Sarri e il famoso virgolettato Juve: “Mai detto”. Poi l'opinione su Giuntoli-Motta

L'ex tecnico bianconero torna sulla sue esperienza a Torino e poi parla del futuro che attende il club con il cambio in panchina: ecco cosa ha detto

TORINO - Dopo la decisione di dimettersi da allenatore della Lazio, Maurizio Sarri parla ai microfoni di Sportitalia e torna sul suo recente passato alla guida del club biancoceleste: "A livello globale è stata una bella esperienza, con il miglior risultato della Lazio nell’era Lotito. Poi un pizzico di delusione per l’ultimo mese, ma non può scalfire la storia di tre anni. Ho avuto la sensazione che soprattutto da chi era lì da più tempo si facesse fatica a togliere lo stato di piattezza mentale. Io dissi che se avessi dovuto fare una scelta lucida ed egoistica avrei dovuto andar via dopo il secondo posto, era difficilissimo ripetersi su quei livelli. Quel risultato è stato sopravvalutato, era frutto di una nostra annata eccezionale e del fallimento di squadre più forti". E sulla decisione di lasciare un anno di contratto Sarri aggiunge: “E’ anche giusto, se te arrivi a prendere una decisione di quel tipo, devi farne le spese anche te. Secondo me ci sono momenti in cui quella scelta va fatta”.

Sarri e l'addio alla Lazio

“Non si può pensare che ci sia dietro una situazione particolare, non ho alcun dubbio su questo - prosegue il tecnico toscano - Si è venuta a creare solamente una situazione in cui facevo grande fatica a eliminare sensazioni negative che il gruppo si portava in campo. Immobile? Era un aspetto generalizzato. I giocatori che erano lì da più anni erano in una situazione mentale difficile. A volte ci sono situazioni in cui mentalmente la squadra non va e ci va una scossa forte. I nuovi erano probabilmente in una condizione mentale diversa. Ci sono situazioni in cui la squadra si appiattisce, avevo fiducia nei giocatori. Non stava arrivando la scossa e ho cercato di darla io. Kamada? Sai, ha fatto fatica cinque mesi Platini quando è arrivato in Italia. Ci sta che un ragazzo giapponese faccia fatica all’inizio, nonostante fosse già in Europa. Kamada in allenamento si vedeva che era un giocatore di buon livello, non avevo dubbi sulla sua qualità tecnica di buon livello, nei mesi in cui c’ero io ha fatto fatica”.

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Sarri, il consiglio per Thiago Motta

Sull'allenatore dell'anno non ha dubbi Sarri: Thiago Motta ha fatto una bellissima stagione, bella qualità di calcio espresso, squadra giovane e bella. Lo affiancherei a Baroni, è al secondo miracolo consecutivo, altra stagione straordinaria in una situazione difficile. A livello mediatico ci sono allenatori di cui si parla molto, altri di cui si parla poco”. E al futuro tencico della Juve, Sarri consiglia“Non so se Thiago andrà alla Juve, è un’ipotesi. Nel corso della sua carriera allenerà squadre di altissimo livello, deve cercare di restare com’è ora, senza piegarsi al nome della società in cui andare a lavorare. E’ intelligente, sa quali sono le caratteristiche del modo di fare calcio”.

Sarri su Giuntoli e Allegri

Sarri sulla sfuriata di Allegri

Da Sarri un parere e un paragone su quanto accaduto ad Allegri nel post della finale di Coppa Italia: “A me non è mai stato perdonato niente. Purtroppo faccio parte di quei pochi che vengono dal basso, e quando arrivi in alto, tanti gli vogliono ricordare che arrivi dal basso. Secondo me è una qualità, non un difetto da rinfacciare. Ho spesso avuto queste sensazioni, non si può giudicare l’atteggiamento di un allenatore. Ieri sera ho letto un’altra cosa che mi ha lasciato perplesso. In un club in cui 'Vincere è l’unica cosa che conta', probabilmente non sono soddisfatti di aver vinto solo la Coppa Italia. Non è una critica alla società, ma una constatazione. Può essere che Allegri abbia fatto una grande stagione, che la squadra non potesse fare di più. Sicuramente non mi avrebbero trattato benissimo. Ma non facciamo vittimismo: ognuno deve avere la consapevolezza di come è trattata la propria figura a livello mediatico, e comportarsi di conseguenza. Io sono orgoglioso da dove vengo”.

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Sarri: "Juve inallenabile? Mai detto"

E proprio sul suo passato bianconero insiste: “Il fatto che la Juve non è allenabile tra virgolette, io non l’ho mai detto. Mi è stato attribuito questo virgolettato, va inserito in un contesto del club che vinceva da otto anni consecutivi. Il campionato veniva dato per scontato, il club faceva passare l’idea che dovessimo vincere la Champions; in realtà in Europa eravamo il dodicesimo fatturato, c’erano undici squadre che spendevano di più. Mi sembrava un po’ troppo ottimistico. Poi che si voglia vincere lo stesso è innegabile, che si sbandieri l’obbligo all’esterno è meno comprensibile”. Poi sulla coppia Giuntoli-Motta e il futuro del club sentenzia: “Motta-Giuntoli coppia da ciclo? Penso di sì, perché Thiago è un allenatore forte, che ha idee. Forte, fa crescere giocatori, Cristiano è un fuoriclasse assoluto nel suo ruolo. Competente, determinato, tosto, grande capacità nella scelta dei giocatori, della gestione, della scelta dell’allenatore. Coppia destinata a crescere e fare benissimo”.

Da dove riparte Sarri

Anche un lutto familiare per Sarri con la scomparsa della madre, da dove riparte il tecnico toscano? “La morte del genitore non serve, è solo un’esperienza dolorosa. A livello calcistico ci sono momenti in cui è troppo facile dare la colpa a tutti per giustificare se stessi. Con lo staff stiamo cercando di fare un percorso per vedere e capire dove abbiamo sbagliato. Noi non possiamo risolvere i problemi delle altre componenti nella situazione globale, le responsabilità non sono mai solo da una parte, ma stiamo discutendo per capire cosa possiamo fare di meglio”.

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Il futuro di Sarri

Ora cerca un progetto 'arrapante', come detto da lui stesso: “Cerco qualcosa di stimolante, una proposta che inneschi questo tipo di sensazioni. Mi piacerebbe fare un percorso con una squadra abbastanza giovane, che possa stare insieme in un periodo medio-lungo, per vedere dove si può arrivare. Si parla di giovani, a volte, in modo insensato, i giocatori sono forti e meno forti. I giocatori giovani forti possono essere plasmati, quindi è più stimolante per un allenatore. Mi piacerebbe un percorso con giocatori di età media bassa. Anche con una società che ha voglia di crescere, senza fretta. Ma che abbia le idee chiare”. Sulla possibilità della Fiorentina scherza: "Io non posso tornare a casa e leggere che mi sono proposto alla Fiorentina. Io non mi propongo a nessuno. Abitando in questa zona ci sono cento persone che mi chiedono perché non voglio andare a Firenze. Ma non c’è mai stata alcuna trattativa e nemmeno un approccio, non è che non ci voglio andare. La battuta del Viola Park era una frase per stemperare le domande che mi fanno persone della zona”.

Sarri, il Napoli, l'Inter e Inzaghi

Sul Napoli spiega: “Riparte da una squadra forte. Quest’anno dopo l’Inter, il Napoli era la squadra tecnicamente più forte. Ci sono delle stagioni di questo tipo, vinci un campionato a Napoli, il down che puoi avere dopo è amplificato. A Napoli tutto è amplificato, si è ritrovato in difficoltà e si è perso. Non è diventata scarsa, ci sono le basi per ricostruirla in modo forte". Sulla vicenda societaria dell’Inter e sulla crescita di Inzaghi: “Ho seguito poco. Mi piace andare in società in cui c’è una faccia come proprietario, altrimenti ti ritrovi in situazioni di questo tipo, con fondi d’investimenti, che hanno un unico scopo: rivenderla per guadagnarci. La situazione Inter mi sembra un po’ particolare, ma il calcio sta diventando questo. Inzaghi penso che abbia fatto una stagione di grande livello; l’anno scorso sono arrivati in finale di Champions, sta facendo molto bene, la squadra è forte. Un po’ da ringiovanire, mi sembra che si stiano muovendo per farlo. Ha uno dei centrocampi più forti d’Europa. Non so se la squadra rimane questa; se così fosse, ripartiranno un passo avanti alle altre. Poi le stagioni non sempre hanno la giusta inerzia, in questo momento sono un passo avanti a tutti”.

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"I tecnici italiani sono i migliori"

Gli allenatori italiani rimangono i migliori al mondo, ma il Milan probabilmente opta per una scelta estera, questa la versione di Sarri: “Non mi far rispondere, altrimenti sembra mi stia proponendo al Milan. Se si parla di allenatori a livello medio i nostri sono i migliori di tutti, ma non significa che dall’estero non possano arrivarne di bravi. Se si parla di livello medio, la mia sensazione, vedendo anche chi ho affrontato, i tecnici italiani sono superiori a quelli degli altri Paesi. E’ un discorso talmente generico che non nega che all’estero ci sono allenatori molto forti”. Ma sulla qualità degli allenatori di casa nostra non ha dubbi: “Per mentalità, se potessi scegliere io, non solo ne prenderei uno italiano, ma cercherei di avere più giocatori italiani possibili. L’identità si forma così, basta ricordare la Juve del ciclo vincente. Io farei questo: stai parlando di società che ormai sono multinazionali e pensano in maniera diversa”.

Sarri su Nazionale ed Europeo

Poi si proietta su Nazionale ed Europeo: “Abbiamo una squadra di buon livello; da qui a vincere un torneo, non un campionato, ci sono 2mila fattori. Mi scappa spesso da ridere quando i giornalisti rivelano le nuove tendenze tattiche in questo tipo di torneo. E’ una cazzata assoluta. Si parla di tendenze in un torneo di 20 giorni? Conta l’aspetto fisico, mentale, c’è il rischio della stanchezza mentale dei nostri giocatori. Da noi il calcio è più pesante, non è facile arrivarci con la testa pulita. La nostra squadra può essere competitiva. Spalletti sta portando entusiasmo, freschezza tattica e mentale, senso d’appartenenza, sta lavorando molto in questo senso. Penso stia facendo bene”. Davanti c'è Scamacca: “Negli ultimi tre mesi ha dato ottime dimostrazioni, penso sarà sicuramente nella rosa dell’Europeo. Con la speranza che possa essere la sorpresa in positivo”.

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La tattica di Sarri

Infine un pò di tattica, dal suo 4-3-3 passando per De Zerbi e la Premier: “Penso tattica e sistema c’entrino poco. Lo stile di gioco che conta, in questo momento si fa passare il calcio moderno un calcio ‘uomo contro uomo’ che si giocava negli anni ’70 con il Libero, senza grandi coperture. Si sta spacciando come calcio moderno ed europeo. Se guardi le semifinali, non è assolutamente vero che si gioca così. C’è da fare un distinguo tra i precursori e i seguaci. Quello di Gasp è molto raffinato, con una serie di scalature molto dettagliate, i seguaci adattano un ‘uomo contro uomo’ a tutto campo. Gasperini è un tecnico straordinario, gioca in modo molto differente dal mio, ma ha una bellissima modalità d’interpretazione. I seguaci che hanno estremizzato non mi piacciono. Si è innescato un modo di giocare eccessivo”.

Il consiglio per De Zerbi

Consiglio all'ex Brighton?Se gli devo consigliare una cosa, gli direi di rimanere in Premier. Io ho fatto quell’errore, se tornassi indietro non lo rifarei. Sarei rimasto al Chelsea, consapevole che probabilmente l’anno successivo non l’avrei finito. Se mi telefona, gli dico di restare là. I momenti sono decisivi nelle scelte: uno torna a casa, si rende conto che ha bisogno di spurgare mentalmente, stare calmo per qualche mese; con una situazione familiare difficile, mia mamma stava male. Non sarei andato da nessuna parte”.

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TORINO - Dopo la decisione di dimettersi da allenatore della Lazio, Maurizio Sarri parla ai microfoni di Sportitalia e torna sul suo recente passato alla guida del club biancoceleste: "A livello globale è stata una bella esperienza, con il miglior risultato della Lazio nell’era Lotito. Poi un pizzico di delusione per l’ultimo mese, ma non può scalfire la storia di tre anni. Ho avuto la sensazione che soprattutto da chi era lì da più tempo si facesse fatica a togliere lo stato di piattezza mentale. Io dissi che se avessi dovuto fare una scelta lucida ed egoistica avrei dovuto andar via dopo il secondo posto, era difficilissimo ripetersi su quei livelli. Quel risultato è stato sopravvalutato, era frutto di una nostra annata eccezionale e del fallimento di squadre più forti". E sulla decisione di lasciare un anno di contratto Sarri aggiunge: “E’ anche giusto, se te arrivi a prendere una decisione di quel tipo, devi farne le spese anche te. Secondo me ci sono momenti in cui quella scelta va fatta”.

Sarri e l'addio alla Lazio

“Non si può pensare che ci sia dietro una situazione particolare, non ho alcun dubbio su questo - prosegue il tecnico toscano - Si è venuta a creare solamente una situazione in cui facevo grande fatica a eliminare sensazioni negative che il gruppo si portava in campo. Immobile? Era un aspetto generalizzato. I giocatori che erano lì da più anni erano in una situazione mentale difficile. A volte ci sono situazioni in cui mentalmente la squadra non va e ci va una scossa forte. I nuovi erano probabilmente in una condizione mentale diversa. Ci sono situazioni in cui la squadra si appiattisce, avevo fiducia nei giocatori. Non stava arrivando la scossa e ho cercato di darla io. Kamada? Sai, ha fatto fatica cinque mesi Platini quando è arrivato in Italia. Ci sta che un ragazzo giapponese faccia fatica all’inizio, nonostante fosse già in Europa. Kamada in allenamento si vedeva che era un giocatore di buon livello, non avevo dubbi sulla sua qualità tecnica di buon livello, nei mesi in cui c’ero io ha fatto fatica”.

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