Retegui, l'ultimo regalo di Mancini all'Italia (e al Genoa)

L'attaccante si batte su ogni pallone, tiene alta la squadra, combatte e non molla mai

Mateo Retegui in Nazionale segna un gol ogni 85 minuti giocati. Dopo la doppietta al Venezuela, la prima di un azzurro negli Stati Uniti trent'anni dopo Roberto Baggio, il centravanti che militava nel Tigre, ha dicharato: "Ho desiderato la maglia N.9 con tutte le forze e farò di tutto per meritarla". Si vede. Mateo si batte su ogni pallone. Tiene alta la squadra, come dicono i tecnici. Combatte. Non molla mai, la maglia sudata sempre. Quando segna, sprizza gioia da tutti i pori, esulta come fanno gli attaccanti veri: né mani alle orecchie né trenini né altre stramberie. Si capisce perché i tifosi del Genoa siano pazzi di lui: erano in diecimila a Marassi, il 29 luglio scorso, per il suo debutto in amichevole con il Monaco.

Le reazioni in Argentina

Due giorni prima avevano riempito Piazza De Ferrari per tributargli un'accoglienza meravigliosa, mandando in visibilio l'informazione argentina. "Se lo ricevono in questo modo, che cosa accadrà per i suoi gol! Maestosa la festa dei tifosi del Genoa per accogliere Mateo Retegui", teletrasmise Espn. E Olè: " L'accoglienza di Retegui è stata "Locura, follia: l'arrivo dell'attaccante ha acceso gli entusiasmi e centinaia di tifosi erano in piazza per lui". Il Clarin: "Una festa che ricorda quella per Dybala a Roma lo scorso anno, con una moltitudine di gente a salutare il calciatore in piazza". Superate le conseguenze dell'infortunio al ginocchio (che comunque non gli ha impedito di segnare 8 gol nelle prime 24 gare con il Genoa, fra campionato e Coppa Italia), in Nazionale l'ha rimandato il Genoa di Alberto Gilardino, campione del mondo, 41 anni, 57 presenze e 19 gol nel Club Italia, l'allenatore che, riportato il Grifone in Serie A, sta facendo faville alla sua prima esperienza nel massimio campionato.

Il legame col Genoa

"Mio bisnonno era genovese: era destino che fossi qui", sbottò felice Mateo quel giorno in Piazza De Ferrari, strabuzzando gli occhi davanti allo spettacolo rossoblù. Già, i genoani. Il Genoa che nella sua storia si è esaltato con i centravanti e dai centravanti è stato esaltato: da Pruzzo a Skuhravy a Milito. Adesso c'è Retegui: in coppia con Gudmundsson (in A, sinora già 16 gol in due) sta facendo sfracelli: si capisce perché i 27.777 abbonati della squadra dei 777 Partners sognino a occhi aperti. Anche Spalletti ha licenza di pregustare momenti di gloria: finalmente, l'affannosa ricerca di un bomber Nazionale sta avendo sucesso grazie al Chapito, il figlio del Chapa, alias la lamiera, hockeista su prato dal fisico corazzato e l'orgoglio confessato di vedere l'erede indossare la maglia dei quattro volte campioni dl mondo. Che Mateo ha scelto di indossare dal primo momento in cui Mancini gliel'ha chiesto.

Il regalo di Mancini a Spalletti

Ecco, Mancini. C'è voluto tutto l'Effetto Spalletti per superare lo choc delle dimissioni ferragostane del predecessore campione d'Europa. Al quale va ascritto il merito di avere avuto un'intuizione felice, su assist di Veron, quando convocò il ragazzo nato a San Fernando, provincia di Buenos Aires, 27 chilometri a Nord-Ovest dalla capitale, cresciuto nel Boca, poi in prestito all'Estudiantes e al Tigre, quindi al Genoa per 15 milioni di lire. Incurante degli scettici sputasentenze un tanto al chilo e dei birignao criticoni a prescindere, Mancini gettò subito Mateo nella mischia contro l'Inghilterra. Accadde a Napoli, il 23 marzo 2023: l'Italia perse 2-1, ma per gli azzurri segnò Retegui. A seguire, il 26 marzo, subito una rete anche a Malta. Un anno dopo, a Fort Lauderdale, la prima doppietta in azzurro. Non ti fermare, Mateo. Sapessi quanto c'è bisogno di te.

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