lo stupefacente trasferimento di Cristiano Ronaldo dal Real Madrid alla Juventus nell’estate 2018. Quello che è
stato definito dai media italiani (e non solo) il colpo del secolo.
535 milioni del 2020
«Nonostante il Covid abbia penalizzato tutti - argomenta l’azzimato manager nativo di Lisbona, ma residente a Oporto - in questo 2020 ho svolto come sempre la mia parte. Tra Bruno Fernandes al Manchester United (80 milioni, ndc), Rúben Dias al Manchester City (71,6 milioni), Carlos Vinícius (48) e Doherty (15) al Tottenham, Diogo Jota al Liverpool (45), Semedo (40), Fábio Silva (40) e Vitinha (20) al Wolverhampton, Trincão al Barcellona (31), Rodrigo al Leeds (30), Rúben Vinagre all’Olympiakos (25), Danilo Pereira al Paris Saint-Germain (24), Todibo (22) e Otamendi (15) al Benfica, Acuña al Siviglia (10,5), Evanilson (7,5) e Zaidu (4) al Porto, Pote allo Sporting Lisbona (6,5), più altri trasferimenti minori, abbiamo sfondato il tetto del mezzo miliardo di euro come volume d’affari considerando i prezzi pagati per i cartellini, i bonus e il valore degli obblighi od opzioni di riscatto per coloro che sono stati ceduti in prestito. Credo non bastino le operazioni complessive annuali totalizzate da due o tre agenti insieme per avvicinare il nostro fatturato». Forse anche quello di 5 o 6 procuratori, aggiungiamo noi. «E intanto proprio nelle scorse ore sono arrivate altre belle notizie per la Gestifute - puntualizza il super agente -. Mourinho è stato eletto manager del mese in Premier League, João Félix giocatore del mese nella Liga, Diogo Jota giocatore del mese secondo il sondaggio fra i tifosi raccolto dalla PFA, Professional Footballers’ Association, Rúben Dias giocatore del mese del Manchester City e, dulcis in fundo, Cristiano Ronaldo è entrato nella Top 3 del FIFA The Best 2020 insieme con Lewandowski e Messi».
Dalla 127 al jet privato
Mendes ha saputo costruire il suo impero dal nulla. Cominciò con una piccola videoteca aperta in coppia con un socio a Viana do Castelo e un prestito bancario di 1.000 Contos (ovverosia un milione di Escudos), il corrispettivo odierno di 5.000 euro. La sua prima automobile è stata una Fiat 127: a distanza di una trentina d’anni l’impresario lisboeta per i viaggi in Europa usa il suo aereo privato, un Cessna Citation CJ3. Dalla videoteca alla discoteca il passo fu breve: prima il Luz a Mar, sulla spiaggia di Ofir a Nord di Oporto, poi l’Alfândega (tradotto in italiano: Dogana). Qui cominciò a conoscere e frequentare tanti personaggi del calcio. Il primo trasferimento fu quello del portiere Nuno Espírito Santo (ora allenatore del Wolverhampton) dal Vitória Guimarães al Deportivo La Coruña, poi l’esplosione con molti suoi assistiti - anche il rampante tecnico Mourinho - nel Porto che nel 2003 e nel 2004 centrò prima la Coppa Uefa e 12 mesi dopo la prestigiosa Champions League.
L’amico di Valentino
Perché la Targa Ferreira? La scelta del nome cui è dedicato il riconoscimento speciale che va a Jorge Mendes trae origine da uno fra i giocatori più popolari nella storia del calcio portoghese. Francisco Xico (si pronuncia «Scico») Ferreira, “capitão” del Benfica, era amico personale della leggenda granata Valentino Mazzola, a sua volta capitano del mitico Grande Torino. Si erano conosciuti a Genova in occasione della partita tra Italia e Portogallo, disputata il 27 febbraio 1949. S’erano scambiati i contatti ed erano diventati amici. Così Xico un giorno telefonò a Valentino invitandolo a Lisbona per disputare quella che - si dissea vrebbe dovuto essere la sua partita di addio al calcio, ma in realtà fu ufficialmente un “homenagem”, un omaggio alla carriera di Ferreira (che si ritirò tre anni dopo). Il leader granata accolse con piacere la proposta e l’intesa fu presto raggiunta. Sarebbe stato così il Toro, sulla carta la squadra di club più forte d’Europa pur non esistendo ancora la Coppa dei Campioni, a giocare in amichevole contro il Benfica di fronte ai 40.000 spettatori che gremirono lo Stadio Nazionale di Jamor, in località Oeiras, nelle immediate vicinanze di Lisbona.
Tragedia a Superga
Finì 4-3 per le Aquile biancorosse, ma i granata del tecnico magiaro Erno Egri Erbstein non spinsero troppo sull’acceleratore... Era il 3 maggio del ’49: c’era un sole splendido e un cielo azzurro quel pomeriggio nella capitale portoghese. Idem il giorno dopo quando il trimotore Fiat G.212 delle Avio Linee Italiane decollò per riportare i granata a casa. A Torino era invece una giornata dal clima autunnale, nuvoloni neri, addirittura nebbia in collina e sulle alture circostanti. E complice un tragico errore del pilota, il velivolo fuori rotta si schiantò contro il terrapieno posteriore della Basilica di Superga. Nessuno dei 31 occupanti si salvò. Perse la vita anche il salernitano Renato Casalbore, 58 anni, fondatore e primo direttore di Tuttosport. Xico Ferreira, devastato dall’atroce notizia, passò decine di notti insonni e non si dette pace: inviò soldi (buona parte di quelli che gli erano spettati proprio per l’amichevole con i granata) ai parenti
delle vittime e collocò una foto del Grande Torino con una cornice nera nella sua personale sala dei trofei.