Arbitri, le pagelle di Calvarese: Orsato il migliore, sorpresa Ferrieri Caputi

Sul podio dei promossi anche Guida, che resiste a pressioni e proteste, e un giovane. Di Bello partito male, non ha trovato continuità, è rimasto senza big match

In queste settimane, segnate anche dallo sfogo di Rocchi nella conferenza di metà stagione, chiunque si è sentito in dovere di dire la sua sul VAR. Bisognerebbe chiedersi se questo “allargamento” sia giusto, o se sia un problema: non solo gli addetti ai lavori, i giornalisti e gli stakeholder, tutti sembrano diventati “professori” in materia. Proviamo allora a tornare al campo: d'altro canto se un arbitro fa bene il suo mestiere e prende le giuste decisioni, inevitabilmente anche il VAR viene facilitato.

Prima di andare a vedere chi si è distinto positivamente in questa prima parte di stagione, ma anche i cluster dei bocciati e degli emergenti, serve una considerazione. Un arbitro è pagato per prendere decisioni: un po’ come un medico, gli servono attitudine e sicurezza, ma deve anche saper ascoltare la pancia, avere istinto. Ovviamente l'esperienza è fondamentale, serve tempo e anzianità per raggiungere i vertici. Ma al netto di ciò ci sono due caratteristiche che distinguono gli arbitri che faranno carriera dagli altri. Il primo requisito è la conoscenza del gioco: gli arbitri devono essere degli appassionati, vedere anche centinaia di clip alla settimana per poter diventare esperti. Il secondo: lavorare intensamente sui propri errori, per quanto difficile possa risultare, per provare a migliorarsi sempre. Ebbene, a mio avviso queste due componenti stanno un po’ mancando ad alcuni direttori di gara.

Inter, tre punti in più per errori VAR: lo certificano anche gli arbitri

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Sul podio degli arbitri in questa prima parte di stagione troviamo Orsato, che secondo me è uno dei più forti in Europa e nel mondo, e continua a confermare questo status. Il secondo posto lo merita Guida, che scalza così Doveri, sugli scudi lo scorso anno. L'arbitro campano ha diretto perfettamente Juve-Inter: i suoi pregi sono l'empatia e la conoscenza delle dinamiche di gioco (caratteristica che lo avvicina a Orsato); infine ha la dote naturale di resistere alle proteste e alle pressioni, un pregio non indifferente. Infine sul podio metterei Colombo: da giovanissimo, quest'anno ha accumulato un discreto numero di presenze; stupiscono in positivo le designazioni nei big match, in relazione al numero ancora limitato di direzioni in massima categoria.

A inizio anno ci saremmo aspettati di trovare nella Top 3 anche Doveri, ma il romano, che per rendere al massimo ha bisogno di una buona forma fisica e quest'anno ha patito un po’ sotto questo aspetto, ha subito un calo dopo aver diretto per anni le gare più importanti. Appena sotto al podio Massa: ha toppato Genoa-Juve commettendo errori gravi, ma una partita sbagliata non compromette il giudizio complessivo e nel girone d'andata ha diretto (bene) diversi big match.

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Se guardiamo ai bocciati, il calo di rendimento più evidente è quello di Di Bello. Partito malissimo in Juve-Bologna, non è riuscito a trovare continuità né a essere designato per un big match. L'unica partita di livello medio-alto della sua stagione è stata Milan-Atalanta di Coppa Italia, in cui ha completamente steccato. Male anche Fabbri, che pensavo avesse accusato di meno la perdita della qualifica di internazionale: da uno come lui ci si aspetta sempre qualcosa in più.

Tra i non internazionali, il nome è quello di Abisso, ancora incapace di compiere il salto di qualità. Nonostante la discreta esperienza accumulata, il siciliano mostra ancora grossi limiti: ogni volta che ci sono polemiche, c'è di mezzo lui, spesso per colpa di errori tutt'altro che trascurabili. Si confermano invece tra i big Mariani, Maresca e Sozza, tre arbitri affidabili, che possono fare qualsiasi tipo di gara.

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Marcenaro e Marchetti insidiano i big. Sorpresa Ferrieri Caputi

Passiamo dunque alle sorprese. Partiamo da Rapuano: non è un internazionale, ma se Rocchi gli ha affidato il derby di Torino (poi saltato per infortunio), significa che il designatore crede in lui e di qui a fine anno potrebbe togliersi delle soddisfazioni. Anche La Penna, rientrato dopo mesi out per problemi burocratici, sta provando a ritagliarsi uno spazio anche in vista dei big match. Menzione speciale per Marchetti: un direttore di gara giovane, che ha la più bassa percentuale di cartellini in rapporto alle partite arbitrate. Grazie a una notevole fisicità riesce sempre a controllare la partita e tenere a bada gli animi. Il suo percorso di crescita potrebbe garantirgli un futuro roseo. La domanda è: chi prenderà il posto di Orsato come internazionale la prossima stagione? Chi sembra aver bruciato la concorrenza è Marcenaro (decisamente staccato Ayroldi).

Tra i giovanissimi: una piacevole sorpresa Ferrieri Caputi, autorevole e precisa tecnicamente; anche Ermanno Feliciani e Paride Tremolada, col lavoro, potrebbero giocarsi un giorno qualcosa di importante. Gli arbitri della CAN sono in totale 47, e al termine del girone d'andata possiamo già fare un computo delle presenze al giro di boa. I dati non offrono sentenze o verdetti definitivi, ma danno delle indicazioni per esempio sulle possibili dismissioni. Chi ha diretto finora solo una partita, come Ghersini e Pezzuto (la cui anzianità nel ruolo è già abbastanza cospicua), è più a rischio. Di contro (considerando come da prassi si venga designati per un turno ogni due), avere molte presenze è indice di una buona continuità di rendimento. Non a caso Guida, che occupa il secondo gradino del podio dietro a Orsato per affidabilità e rendimento, è quello con più presenze (nove).

 

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In queste settimane, segnate anche dallo sfogo di Rocchi nella conferenza di metà stagione, chiunque si è sentito in dovere di dire la sua sul VAR. Bisognerebbe chiedersi se questo “allargamento” sia giusto, o se sia un problema: non solo gli addetti ai lavori, i giornalisti e gli stakeholder, tutti sembrano diventati “professori” in materia. Proviamo allora a tornare al campo: d'altro canto se un arbitro fa bene il suo mestiere e prende le giuste decisioni, inevitabilmente anche il VAR viene facilitato.

Prima di andare a vedere chi si è distinto positivamente in questa prima parte di stagione, ma anche i cluster dei bocciati e degli emergenti, serve una considerazione. Un arbitro è pagato per prendere decisioni: un po’ come un medico, gli servono attitudine e sicurezza, ma deve anche saper ascoltare la pancia, avere istinto. Ovviamente l'esperienza è fondamentale, serve tempo e anzianità per raggiungere i vertici. Ma al netto di ciò ci sono due caratteristiche che distinguono gli arbitri che faranno carriera dagli altri. Il primo requisito è la conoscenza del gioco: gli arbitri devono essere degli appassionati, vedere anche centinaia di clip alla settimana per poter diventare esperti. Il secondo: lavorare intensamente sui propri errori, per quanto difficile possa risultare, per provare a migliorarsi sempre. Ebbene, a mio avviso queste due componenti stanno un po’ mancando ad alcuni direttori di gara.

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