Pagina 2 | Retroscena Orsato, tra la maxi offerta dall'Arabia e le correnti degli arbitri

La notizia è di quelle clamorose: Daniele Orsato sarebbe pronto ad accettare la ricca corte del calcio arabo per arbitrare oppure per iniziare lì una carriera da dirigente a partire dal 2024. Dalla tentazione alla realtà, dunque: pochi mesi fa si cominciava a vociferare della possibilità dell’arbitro veneto di trasferirsi nel golfo persico, e le molte direzioni nel campionato saudita e in quello emiratino da gennaio in avanti erano un indizio piuttosto chiaro. Se Orsato accettasse l’offerta, sarebbe una vera sconfitta per l’Aia. Nel sondaggio sul mio profilo Instagram su chi sia stato il miglior direttore di gara in questa prima parte di stagione, Orsato ha stravinto con oltre il 50 per cento: la riprova di come anche per i non addetti ai lavori sia l’arbitro italiano più stimato. Orsato è un patrimonio che non possiamo perdere, e per questo auspico l’intervento della Figc o della Lega Serie A perché impedisca questo esito.

Orsato, un patrimonio da non disperdere

Orsato, nonostante i suoi quarantotto anni, è ancora un punto di riferimento in un movimento nel quale anche i giovani più promettenti continuano a non convincere. Si pensi a Colombo, appena promosso al rango di internazionale, che in Roma-Napoli ha chiuso con addirittura dodici cartellini gialli e due rossi. Il patrimonio che verrebbe disperso con l’addio di Orsato non sarebbe solo tecnico, ma anche umano. Conosco Daniele molto bene, ed è sempre stato impegnato ad accompagnare gli arbitri meno esperti nel percorso che ognuno di loro deve compiere sotto ogni punto di vista, in primis per quanto riguarda i valori necessari a svolgere questa professione. Quella di Orsato sarebbe una figura perfetta per rivestire sia il ruolo di designatore che quello di presidente dell’Aia. Al di là dell’aspetto solo in apparenza “burbero”, l’arbitro di Schio possiede sia l’intelligenza che la sensibilità necessarie per occupare una posizione di responsabilità. In questi anni Orsato è diventato senza dubbio uno dei direttori di gara più forti al mondo. I suoi diretti concorrenti si contano sulle dita di una mano, e la sua squadra, composta anche dal Var Irrati, è decisamente la migliore in ambito Uefa e Fifa.

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Arbitri, le sfumature politiche e le correnti

Andrà sicuramente agli Europei di Germania, dove punterà alla finale, un premio che meriterebbe. Ma il rischio di perderlo subito dopo in questo inedito “calciomercato” degli arbitri è sempre più alto. Orsato potrebbe guadagnare circa il doppio di quanto percepisce oggi in Italia, eppure le sfumature di questo “trasferimento” non sarebbero solo economiche ma anche politiche. Alle spalle del presidente e del designatore, che restano comunque figure di riferimento, nell’Aia si agitano quelle che in politica si chiamerebbero “correnti” e che nell’arbitraggio sono le sezioni, le quali purtroppo governano le votazioni con l’obiettivo di esprimere il numero 1 dell’associazione.

Non dimentichiamo che il ruolo anche simbolico che un arbitro ricopre è quello del “man in the middle”: la terzietà è un prerequisito fondamentale, non devono esistere logiche di parte o personalismi; l’obiettivo dovrebbe essere offrire il massimo della qualità possibile pure in un regime di monopolio. Lo scenario è cambiato radicalmente dopo l’arresto di Rosario D’Onofrio, procuratore capo dell’Aia, per una vicenda legata al narcotraffico; questo evento ha portato alle dimissioni di Alfredo Trentalange (e del suo braccio destro Baglioni), sostituito da Carlo Pacifici. Trentalange è stato poi assolto da ogni accusa in appello, e sta già affilando le armi con il suo esercito per le prossime elezioni ripartendo proprio da Baglioni.

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Orsato, l'uomo perfetto per l'Aia

Ma di fronte a un ulteriore cambiamento imminente, io sostengo la possibilità di vedere in quel ruolo un uomo forte, e soprattutto qualcuno che abbia arbitrato fino a poco tempo prima, come sarebbe Orsato. Gli ultimi presidenti, da Nicchi a Pacifici passando per Trentalange, avevano smesso da molto tempo al momento dell’ingresso in carica: ma in un mondo che corre sempre più veloce, servono persone al passo coi tempi. Prima che a Orsato, la stessa sorte era capitata a Nicola Rizzoli, altro grande ex arbitro con una finale Mondiale nel palmarés: ed è incredibile come nei nuovi ranghi non si sia trovato un posto per il bolognese, il cui valore anche come dirigente è dimostrato dai prestigiosi incarichi in Ucraina e in America.

Ma ho fiducia che questa volta la Figc, la Lega Serie A e tutti gli stakeholder si rendano conto che Orsato è una risorsa da preservare, al di là delle dinamiche interne dell’Aia che dovrebbe avere come stella polare, rispetto a qualsiasivolgia ragionamento politico, gli arbitri e il valore umano.

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Arbitri, le sfumature politiche e le correnti

Andrà sicuramente agli Europei di Germania, dove punterà alla finale, un premio che meriterebbe. Ma il rischio di perderlo subito dopo in questo inedito “calciomercato” degli arbitri è sempre più alto. Orsato potrebbe guadagnare circa il doppio di quanto percepisce oggi in Italia, eppure le sfumature di questo “trasferimento” non sarebbero solo economiche ma anche politiche. Alle spalle del presidente e del designatore, che restano comunque figure di riferimento, nell’Aia si agitano quelle che in politica si chiamerebbero “correnti” e che nell’arbitraggio sono le sezioni, le quali purtroppo governano le votazioni con l’obiettivo di esprimere il numero 1 dell’associazione.

Non dimentichiamo che il ruolo anche simbolico che un arbitro ricopre è quello del “man in the middle”: la terzietà è un prerequisito fondamentale, non devono esistere logiche di parte o personalismi; l’obiettivo dovrebbe essere offrire il massimo della qualità possibile pure in un regime di monopolio. Lo scenario è cambiato radicalmente dopo l’arresto di Rosario D’Onofrio, procuratore capo dell’Aia, per una vicenda legata al narcotraffico; questo evento ha portato alle dimissioni di Alfredo Trentalange (e del suo braccio destro Baglioni), sostituito da Carlo Pacifici. Trentalange è stato poi assolto da ogni accusa in appello, e sta già affilando le armi con il suo esercito per le prossime elezioni ripartendo proprio da Baglioni.

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