Italia, Gravina su Spalletti ma De Laurentiis vuole 3 mln. Conte allertato

L’ex tecnico del Napoli ha già dato l’ok a un accordo con scadenza 2026. Conte vigila: sa di non essere seconda scelta, è pronto a dare una mano

La Figc si muove su due fronti: il primo, quello più cogente e determinante, riguarda la scelta del nuovo commissario tecnico. Il secondo, comunque delicato e intrigante perché non appartiene ancora al passato sedimentato, riguarda la gestione mediatica delle dimissioni di Roberto Mancini. Iniziamo dalla questione nuovo ct.

Gabriele Gravina ha individuato il sostituto e lavora per arrivare alla firma di Luciano Spalletti entro la fine della settimana: in tempo per non sovrapporsi all’inizio del campionato e, soprattutto, per diramare le pre-convocazioni in vista delle sfide contro Macedonia (a Skopje il 9 settembre) e Ucraina (12 settembre a Milano) valide per le qualificazioni a Euro 2024.

Spalletti, Gravina, De Laurentiis e la clausola

La scelta è definita e lo stesso Spalletti ha garantito la disponibilità formale al presidente federale con una intesa valida fino al 2026, data del Mondiale in programma in Canada, Usa e Messico. Dunque non resta che aspettare l’annuncio e la conferenza stampa di presentazione, tanto che c’è chi si è spinto a prevedere una comunicazione in tal senso subito dopo Ferragosto. Invece no, non è così semplice (può esserci qualcosa di semplice nel calcio?) perché Luciano Spalletti è bloccato da una clausola rescissoria che lo lega al Napoli e che dovrà essere pagata in caso di accordo con un’altra squadra.

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Spalletti, la clausola e la Nazionale

Attenzione: non solo un club, ma anche una nazionale, come spiega Mattia Grassani, il legale che con Aurelio De Laurentiis ha lavorato alla stesura del documento affatto banale: 7 pagine che contengono clausole e penali legati a diritti di immagini, dichiarazioni e, naturalmente, cifre necessarie a liberarsi. A scalare rispetto ai 3,2 milioni attuali mano a mano che ci si allontana dal giugno 2023. Grassani l’ha spiegata così: «Spalletti è padrone del suo destino. Se si colloca in un club piuttosto che in una federazione, quella somma è dovuta. Oppure resta fermo. La clausola aveva lo scopo di ristorare il Napoli qualora Spalletti non avesse mantenuto la promessa di fermarsi per un anno, nella prospettiva che ci fosse una società concorrente. Nessuno pensava a una Federazione. E la Figc mai ha pagato un club per un allenatore. Questo è lo scoglio politico da superare».

Italia, Conte allertato

Tanto è vero che risultano pressioni politiche nei confronti di De Laurentiis affinché si convinca a compiere il beau gest che libererebbe Spalletti per la Federazioni, visto che in via Allegri non possono certo pagare un club. E tanto meno è da immaginare che la possa versare lo stesso Spalletti (a meno che si trovi l’escamotage di qualche sponsorizzazione). Spettatore interessato è Antonio Conte che non è affatto una seconda scelta: disponibilità di massima anche se l’ex ct preferirebbe la panchina di un club, ma la Nazionale gli è rimasta nel cuore e non è insensibile alle esigenze azzurre.

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Nazionale, l'addio di Mancini: cosa è successo

Quanto a Mancini,che evita di affrontare l’argomento Arabia, inevitabilmente si incrociano molte ipotesi sul motivo della sua decisione e, a parte quelle fantasiose o totalmente false che però conquistano attenzione nella “terra di nessuno” dei social, è sempre più chiaro come non vi sia stato un elemento di rottura determinato, ma un progressivo sfilacciamento dei rapporti che ha indotto il ct e il suo entourage a “vedere le carte”. Un test, se volete, per valutare la reazione dei vertici federali che, però, dopo la pec di sabato, non hanno provveduto a nessun rilancio, ma hanno accettato le dimissioni, irritati dopo il recente ridisegno del Club Italia che il ct aveva accettato sì, ma a denti stretti.

Perché sì: le versioni divergono, ma nessuna delle parti in causa racconterà mai di una completa soddisfazione, nemmeno la stessa Figc che, per esempio, non ha accettato la volontà del ct: eliminare la clausola di legata all’esonero automatico in caso di mancata qualificazione all’Europeo, un rifiuto che Mancini ha sempre ritenuto sostanziale nel leggere certi segnali di sfiducia. Le dimissioni del ct innescano anche dinamiche commerciali (i contratti con sponsor erano legati al suo ruolo di ct e verranno rescissi) e politiche: il ministro Abodi continua a riferire di perplessità circa la gestione della vicenda Mancini. Così, al netto che un ministro dovrebbe occuparsi di argomenti più sostanziali, la sensazione è che la vicenda abbia accelerato le dinamiche per le elezioni federali della primavera prossima.

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La Figc si muove su due fronti: il primo, quello più cogente e determinante, riguarda la scelta del nuovo commissario tecnico. Il secondo, comunque delicato e intrigante perché non appartiene ancora al passato sedimentato, riguarda la gestione mediatica delle dimissioni di Roberto Mancini. Iniziamo dalla questione nuovo ct.

Gabriele Gravina ha individuato il sostituto e lavora per arrivare alla firma di Luciano Spalletti entro la fine della settimana: in tempo per non sovrapporsi all’inizio del campionato e, soprattutto, per diramare le pre-convocazioni in vista delle sfide contro Macedonia (a Skopje il 9 settembre) e Ucraina (12 settembre a Milano) valide per le qualificazioni a Euro 2024.

Spalletti, Gravina, De Laurentiis e la clausola

La scelta è definita e lo stesso Spalletti ha garantito la disponibilità formale al presidente federale con una intesa valida fino al 2026, data del Mondiale in programma in Canada, Usa e Messico. Dunque non resta che aspettare l’annuncio e la conferenza stampa di presentazione, tanto che c’è chi si è spinto a prevedere una comunicazione in tal senso subito dopo Ferragosto. Invece no, non è così semplice (può esserci qualcosa di semplice nel calcio?) perché Luciano Spalletti è bloccato da una clausola rescissoria che lo lega al Napoli e che dovrà essere pagata in caso di accordo con un’altra squadra.

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