Si ricomincia, Inter e Juve partono alla pari

Se fossimo alla vigilia di un Gran Premio di Formula 1 non sapremmo ancora quali piloti scenderanno in pista e dunque se le loro vetture siano in grado di competere per la vittoria. Ma il gioco del football non è scienza e non prevede algoritmi, anche se qualche allenatore vi ricorre con figure epocali (Southgate per i rigori decisivi all’Europeo, thanks). Andando con l’album delle figurine si potrebbe dire che Inter e Juventus partono favorite alla pari anche se i campioni d’Italia hanno perso tre uomini importanti, uno in panchina per capriccio e codardia personali, gli altri per esigenze di bilancio. Lukaku e Hakimi hanno portato ossigeno ma non ancora aria pura e fresca, Dzeko è attaccante di esperienza e professionista serissimo, Lautaro, se non fa scherzi argentini è garanzia di gol e combattimento, sta di fatto che Simone Inzaghi può dimostrare, fuori dal raccordo anulare (finalmente) di essere uno da corsa.

Lo vuole ribadire Allegri che rispetto al suo passato prossimo ha incarichi più ampi ma pure responsabilità superiori perché c’è una stagione piena di contraddizioni da smentire o riscattare, l’arrivo di Locatelli equilibra la zona mediana, con Bentancur e Rabiot la qualità cresce, poi si attendono notizie, in tutti i sensi, dall’azienda Ronaldo che chiuderà a Torino la sua carriera eccezionale veramente. Poi ci sono le cosiddette altre, il Napoli è nelle mani non soltanto di Luciano Spalletti, e sarebbero mani importanti, ma di un presidente che vive seguendo il vento, tra scirocco, maestrale e tramontana, tirando al libeccio e al grecale, insomma non sai mai come e perché, comunque la squadra ha valori certi con l’incognita degli “africani” che partiranno a gennaio per la Coppa di competenza. Non sarà così il lavoro di Pioli al Milan, Giroud aggiunge quello che Mandzukic non era riuscito a offrire, il francese ha perizia e senso del gol, nei sedici metri fa valere tempo e stacco, va servito, in attesa di Ibrahimovic anche se il nostro football si affida alle ville arzille per restare in vita (Pandev per esempio). Lazio e Roma sono due belle storie soprattutto per gli allenatori che promettono spettacolo, non tanto in campo quanto nelle loro elucubrazioni. Mourinho è artista che può rilanciare la Roma più bella e più forte che prima (non come Petrolini in Nerone), Sarri ha voglie mille per dimostrare che a Torino non lo hanno capito. Infine l’Atalanta che sta dentro il canneto, pronta a spiccare il volo. C’è un solo dubbio: che la squadra sia “logora” mentalmente, come accade quando richiedi il massimo. Gasperini è già apparso nervoso nelle prime esibizioni. L’euforia dell’Europeo deve fare i conti con le lotte condominiali e il sistema Italia, calendario asimmetrico, stadi semiaperti, trasmissioni televisive non del tutto sicure, Var centralizzato. Ma comunque si gioca e questo è quello che conta.

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