Errori e disparità di giudizio: qual è il vero problema degli arbitri di Serie A

L’analisi dell’ex fischietto Gianpaolo Calvarese punta il dito su un aspetto ben preciso, che è la chiave per capire incertezze e abbagli che si vedono in campo

In queste prime 12 giornate di Serie A, abbiamo visto decisioni sbagliate, altre addirittura incomprensibili, mancanza di uniformità. Le polemiche sono aumentate, si rischia l’anarchia tecnica. Ma dove sta il problema? Di chi è la colpa? Lo dico una volta per tutte: mi sono stufato di vedere addossata ogni responsabilità agli arbitri, di sentir dire che “sono scarsi”. Per arrivare in Serie A, tranne il caso raro dei talenti assoluti che nascono una volta ogni 30 anni, serve sempre una trafila di almeno dieci anni di sacrifici, studio, impegno. No, i nostri arbitri non sono scarsi. Ciò che manca, come ho ripetuto spesso, è la formazione tecnica. Lo si capisce andando a riascoltare l’audio di La Penna, Var di Atalanta-Udinese: non sento parlare di un braccio, quello di Hien, che va verso il pallone e non viceversa; non sento parlare di un arto che si alza mentre l’altro rimane fermo, perché il difensore sa che il pallone passerà lì; non sento parlare del fatto che il pallone non viene deviato ma arriva da lontano. Incredibile come si analizzi l’episodio con superficialità, senza partire dal punto di contatto (ho sentito parlare di «spalla»).

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Serie A

Analisi e dialoghi

Se si ascoltano i dialoghi, ci si accorge che è l’operatore a dire a La Penna: «Ti do un’altra telecamera per vedere gli altri calciatori e la distanza» . Dettagli che dovrebbe essere il Var, invece, a cogliere. Se in un episodio così “facile” come quello di Bergamo le difficoltà sono tali e tante, figurarsi su uno leggermente più complesso come il fuorigioco influente di Luvumbo sul gol di Zortea in Cagliari-Milan: sarebbe stato interessante sentire cosa si siano detti in quel caso arbitro e VAR, peccato che a Open Var non ci sia stato permesso di ascoltarlo. Allo stesso modo, ho sentito nominare a sproposito, da arbitro e Var, uno «step on foot» sul gol annullato a Davis per fallo su De Roon. Anche quando giustamente non si interviene, come in Inter-Napoli (un rigore che sarebbe stato meglio non fischiare, ma che sicuramente non è da VAR, come quello di Empoli-Napoli), emerge la confusione, ci sono le proteste: dice Conte che il VAR «interviene solo quando conviene».

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Serie A

Formazione

Le responsabilità vanno cercate altrove: non sono solo in chi arbitra, ma condivise anche con chi forma gli arbitri. Io sono stato in campo e ai raduni a Coverciano. Ho molti ricordi di episodi al limite, sui quali il designatore tracciava una linea chiara: dalla volta successiva, tutti facevano come aveva detto lui. Il rendimento arbitrale è la cartina di tornasole dei formatori. Se in un turno di campionato un certo contatto viene fischiato e la domenica successiva no; se uno step on foot viene sanzionato col giallo una volta sì e l’altra no; se in TV chi dovrebbe insegnare usa espressioni che poco hanno a che fare con l’arbitraggio, l’unico effetto è la confusione. Un arbitro confuso, o indeciso, è un arbitro che sviluppa un sentimento di paura. Io in campo mi sentivo forte quando studiavo, quando mi costruivo nella mente delle “memorie cache” vedendo tanti episodi: riuscivo a dirimere la situazione facendo corrispondere ciò che vedevo a ciò che avevo già esaminato. Oggi questa chiarezza tecnica manca, è evidente: si è pensato di sopperire standardizzando, semplificando, ma si è soltanto complicato il tutto, perché l’arbitraggio è fatto di dettagli, di qualità, e di studio, caratteristiche che oggi mancano tutte. E per questo motivo prende piede la paura: un sentimento condivisibile, ma che si può superare solo lavorando sulla tecnica, implementando la conoscenza.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Serie A

Il divario tra Italia ed Europa

Nel frattempo, il divario tecnico tra l’Italia e l’Europa è sempre più evidente. A Lipsia, il rigore su Vlahovic non viene fischiato. A San Siro, viene assegnato un rigore leggero come quello di Anguissa-Dumfries. L’anno scorso, Sommer a Firenze colpisce prima il pallone e poi Nzola; il Var chiama la review e viene dato rigore. Pochi giorni fa, lo stesso Sommer prende la faccia di Merino e non il pallone, ma l’arbitro non fischia il penalty e il Var non interviene. Ma su queste cose la colpa non può essere degli arbitri, anche perché a Open Var il rigore di Fiorentina-Inter è stato valutato come corretto. Perché Rosetti, Collina e Rizzoli, i miei maestri e coloro che hanno introdotto e sperimentato il Var, se ne sono andati all’estero? Perché Irrati e Valeri, i nostri migliori Var, hanno lasciato a propria volta l’Italia? Quest’estate sono stato l’unico a invocare la loro permanenza, ma nessuno si è mosso per convincerli. Anche Orsato è di fatto ancora fuori nonostante predichi in diverse occasioni la volontà di insegnare ai giovani arbitri. Oggi ci troviamo nella situazione assurda: al posto degli Irrati e dei Valeri troviamo al Var ex direttori di gara che in campo non erano in grado di arbitrare ad alti livelli, e per questo motivo erano stati dismessi.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Serie A

Ricambi generazionali e Open Var

Tornando agli arbitri in campo: quello in corso non è il primo dei ricambi generazionali. Quando arrivò Collina, furono dismessi 20 arbitri, tra cui molti internazionali. Lì cominciò la formazione, che diede i suoi frutti, se è vero che uno di quei giovanissimi che avevano cominciato in quel momento il loro percorso, Rizzoli, sarebbe arrivato fino alla finale dei Mondiali. È da quell’esempio che si deve ripartire anche stavolta: dalla qualità dell’insegnamento arbitrale. Veniamo dunque alla questione di Open Var, a mio avviso emblematica. Uno spazio che era nato come strumento di divulgazione e diffusione di cultura arbitrale si è trasformato in un’inutile giustificazione di errori e mancanze. Il rischio è che gli arbitri dilapidino la grande occasione a loro disposizione. Perché non far sentire gli audio di Verona-Roma? Perché non mostrare il sospetto fuorigioco di Luvumbo in Cagliari-Milan, sul gol di Zortea? Così non si capisce se effettivamente l’attaccante fosse oltre la linea, né se, come credo, impattasse sulla visuale di Maignan. Se Open Var fosse effettivamente uno strumento utilizzato per fare tecnica su tutti gli episodi, non servirebbe neanche la pantomima della lettera di scuse al Monza e Cagliari, che ha spinto Gianluca Nani dell’Udinese a parlare della necessità di un “libro di scuse” per il suo club. Se tutto andasse come dovrebbe andare, se Open Var funzionasse come era stato pensato, allora non servirebbero questi mezzi. Anche perché, ricordiamolo sempre, gli arbitri non hanno nulla da nascondere.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Serie A

In queste prime 12 giornate di Serie A, abbiamo visto decisioni sbagliate, altre addirittura incomprensibili, mancanza di uniformità. Le polemiche sono aumentate, si rischia l’anarchia tecnica. Ma dove sta il problema? Di chi è la colpa? Lo dico una volta per tutte: mi sono stufato di vedere addossata ogni responsabilità agli arbitri, di sentir dire che “sono scarsi”. Per arrivare in Serie A, tranne il caso raro dei talenti assoluti che nascono una volta ogni 30 anni, serve sempre una trafila di almeno dieci anni di sacrifici, studio, impegno. No, i nostri arbitri non sono scarsi. Ciò che manca, come ho ripetuto spesso, è la formazione tecnica. Lo si capisce andando a riascoltare l’audio di La Penna, Var di Atalanta-Udinese: non sento parlare di un braccio, quello di Hien, che va verso il pallone e non viceversa; non sento parlare di un arto che si alza mentre l’altro rimane fermo, perché il difensore sa che il pallone passerà lì; non sento parlare del fatto che il pallone non viene deviato ma arriva da lontano. Incredibile come si analizzi l’episodio con superficialità, senza partire dal punto di contatto (ho sentito parlare di «spalla»).

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Serie A
1
Errori e disparità di giudizio: qual è il vero problema degli arbitri di Serie A
2
Analisi e dialoghi
3
Formazione
4
Il divario tra Italia ed Europa
5
Ricambi generazionali e Open Var