Arbitri, le sfumature politiche e le correnti
Andrà sicuramente agli Europei di Germania, dove punterà alla finale, un premio che meriterebbe. Ma il rischio di perderlo subito dopo in questo inedito “calciomercato” degli arbitri è sempre più alto. Orsato potrebbe guadagnare circa il doppio di quanto percepisce oggi in Italia, eppure le sfumature di questo “trasferimento” non sarebbero solo economiche ma anche politiche. Alle spalle del presidente e del designatore, che restano comunque figure di riferimento, nell’Aia si agitano quelle che in politica si chiamerebbero “correnti” e che nell’arbitraggio sono le sezioni, le quali purtroppo governano le votazioni con l’obiettivo di esprimere il numero 1 dell’associazione.
Non dimentichiamo che il ruolo anche simbolico che un arbitro ricopre è quello del “man in the middle”: la terzietà è un prerequisito fondamentale, non devono esistere logiche di parte o personalismi; l’obiettivo dovrebbe essere offrire il massimo della qualità possibile pure in un regime di monopolio. Lo scenario è cambiato radicalmente dopo l’arresto di Rosario D’Onofrio, procuratore capo dell’Aia, per una vicenda legata al narcotraffico; questo evento ha portato alle dimissioni di Alfredo Trentalange (e del suo braccio destro Baglioni), sostituito da Carlo Pacifici. Trentalange è stato poi assolto da ogni accusa in appello, e sta già affilando le armi con il suo esercito per le prossime elezioni ripartendo proprio da Baglioni.