Mancini-Balotelli, voilà il derby

Il derby della Madonnina sarà il match clou della 22ª giornata di serie A
Mancini-Balotelli, voilà il derby© Massimiliano Vitez/Ag. Aldo Live

TORINO - Sostiene Mancini, dopo la sconfitta di Torino, di non ricordare parate di Handanovic, come a dire, la partita è stata equilibrata. Ricordo che una volta Nils Liedholm, parlando di un antico Milan-Real Madrid, semifinale estiva del trofeo Carranza, dichiarò: «Di Stefano? Non gli ho fatto toccare palla». «Scusi, mister - provò a contestare un giornalista romano presente a quell’amichevole - ma Di Stefano segnò 4 gol!». «Sì, e basta» replicò Liddas. Rivedo e risento Mancini, con stile ed eleganza diverse, inferiori di certo al maestro di Svezia. Personaggi da derby di Milano, domenica prossima, l’allenatore dell’Inter e Mario Balotelli, attaccante del Milan, didascalie vuote, confronto tra chi si amava e mai si è conosciuto, simboli di una Milano non più da bere ma che si è bevuta il proprio grande passato, quello del football innanzitutto, fuori dall’Europa, costretta addirittura a osservare dalla sua casa di ringhiera la prossima finale di Champions allestita nel suo cortile principale, lo stadio di San Siro. Mancini parla molto, troppo, con gli arbitri, gli assistenti, il quarto uomo, le televisioni e un po’ meno con i suoi, visto e saputo che durante la partita di Torino, Medel più volte abbia chiesto in quale posizione avesse dovuto spostarsi, senza trovare risposta perché l’allenatore era in piena ciacola zitellesca, costringendo così Silvinho, il suo secondo, a rispondere al cileno e a risolvere la questione tattica. Ho detto tattica? Non riesco a spiegarmi perché mai uno che ha giocato a football e con qualità, dico Mancini appunto, non capisca che un centrocampo formato da Medel-Kondogbia-Melo, sia roba da minatori senza lampada e luce sul casco, il francese Kondogbia a Monaco stava tra Moutinho e Toulalan che erano i suoi punti di riferimento, Medel e Melo Felipe sono due, soprattutto il brasiliano, che hanno, del football, un’idea diversa, modica quantità di fosforo ma muscolo in sovrabbondanza. Totale: l’Inter si affanna, non fa gol se là davanti hanno la mira storta, l’allenatore litiga con Icardi, brucia Jovetic (a Manchester idem con Tevez e Balotelli) e prende Eder che ha un tipo di gioco totalmente differente a va ad aggiungersi ad altri del reparto così il capriccioso viene accontentato. Mario Balotelli è la ciliegia su questo discorso prederby. Che razza di calciatore è?  Purtroppo, poi c’è il campo, poi c’è la partita, l’arbitro fischia e si passa dal sogno alla realtà. Il derby si riassume in questa strana coppia, come le due squadre, reduci da se stesse, alla ricerca di un futuro. Ma senza un presente chiaro.

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