Golden Boy, l’evento: dai finalisti a Marotta, il racconto della giornata

A Solomeo, il borgo di Brunello Cucinelli, sono stati svelati i 25 giocatori ancora in lizza per il premio di Tuttosport

Luoghi magici per eventi d’eccezione. Al Teatro Cucinelli di Solomeo (PG) - il regno del ‘sovrano del cashmere’ Brunello - è stata annunciata la lista dei 25 finalisti del Golden Boy, il premio internazionale che Tuttosport riserva ai migliori Under 21 dell’anno. I primi 20 stabiliti dalla classifica di Football Benchmark, i secondi 5 come wild card scelte dalla redazione del nostro quotidiano. Una giornata speciale, arricchita dalla presenza di Brunello Cucinelli che ha raccontato la sua passione per lo sport in un meeting con il dirigente dell’Inter Beppe Marotta e il direttore di Tuttosport Guido Vaciago sul tema “Il presidente di calcio in Italia: una figura in con continua evoluzione tra società ed economia”. È intervenuta anche Lina Souloukou, CEO Roma e presidente del Board delle Leggende dell’European Golden Boy.

Beppe Marotta sul palco

L’intervento del dirigente Inter sul palco del Teatro Cucinelli di Solomeo: “Da ragazzo abitavo vicino allo stadio di Varese, quel Varese in cui c’era un presidente che era un modello di riferimento. Mi sono appassionato, credo sia fondamentale per tutte le attività. Passione e perseveranza. Sin da piccolo volevo fare questo mestiere, come giocatore ero scarso”.

Credo che quel Varese che ha vinto tanto era frutto di tante cose, tra cui la competenza. La mia carriera? Dopo Varese, vado al Monza. Alla Juve vendetti la prima metà di Casiraghi al presidente Boniperti. Ero giovane, avevo 30 anni. Mi sono trovato in difficoltà, ho detto al presidente 'Faccia lei il prezzo perché non riesco a dirlo'. Ed è stato veramente bravo, mi ha trattato bene. La seconda metà l'ho venduta quando arrivò Montezemolo. Poi Como, Ravenna, Venezia dove ho avuto la fortuna di riportare la squadra in A dopo 35 anni. Lavorare con un grande industriale? Ho avuto la fortuna di lavorare sempre con presidenti diversi, da Zamparini a Garrone e Agnelli. Devo dire che da ognuno di questi ho appreso qualcosa che arricchiscono il mio bagaglio che ritengo pieno di esperienza”.

A Ravenna ho fatto l’operazione Vieri. Aveva già fatto vedere le sue qualità. Zamparini? Una persona di grande calore umano, magari ogni tanto si manifestava in modo un po’ istintivo. Persona generosa, intuitiva. Con me aveva un rapporto di amicizia, da lui ho imparato molto. Dispiaciuto per la sua mancanza. Aneddoto? Quando noi dirigenti proponiamo un acquisto, i presidenti sono sempre restii. Invece vi dico questa. Una volta stavo per trattare un giocatore, la richiesta era troppo alta, volevano tre miliardi, ma lui rispose così: “Se vieni a casa senza giocatore ti licenzio, i soldi sono i miei…”.

Capitolo Atalanta: “Solo due stagioni, sono stato benissimo. Una società all’avanguardia, se non il migliore è uno dei migliori settori giovanili ancora adesso. Poi ho accettato una sfida, quella di andare in B alla Sampdoria. È stata una mossa vincente, quando ci si sposta bisogna sempre andare in società che sono in difficoltà. Perché lì puoi solo migliorare. Oggi andare a Napoli sarebbe difficile…”.

Vidal è una eccezione, riusciva fisicamente ad avere un motore che gli faceva sopportare delle serata “diverse”, in campo dava tutto. Alla Sampdoria avevo il figlio di Gheddafi e Cassano. Trattativa difficile in uscita? Quella di Pogba. Lunga e onerosa, è durata tre giorni filati, chiusi in albergo con i dirigenti del Manchester United. C’erano molte cose da sistemare, come le commissioni di Mino Raiola. Era testardo. Contemporaneamente abbiamo preso Higuain, bisognava però prima cedere Pogba perché non potevo prenderlo senza prima aver ceduto Paul. Avevo chiesto l’autorizzazione a procedere ad Agnelli, è stato un po’ rischioso. Gonzalo poteve andare al Barcellona”.

L’esperienza Inter: “Meno male che sono arrivate le proprietà straniere, non so dove sarebbe arrivato il nostro calcio senza di loro. Abbiamo dovuto acuire l’ingegno, fare di necessità virtù, anche se non facciamo grandissimi investimenti, la proprietà ci garantisce comunque di allestire delle rose competitive. Lo scorso anno siamo arrivati in finale di Champions. Il vantaggio di questa proprietà cinese è che ti lascia lavorare in tranquillità, non ti condiziona”.

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“Più studi, più vinci”: rapporto tra sport e università

Il direttore di Tuttosport, Guido Vaciago, invita sul palco il direttore generale della Luiss, Giovanni Lo Storto, e il Rettore dell’Università di Perugia, Maurizio Oliviero. “La nostra è una università che ha un’associazione sportiva - le parole del dg Luiss - La squadra di basket sta giocando in Serie A2, siamo l’unica squadra di pallacanestro a Roma che gioca un campionato a livello professionistico. Quella di calcio a 11 gioca in Eccellenza. Coinvolgere la comunità degli studenti è fondamentale, far capire loro l’importanza dello sport. Bove, Cristante, Pessina, Tortu, Tamberi. Sono tutti stati nostri studenti”.

Romeo Jozak: “Dai giocatori agli… allenatori”

Non investiamo soltanto nei Ronaldo di turno, ma anche nelle nuove generazioni. Credo sia meglio avere un solo giocatore che giochi per la nazionale saudita piuttosto che quaranta che non giocano. Mandiamo i ragazzi in Spagna un anno per farli ambientare, in modo tale che siano pronti per l’Europa. Lì inizia la speranza di poterli posizionare da qualche parte. È un progetto importante, di cui sicuramente si sentirà parlare. Il prossimo step è quello di preparare gli allenatori: al momento ne abbiamo due in Europa”.

Romeo Jozak: “L’Arabia guarda all’Europa”

L’Europa è la culla del calcio, se vogliono fare questo lavoro devono necessariamente avvicinarsi a quella mentalità. Li aiutiamo a studiare inglese. Sono nel mondo del calcio da 25 anni, questo è un progetto all’avanguardia. Ogni mese stiliamo un report che inviamo alla federcalcio araba. Abbiamo più di venti persone che lavorano al progetto, in estate stavamo per assumere un tecnico italiano ma poi non si è fatto più niente”.

Guido Vaciago discute con Romeo Jozak

Il direttore tecnico del programma “Future Falcons” spiega l’espansione del mercato Arabia Saudita: “Intanto mi congratulo con voi per la nomina di Roberto Mancini a ct della nazionale. La mia idea è quella di andare a caccia dei migliori talenti del paese arabo, tra i 18 e 20 anni, e dar loro la possibilità di lavorare in Europa. L’obiettivo finale è quello di posizionare l’Arabia Saudita nella mappa del calcio, è un paese che vive per questo sport. Il calcio viene dopo soltanto alla religione”.

Souloukou: “Due talenti? Zalewski e Bove”

Sono molto felice di far parte di questa famiglia, è un premio molto importante” dichiara il CEO Roma, Lina Souloukou. E a proposito di talenti fa la sua scelta: “Zalewski. Magari non sono molto imparziale. Ero rimasta veramente colpita dai voti ricevuti lo scorso anno, quando sono arrivata alla Roma. La società negli ultimi anni ha fatto un grandissimo lavoro sul settore giovanile, tant’è che molti ragazzi hanno debuttato in prima squadra. Poi faccio il nome di Bove”.

Golden Boy, c’è anche la Juve

Presenti Gianluca Pessotto e Federico Cherubini. In sala anche l’ex portiere bianconero Angelo Peruzzi, lo scorso martedì tra i protagonisti della festa dei 100 anni Agnelli al Pala Alpitour di Torino.

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Luoghi magici per eventi d’eccezione. Al Teatro Cucinelli di Solomeo (PG) - il regno del ‘sovrano del cashmere’ Brunello - è stata annunciata la lista dei 25 finalisti del Golden Boy, il premio internazionale che Tuttosport riserva ai migliori Under 21 dell’anno. I primi 20 stabiliti dalla classifica di Football Benchmark, i secondi 5 come wild card scelte dalla redazione del nostro quotidiano. Una giornata speciale, arricchita dalla presenza di Brunello Cucinelli che ha raccontato la sua passione per lo sport in un meeting con il dirigente dell’Inter Beppe Marotta e il direttore di Tuttosport Guido Vaciago sul tema “Il presidente di calcio in Italia: una figura in con continua evoluzione tra società ed economia”. È intervenuta anche Lina Souloukou, CEO Roma e presidente del Board delle Leggende dell’European Golden Boy.

Beppe Marotta sul palco

L’intervento del dirigente Inter sul palco del Teatro Cucinelli di Solomeo: “Da ragazzo abitavo vicino allo stadio di Varese, quel Varese in cui c’era un presidente che era un modello di riferimento. Mi sono appassionato, credo sia fondamentale per tutte le attività. Passione e perseveranza. Sin da piccolo volevo fare questo mestiere, come giocatore ero scarso”.

Credo che quel Varese che ha vinto tanto era frutto di tante cose, tra cui la competenza. La mia carriera? Dopo Varese, vado al Monza. Alla Juve vendetti la prima metà di Casiraghi al presidente Boniperti. Ero giovane, avevo 30 anni. Mi sono trovato in difficoltà, ho detto al presidente 'Faccia lei il prezzo perché non riesco a dirlo'. Ed è stato veramente bravo, mi ha trattato bene. La seconda metà l'ho venduta quando arrivò Montezemolo. Poi Como, Ravenna, Venezia dove ho avuto la fortuna di riportare la squadra in A dopo 35 anni. Lavorare con un grande industriale? Ho avuto la fortuna di lavorare sempre con presidenti diversi, da Zamparini a Garrone e Agnelli. Devo dire che da ognuno di questi ho appreso qualcosa che arricchiscono il mio bagaglio che ritengo pieno di esperienza”.

A Ravenna ho fatto l’operazione Vieri. Aveva già fatto vedere le sue qualità. Zamparini? Una persona di grande calore umano, magari ogni tanto si manifestava in modo un po’ istintivo. Persona generosa, intuitiva. Con me aveva un rapporto di amicizia, da lui ho imparato molto. Dispiaciuto per la sua mancanza. Aneddoto? Quando noi dirigenti proponiamo un acquisto, i presidenti sono sempre restii. Invece vi dico questa. Una volta stavo per trattare un giocatore, la richiesta era troppo alta, volevano tre miliardi, ma lui rispose così: “Se vieni a casa senza giocatore ti licenzio, i soldi sono i miei…”.

Capitolo Atalanta: “Solo due stagioni, sono stato benissimo. Una società all’avanguardia, se non il migliore è uno dei migliori settori giovanili ancora adesso. Poi ho accettato una sfida, quella di andare in B alla Sampdoria. È stata una mossa vincente, quando ci si sposta bisogna sempre andare in società che sono in difficoltà. Perché lì puoi solo migliorare. Oggi andare a Napoli sarebbe difficile…”.

Vidal è una eccezione, riusciva fisicamente ad avere un motore che gli faceva sopportare delle serata “diverse”, in campo dava tutto. Alla Sampdoria avevo il figlio di Gheddafi e Cassano. Trattativa difficile in uscita? Quella di Pogba. Lunga e onerosa, è durata tre giorni filati, chiusi in albergo con i dirigenti del Manchester United. C’erano molte cose da sistemare, come le commissioni di Mino Raiola. Era testardo. Contemporaneamente abbiamo preso Higuain, bisognava però prima cedere Pogba perché non potevo prenderlo senza prima aver ceduto Paul. Avevo chiesto l’autorizzazione a procedere ad Agnelli, è stato un po’ rischioso. Gonzalo poteve andare al Barcellona”.

L’esperienza Inter: “Meno male che sono arrivate le proprietà straniere, non so dove sarebbe arrivato il nostro calcio senza di loro. Abbiamo dovuto acuire l’ingegno, fare di necessità virtù, anche se non facciamo grandissimi investimenti, la proprietà ci garantisce comunque di allestire delle rose competitive. Lo scorso anno siamo arrivati in finale di Champions. Il vantaggio di questa proprietà cinese è che ti lascia lavorare in tranquillità, non ti condiziona”.

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