MILANO - La Serie A vota un documento per chiedere maggiore autonomia dalla Figc, forte del suo peso economico sul resto del calcio italiano, «mantenuto» dalla massima divisione per usare un’espressione molto in voga tra i fautori di questa pretesa emulazione della Premier League. Ma lo fa senza l’appoggio di quattro dei cinque club con il fatturato più alto: Juventus, Inter, Milan e Roma. In pratica, per seguire la stessa logica, senza chi mantiene la Serie A avendo questo quartetto quasi il 50% del fatturato (1,6 miliardi su 3,5 miliardi complessivi) e il 75% dei tifosi abbonati alle pay tv, la principale fonte di ricavi. Una situazione paradossale nel momento in cui si gettano sul tavolo le carte con una certa arroganza in faccia alle altre componenti del calcio italiano, Figc compresa.
Juve, Inter e Milan e il voto di lunedì
È la situazione che esce dal voto dell’assemblea di Lega di lunedì, che si annunciava infuocata dopo le polemiche degli ultimi giorni. Prima la dichiarazione del presidente della Lega, Lorenzo Casini, che aveva blindato il mantenimento a 20 squadre del campionato, nonostante la richiesta di Juventus, Inter e Milan di passare a 18. Poi la visita di questi tre club al presidente federale Gabriele Gravina per ribadire la necessità di tagliare il numero di partecipanti per ragioni legate ai calendari internazionali sempre più intasati. Oltre alla volontà di precisare di non sentirsi rappresentati sul punto da Casini