Pagina 2 | Chiellini, la Juve Next Gen come Harvard: “Il prossimo Yildiz e l’esempio Adzic”

Sette anni fa prendeva vita un’idea che avrebbe cambiato per sempre il volto del calcio italiano. La Juventus decideva di rompere gli schemi e creare la sua seconda B: un ponte tra la Primavera e la prima squadra, un terreno fertile dove far crescere i propri talenti senza bruciarli, ma anzi, coltivandoli con pazienza e ambizione. Nasceva così la Juventus Under 23, oggi conosciuta come Next Gen. Un progetto all’avanguardia, inizialmente guardato con curiosità e scetticismo, ma che col tempo si è rivelato una scommessa vinta, tanto da spingere anche altri top club di Serie A - come Atalanta, Milan e ora l’Inter - a seguirne l’esempio. Oggi, a distanza di sette stagioni, i numeri parlano chiaro: oltre 70 giovani passati per la Next Gen militano nei campionati più importanti di prima e seconda divisione. Alcuni hanno spiccato il volo verso palcoscenici di livello mondiale: Huijsen, acquistato in estate dal Real Madrid per 62 milioni di euro; Soulé al centro del progetto Roma; e poi Yildiz, simbolo perfetto di un percorso virtuoso dalla Primavera fino alla maglia numero 10 della Juventus. Dietro questo successo c’è una visione chiara, iniziata nel 2018 e ora portata avanti con determinazione da Claudio Chiellini, responsabile dell’area Next Gen. Proprio lui racconta la crescita di questo progetto con l’orgoglio di chi sa di aver tracciato una nuova strada. Una strada che oggi, finalmente, non percorre più da sola.

Chiellini e il bilancio Next Gen

Claudio Chiellini ha fatto un bilancio di questi anni con gli obiettivi: "C'è grande orgoglio per questo progetto, soprattutto vedendo i risultati degli ultimi 3-4 anni, sia per come è nato e come si è sviluppato. È iniziato nel 2018, ma noi già dal 2015 lo avevamo in mente perché abbiamo cominciato in estate a richiamare i calciatori in prestito. Un progetto che nasce da lontano che si è sviluppato ed è cambiato nel tempo. Nei primi due o tre anni l'obiettivo principale, oltre a far crescere i giovani, era anche quello di provare a salire di categoria. L'arrivo in prima squadra era in quel momento un'utopia, sia per la composizione della rosa, sia per gli obiettivi che aveva la Juventus nella stagione 2018/19, l’estate dell'arrivo di Ronaldo. Negli ultimi anni invece è cambiato: quello di far crescere internamente i giocatori e farli arrivare in prima squadra. Lo abbiamo fatto con tantissimi calciatori in questi anni e continueremo a farlo".

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Next Gen

Chiellini: "Vederli crescere qui e poi esordire è un grande orgoglio"

Proprio il numero degli esordi è importante 37 dal 2017-18 fino a oggi: "Da quando la denominazione è passata da Juventus Under 23 a Next Gen, questo è invece il focus principale: prima solo Frabotta, tra tutti quelli che avevano esordito, aveva avuto un minutaggio discreto, mentre dalla stagione successiva con la famosa conferenza stampa con Cherubini, Miretti, Soulé, Fagioli e Arrivabene, ogni anno almeno tre o quattro giocatori sono entrati in pianta stabile in prima squadra, giocando partite importanti e dando il loro contributo. Tuttora il numero 10 della Juventus è Yildiz, che era il numero 10 della seconda squadra due anni fa. E anche i risultati della scorsa stagione con Savona, Mbangula e lo stesso Kenan, ci danno grandi soddisfazioni e dimostrano che il progetto sta continuando bene, anche con allenatori e dirigenti diversi".

E di quale va più orgoglioso Chiellini ha risposto così a Sky Sport: "Non è facile fare nomi, ma ricordo con piacere i ragazzi cresciuti con noi sin dall'attività di base: Miretti, Savona, Caviglia o anche Fagioli, arrivato a 14 anni. Lì abbiamo visti crescere a Vinovo e questo dà ancora più orgoglio. Il sentimento per tutti è lo stesso perché ogni ragazzo ha la sua storia... è successo con Yildiz, con Soulé. Coi ragazzi che vengono dall'estero spesso c’è bisogno di tempo per capire cos'è la Juventus. Oggi il focus è sulla Next Gen perché è la parte finale di un percorso, però io dico sempre che tutte le persone che lavorano a Vinovo, nel settore dell’attività di base, fino alla Primavera e poi alla Next Gen, svolgono un ruolo fondamentale per la crescita di questi ragazzi".

Le differenze con l'estero

Proprio sull'argomento degli arrivi dall'estero, Chiellini fa un parallelo con quanto succede in Italia e fuori: "Fuori dai nostri confini sono la normalità. Da noi da quest'anno c'è l'Inter, poi Atalanta e Milan, siamo in quattro, ma siamo l'unico Paese a non avere ancora un sistema con le seconde squadre. Per chi gioca all'estero è naturale sapere di arrivare qui e fare un percorso interno. Per noi avere tanti esempi in questo senso è un vantaggio perché ci dà una grande credibilità a livello internazionale". Passando poi dalle cessioni e dai ricavi dagli stessi giocatori della Next Gen: "Oltre ai soldi incassati abbiamo anche preso le percentuali sulle future rivendite come per De Winter, Dragusin e Israel. Questo fa parte del percorso di tutte le grandi squadre, se guardiamo anche a come lavorano Real Madrid e Barcellona. Qualcuno rimane in prima squadra e diventa una colonna, altri vengono venduti dopo uno o due anni, oppure prestato e fa un percorso diverso. È uno sviluppo normali e noi siamo stati bravi, oltre che fortunati, ad avere così tanti giocatori che stanno facendo un percorso di alto livello. Facevamo qualche giorno fa una riflessione: abbiamo circa 15 ragazzi che sono passati da qui e nella prossima stagione giocheranno le competizioni europee, tra Champions, Europa e Conference League. Per noi è un vanto, siamo contenti del percorso che stanno facendo i nostri calciatori, rimarranno sempre dei ragazzi cresciuti nella Next Gen".

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La Next Gen come Harvard

L'esempio di Chiellini è legato all'Università come chi studia: "Io faccio sempre questo esempio: a livello accademico le persone che studiano ad Harvard nel corso della loro vita avranno sempre addosso il ‘bollino’ di aver studiato ad Harvard. Noi stiamo costruendo qualcosa del genere a livello calcistico. Come è stato bravo il Barcellona a lavorare con la Masia. Negli ultimi anni siamo stati bravi a costruire qualcosa di simile anche qui. Saranno ragazzi che passeranno la loro carriera alla Juventus o in altre parti d'Italia e d'Europa, ma rimarranno sempre ragazzi cresciuti nel nostro settore giovanile".  E un aspetto riconoscibile per il dirigente bianconero è senza dubbo "la professionalità. È un elemento che non viene riconosciuto da noi, ma dagli altri club. Un calciatore che cresce nella Juventus, e poi esce, probabilmente non ha delle spiccate doti tecniche o uno spiccato senso del gioco come quello che esce da altre squadre... Però ha una serietà, una professionalità e una voglia di emergere e migliorarsi che sono il segreto della Juventus da cento anni a questa parte"

"Facciamo capire cos'è la Juve in primis"

Chiellini poi risponde a quale sia il percorso più giusto per i vari ragazzi: "Noi abbiamo un'area scouting in Italia e all’estero che segue i calciatori in tutte le fasce d’età: da quella che lavora in Piemonte sull'attività di base, a quella che lavora in Italia per ragazzi di 14/15 anni, a quella internazionale per i calciatori dai 16 anni in su, che possono trasferirsi dall'estero. Quando un calciatore arriva qua, la cosa più importante per gli stranieri è fargli imparare la lingua e, per tutti, fargli capire cos’è la Juventus. C'è sempre qualche mese in cui il calciatore ha bisogno di un periodo di adattamento, poi ognuno ha la sua storia. C’è chi arriva più pronto degli altri, chi ha bisogno di tempo, chi passa dalla Primavera alla prima squadra, come è successo con Yildiz".

E ancora: "Ma c'è il calciatore come Adzic che già giocava con i ‘grandi’ e il suo percorso in Next Gen è stato fatto per dargli la possibilità di trovare continuità in Italia. Ci sono i ragazzi come Savona, qualche anno fa non era pronto per giocare in Primavera ed è stato mandato in prestito alla Spal, per poi farlo tornare e fargli fare il percorso che è sotto agli occhi di tutti. Parlo sempre a plurale perché poi non è solo una persona che gestisce tutto, ma è un gruppo di persone con cui lavoriamo qua a Vinovo, che segue il quotidiano dei calciatori e capisce se ce ne sono già di pronti per fare un salto così importante. Poi c’è anche una dose di fortuna, di occasione: magari in prima squadra hai un infortunio in difesa, a centrocampo, o in attacco e quindi c'è più spazio per un determinato calciatore"

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Atalanta, Inter, Milan... "C'è continuo interesse"

Il dirigente bianconero si è poi espresso sul progetto in espansione delle seconde squadre con gli investimenti anche da parte di Atalanta, Milan ed Inter: “Sono contento che ormai da quando si è inserita l'Atalanta, tutti gli anni si sta inserendo un nuovo club e so anche che c'è continuo interesse in altri club per questa possibilità. Io lo dico da almeno due anni e spero che prima o poi venga fatto, soprattutto quest'anno che il Milan avrà l'opportunità anche di fare il campionato di Serie D. Nella mia idea, la Federazione dovrebbe cambiare il regolamento di ingresso per mettere la possibilità ai club di Serie A o anche di Serie B di iscrivere la propria seconda squadra anche in Serie D, dove ci può essere maggiore facilità di entrare, e non solo il ripescaggio di ogni anno in Serie C. Questo darebbe a tante società che vogliono investire nei giovani la possibilità di partire con il progetto, di capire pro e contro, di settarsi. Anche noi ci abbiamo messo del tempo. Questo cambiamento darebbe la possibilità al sistema di integrare immediatamente un numero maggiore di seconde squadre, che permetterebbe poi anche alle nazionali di trarne beneficio. E in questo modo si darebbe anche più visibilità alla Serie D, che è una categoria dove ci sono dei talenti e la Juventus lo dimostra, perché Cambiaso e Gatti, per esempio, sono calciatori che sono cresciuti anche in Serie D. Nella mia esperienza, quando ero direttore sportivo del Pisa, acquistammo Lucca che aveva giocato in Serie D nel Palermo. Oggi nella costruzione della rosa della Nazionale ci sono diversi giocatori che sono passati dalla Serie D. Secondo me l'inserimento delle seconde squadre sarebbe un vantaggio per tutti. Succede già in Spagna: il Barcellona è retrocesso per la prima volta dopo tanti anni dalla terza alla quarta serie, eppure non se ne è fatto un dramma perché sai che fa parte di un sistema”.

Quindi sull'inizio di stagione della Next Gen che ha superato il turno di Coppa Italia e ottenuto 4 punti in 2 partite: “Siamo contenti di aver continuato con mister Brambilla. Per lui è la quarta stagione con noi, o la terza e mezzo visto che lo scorso anno è rientrato a novembre. Ovviamente è un allenatore che si è perfettamente integrato con l'esigenza della società e lo spirito della Next Gen, conosce i ragazzi, è bravissimo nel percorso di crescita venendo anche da una scuola come quella dell'Atalanta che nel settore giovanile ha prodotto tantissimi talenti. La difficoltà principale della Next Gen, come per tutte le seconde squadre, è che ogni anno c'è un rinnovamento di circa il 50% della rosa. Anche quest'anno abbiamo fatto cinque nuovi acquisti, sette calciatori sono saliti dalla Primavera, quindi significa che circa il 50% della rosa è nuovo e non è facile ripartire, soprattutto per una seconda squadra che si deve creare un'identità. Oggi la difficoltà delle seconde squadre è creare l'identità, purtroppo non riusciamo ancora ad attirare i tifosi allo stadio ed è una cosa che io tutti gli anni spero di migliorare. L'anno scorso con Biella l'abbiamo fatto, perché complice anche il fatto di essere inseriti nel girone C, siamo riusciti per diverse partite a portare più di mille persone allo stadio. Il tifoso deve capire che andare a vedere le seconde squadre, in questo caso la Next Gen, ti permette di vedere da vicino e conoscere anche personalmente giocatori che poi dopo qualche settimana potrebbero andare in prima squadra e diventare così difficilmente raggiungibili. Per fare un esempio, lo stadio Moccagatta di Alessandria ti permette a fine partita di aspettare il calciatore, di farci la foto, di salutarlo. Ormai abbiamo dimostrato che tutti gli anni nella Next Gen ci sono dei calciatori che poi nella stagione successiva, o nelle due stagioni successive, arriveranno in prima squadra”.

Next Gen, Chiellini racconta il progetto

Una battuta sul prossimo a esordire in prima squadra: “Dovete scoprirlo voi, venite allo stadio! Oppure seguite la Serie C su Sky!”. Chiellini si è soffermato sulla della Juventus alla Premier League International Cup: “È una competizione organizzata dalla Premier League per le squadre Under 20 e Under 21: in Inghilterra c'è un sistema di seconde squadre un po' diverso rispetto agli altri Paesi europei. C'è una categoria di Under 21 obbligatoria per tutti i club di Premier League, che hanno il loro campionato. In più c’è una coppa, in cui giocano contro gli altri club di League One e League Two. La Premier League per lo sviluppo del calciatore organizza questo torneo con 32 squadre partecipanti, 16 inglesi e 16 europee, con quattro gironi. Ogni società europea partecipante deve fare da qui a gennaio quattro partite in trasferta contro società inglesi. Noi giocheremo la prossima settimana a Leicester, poi contro il West Bromwich a ottobre e a novembre faremo due partite a Londra, contro Crystal Palace e Fulham. Credo sia una competizione che ci permetterà di dare visibilità maggiore anche a quei calciatori che giocando nella Next Gen hanno solo una visibilità italiana, perché ovviamente quelli della Primavera, con la Youth League, hanno possibilità di giocare partite all'estero. Purtroppo oggi non esiste un torneo internazionale per le seconde squadre e la Premier League International Cup colma questo vuoto. È un torneo a cui da anni penso e spero di partecipare, quest'anno anche grazie al lavoro di Massimiliano Scaglia, Head of Under 20, siamo riusciti a farlo e lo affronteremo con un mix di giocatori, anche per un discorso regolamentare, tra la Primavera e la Next Gen. E anche con uno staff misto perché, come dico sempre, la Juventus è unica. Oggi ci sono dei giocatori, degli allenatori o delle persone dello staff che lavorano in Under 17, in Primavera, o in Under 23, ma lavorano tutti per la Juventus, e magari molti di questi saranno cresciuti e arriveranno in una prima squadra, non soltanto i calciatori. Noi negli anni abbiamo formato tanti dirigenti, penso a Giovanni Manna che l'anno scorso con il Napoli ha vinto lo scudetto ed era un direttore della Next Gen fino a tre anni fa; a Marco Ottolini, oggi al Genoa; a Matteo Tognozzi; a Fusco che ora è al Cesena; a Federico Cherubini che questo progetto l'ha fatto partire e ora è a Parma. E a molti altri. Lo stesso anche in altri ruoli: il nostro preparatore dei portieri dello scorso anno, Daniele Borri, ora è al Milan, il nostro preparatore atletico è andato al Parma. Oggi la Next Gen è una scuola non solo per i calciatori, ma per tutti gli addetti ai lavori”.

Chiellini su Yildiz e Huijsen

Il dirigente bianconero ha parlato di Kenan Yildiz e Dean Huijsen, cresciuti in Next Gen ed oggi protagonisti con Juventus e Real Madrid: “I ragazzi rimangono sempre legati a questo ambiente, anche quando vanno in prima squadra spesso vengono qua di nuovo a vedere le partite del settore giovanile, non solo della seconda squadra ma anche della Primavera. Spesso sono ragazzi che hanno vissuto per anni nel convitto, con calciatori sia più grandi che più giovani, quindi si crea questo rapporto tra di loro. Lo scorso anno, in occasione della partita tra Juve A e Juve B, fu scattata una foto bellissima con tanti calciatori di ogni generazione, quelli del 2000, del 2002, del 2003, quelli del 2005, del 2006, tutti insieme che parlavano. Qualcuno come Yildiz o Huijsen nel frattempo è diventato una star internazionale, qualcuno gioca ancora in Next Gen, qualcun altro va a giocare in altre squadre di Serie A, B, C o all'estero, però il rapporto con i giocatori rimane sempre e anche il rapporto di affetto verso gli allenatori, verso le persone che li hanno cresciuti, le persone della segreteria, i medici e così via, rimane in eterno”. Infine una previsione sul prossimo Yildiz:  “Difficile dirlo. Il prossimo Yildiz magari non ci sarà, ma ci sono tanti calciatori di livello importante che abbiamo nel settore giovanile, in Primavera e in Next Gen, che sicuramente continueranno il loro sviluppo e arriveranno in prima squadra. Questo è sicuro”.

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Chiellini: "Vederli crescere qui e poi esordire è un grande orgoglio"

Proprio il numero degli esordi è importante 37 dal 2017-18 fino a oggi: "Da quando la denominazione è passata da Juventus Under 23 a Next Gen, questo è invece il focus principale: prima solo Frabotta, tra tutti quelli che avevano esordito, aveva avuto un minutaggio discreto, mentre dalla stagione successiva con la famosa conferenza stampa con Cherubini, Miretti, Soulé, Fagioli e Arrivabene, ogni anno almeno tre o quattro giocatori sono entrati in pianta stabile in prima squadra, giocando partite importanti e dando il loro contributo. Tuttora il numero 10 della Juventus è Yildiz, che era il numero 10 della seconda squadra due anni fa. E anche i risultati della scorsa stagione con Savona, Mbangula e lo stesso Kenan, ci danno grandi soddisfazioni e dimostrano che il progetto sta continuando bene, anche con allenatori e dirigenti diversi".

E di quale va più orgoglioso Chiellini ha risposto così a Sky Sport: "Non è facile fare nomi, ma ricordo con piacere i ragazzi cresciuti con noi sin dall'attività di base: Miretti, Savona, Caviglia o anche Fagioli, arrivato a 14 anni. Lì abbiamo visti crescere a Vinovo e questo dà ancora più orgoglio. Il sentimento per tutti è lo stesso perché ogni ragazzo ha la sua storia... è successo con Yildiz, con Soulé. Coi ragazzi che vengono dall'estero spesso c’è bisogno di tempo per capire cos'è la Juventus. Oggi il focus è sulla Next Gen perché è la parte finale di un percorso, però io dico sempre che tutte le persone che lavorano a Vinovo, nel settore dell’attività di base, fino alla Primavera e poi alla Next Gen, svolgono un ruolo fondamentale per la crescita di questi ragazzi".

Le differenze con l'estero

Proprio sull'argomento degli arrivi dall'estero, Chiellini fa un parallelo con quanto succede in Italia e fuori: "Fuori dai nostri confini sono la normalità. Da noi da quest'anno c'è l'Inter, poi Atalanta e Milan, siamo in quattro, ma siamo l'unico Paese a non avere ancora un sistema con le seconde squadre. Per chi gioca all'estero è naturale sapere di arrivare qui e fare un percorso interno. Per noi avere tanti esempi in questo senso è un vantaggio perché ci dà una grande credibilità a livello internazionale". Passando poi dalle cessioni e dai ricavi dagli stessi giocatori della Next Gen: "Oltre ai soldi incassati abbiamo anche preso le percentuali sulle future rivendite come per De Winter, Dragusin e Israel. Questo fa parte del percorso di tutte le grandi squadre, se guardiamo anche a come lavorano Real Madrid e Barcellona. Qualcuno rimane in prima squadra e diventa una colonna, altri vengono venduti dopo uno o due anni, oppure prestato e fa un percorso diverso. È uno sviluppo normali e noi siamo stati bravi, oltre che fortunati, ad avere così tanti giocatori che stanno facendo un percorso di alto livello. Facevamo qualche giorno fa una riflessione: abbiamo circa 15 ragazzi che sono passati da qui e nella prossima stagione giocheranno le competizioni europee, tra Champions, Europa e Conference League. Per noi è un vanto, siamo contenti del percorso che stanno facendo i nostri calciatori, rimarranno sempre dei ragazzi cresciuti nella Next Gen".

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