Serie A, 18 squadre per fare strada anche in Europa

Serie A, 18 squadre per fare strada anche in Europa

Il 22 maggio “festeggeremo” 12 anni dall’ultima Champions italiana, quella conquistata dall’Inter a Madrid battendo 2-0 il Bayern Monaco. Da allora solo la Juventus, raggiungendo la finale in due occasioni (a Berlino nel 2015 e a Cardiff nel 2017), ha portato il nostro calcio a un passo dall’eccellenza in Europa. La crisi è strutturale - come dimostra pure il doppio flop mondiale della Nazionale - e per questo difficile da maneggiare. Un punto di partenza può però essere una sforbiciata al format della Serie A. Come dimostra l’analisi con gli altri quattro campionati principali in Europa (Premier League, Bundesliga, Liga e Ligue 1), la competitività delle squadre che lottano per salvarsi da noi è bassissima. Nonostante dovessero essere super stimolate dall’incubo di retrocedere, Cagliari, Venezia, Genoa e Salernitana nelle ultime 2 giornate di campionato sono state unite da un unico destino: hanno perso tutte. Allargando l’orizzonte alle ultime 5 gare giocate, lo scenario non cambia molto: Cagliari e Venezia non hanno raccolto neanche un punto, la Salernitana ha pareggiato con il Sassuolo (2-2) mentre il Genoa è stata l’unica a non avere encefalogramma piatto, addirittura vincendo una partita (1-0 col Torino) e raccogliendo due 0-0 con Atalanta ed Empoli.

Nel 2003-04, ultimo campionato a 18 squadre, fatta eccezione per l’Ancona (che chiuse con soli 13 punti), tra la 10ª in classifica, il Lecce, ed Empoli e Modena - entrambe retrocesse - c’erano appena 11 punti di differenza. Oggi tra Verona, decimo, e Genoa, penultimo insieme col Venezia (che ha una gara in meno), ce ne sono 23, e mancano ancora 6 giornate alla fine. La principale obiezione a una Serie A con meno squadre è di natura economica: meno partite, minori introiti. Calcolo da ragionieri che però può essere superato dall’innalzamento della competitività: maggiore è l’incertezza del torneo, maggiore può esserne l’appeal. La strada da seguire è quella della Bundesliga che di squadre ne ha 18 e regala un appiglio alla terz’ultima concedendole la possibilità di giocare uno spareggio con la terza classificata in Bundesliga 2. Match di andata e ritorno che garantisce ulteriore pepe (anche per chi acquista i diritti tv) in coda alla stagione. Sicuramente meglio rispetto allo spettacolo a cui stiamo assistendo, ovvero un livellamento verso il basso che rende troppo facile la vita a chi poi ci rappresenta nelle coppe europee, dove l’asticella si alza anche grazie alla maggior competitività della classe medio-bassa negli altri campionati. Testimone del crollo che ha segnato il nostro calcio è José Mourinho, ultimo allenatore a vincere la Champions con un’italiana (l’Inter), che con un’altra italiana (la Roma) quest’anno in tre partite non è ancora riuscito a battere una squadra norvegese (il Bodø/Glimt), contro cui - anzi - ha perso 6-1 e 2-1, pareggiando 2-2 all’Olimpico. Qualche anno fa sarebbe suonata come una barzelletta. Invece (purtroppo) è tutto vero.

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