Se Allegri si smarca dalla polemica, anche con un po’ di fastidio, Simone Inzaghi ci sguazza anche perché è il miglior alibi quando si perde: dare la colpa all’arbitro. Da qualche anno poi c’è anche un altro capro espiatorio buono per tutte le stagioni: il Var. Che ha eliminato il 90 per cento degli errori, ma non i veleni da bar, che nel calcio italiano ci saranno sempre, perché sono il sale del dibattito e il paracadute di tecnici e dirigenti. La tecnologia va bene fi nché è a favore, per nulla se l’episodio è contrario: un malcostume che non si è cancellato nemmeno quando è stata introdotta la goal line technology che ha azzerato gli errori sul gol-no gol lungo la linea di porta, e nemmeno con il fuorigioco semiautomatico di ultima generazione.

L'opinione di Casarin e Saccani
Tant’è, Inter-Juventus e il presunto fallo di mano di Rabiot accendono il fuoco della polemica. Anche se gli ex arbitri, in buona parte, sono concordi nel definire inevitabile la decisione del Var Mazzoleni e dell’arbitro Chiffi . Il più diretto è un’istituzione come Paolo Casarin, a Radio Anch’io Sport: «Negli ultimi anni, si è inventato che ogni tocco di mano è punibile ma non è vero. Si sta smontando pian piano questa idea. Si deve vedere la volontarietà, forse ha toccato il pallone con la mano ma non vuol dire che in automatico è fallo. Ci deve essere la volontarietà. Il fallo di ieri è inesistente. Quando si parla di accidentalità non si può parlare di fallo. Che punizione sarebbe stata? Solo quando fai qualcosa di volontariamente irregolare devi essere sanzionato». Un po’ come Saccani a La Domenica Sportiva sulla Rai: «Su Rabiot abbiamo cercato diverse angolazioni ma non c’è un’immagine certa che faccia vedere il contatto del braccio con il pallone. Per questo a mio avviso è regolare».