La grande fuga dalla Serie A

De Ligt (Juve): 65 milioni di euro© Alessandro Falzone/Agenzia Aldo

Il grand hotel Italia è diventato un albergo a ore. All’ingresso porta girevole, gente che va e gente che viene, restano i vecchi clienti, alcuni oltre l’età logica per un atleta ma meglio così che niente. La serie A non è più una stazione d’arrivo, la meta sognata dai calciatori di ogni parte dl mondo, il migliore teatro per le proprie esibizioni. La belle époque è un ricordo, nostalgia di un campionato affollato dai numeri uno del football internazionale, da Maradona a Platini, da Zico a Rummenigge, da Junior a Matthaus, da Careca a Klinsmann e altri cento, tutti di grande censo. Oggi ci aggrappiamo a Ibrahimovic e Dzeko, Ribery e Pandev, soltanto Vlahovic stuzzica progetti di allegria, per il resto è allergia alla Serie A, molti hanno preparato i bagagli, il ragazzo di Frattamaggiore sogna la casetta in Canada, Lorenzo Insigne è l’emigrante milionario ma ci sono altri in lista, Kessie si è stancato del rossonero, De Ligt va dove lo porta Raiola, Morata piace a Xavi per il nuovo Barcellona, Dybala sfoglia la sua margherita personale, firmo o non firmo, amo o non amo, gioco o non gioco, Belotti potrebbe accompagnare Insigne verso le Americhe, Handanovic lascia la porta dei campioni, Luis Alberto non è gradito a Sarri, Strakosha e Reina in due non ne fanno uno. Tutta bella gente che sta pensando ad altro, una specie di crisi di rigetto a un football che non eccita e che deve fare i conti con la crisi finanziaria di molti.

L’Inter campione d’Italia è in vendita, la Salernitana non ha trovato venditori nei tempi previsti, Ferrero dopo il gabbio è ai domiciliari, gli stadi sono semivuoti o semipieni dopo l’ultima decisione governativa ma con una furbata dei club che vendono soltanto i posti giusti e dunque si ricompone l’affollamento negli altri settori, si ipotizzano nuovi rinvii, la confusione regna sovrana ma non si segnalano reazioni delle famose istituzioni e degli stessi calciatori e allenatori. Si va di routine impiegatizia, la Serie A tornerà il giorno della Befana, figura giusta considerate certe performance. Ah, dimenticavo: il Var è pronto ad aprirsi al fuorigioco robotizzato, dodici telecamere individueranno ventisei parti del corpo, nulla sfuggirà. Tranne il gioco. Buonissimo duemila e ventitré. Il ventidue è già nostro.

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