Shomurodov: “È un Cagliari che ti ricarica”. E su Ranieri e Mourinho…

In prestito dalla Roma, ha voglia di riscatto e in rossoblù può trovare un ambiente simile a quello che gli aveva dato la consacrazione al Genoa
Shomurodov: “È un Cagliari che ti ricarica”. E su Ranieri e Mourinho…© Roberto Garavaglia/ag. Aldo Liverani sas

Eldor Shomurodov, salutata la Roma ecco la nuova avventura al Cagliari. Com’è iniziato questo ritiro?

«Mi trovo bene con la squadra, con i ragazzi, con il mister. Le vacanze sono state lunghe, praticamente sono durate un mese… I primi giorni è stato più difficile, ma adesso va molto meglio e sto bene. Mi sento carico e non vedo l’ora che inizi il campionato».

Vacanze a casa?

«Sì, in Uzbekistan».

Ce lo racconta, l’Uzbekistan? Probabilmente la maggior parte di noi italiani non saprebbe collocarlo geograficamente in modo esatto… Nonostante una delle canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana si intitoli proprio Samarcanda!

«Samarcanda è una città storica, ci vengono tanti turisti. Poi ci sono Bukhara e Khiva. Tutte e tre sono affascinanti, artistiche. E c’è la capitale Tashkent, anche questa molto bella. Io sono nato a Jarkurgan, l’accademia l’ho fatta a Mashal, è lì che ho iniziato a giocare a calcio. In Uzbekistan amiamo molto il calcio, è il primo sport. Poi ci piace molto la boxe: otteniamo risultati alle Olimpiadi, ai Mondiali. Io, però, venendo da una famiglia di calciatori, ho subito iniziato a giocare a calcio».

Il piccolo Messi

«Massì, i giornalisti mi hanno soprannominato così, anche se non c’entro niente con lui. Né come fisico, né come modo di giocare. E poi Messi è Messi. Chissà come è nata questa cosa. Ora comunque non ho soprannomi, sono Eldor e basta».

C’è qualche attaccante che ha ammirato e studiato in modo particolare?

«Da ragazzino avevo Drogba e Fernando Torres come idoli, li studiavo e cercavo di capire i loro movimenti. Ora, beh, studio soprattutto i movimenti e gli schemi che mi suggeriscono i miei allenatori. Studio con Ranieri».

Com’è stato l’impatto con il mister?

«Ottimo. Anche se non ci siamo ancora detti nulla di speciale, ovviamente. La stagione è solo all’inizio. Mi ha chiesto come stavo fisicamente. So che può aiutarmi a crescere, ad esprimermi al meglio».

L’obiettivo è quello di tornare alle prestazioni e alla continuità dell’esperienza al Genoa, giusto? Cosa serve per rendere di nuovo a quei livelli?

«Conta molto l’aspetto psicologico. Mi sentivo forte, c’era l’ambizione. Sentivo la fiducia. Qui a Cagliari ci sono tutti gli ingredienti per ripetermi e credo possa essere l’occasione giusta: allenatore esperto e preparato, una società che crede in me, un bel gruppo pieno di entusiasmo. Tanti tifosi sono venuti con passione a fare il tifo anche in ritiro. Al campo, in albergo: ci aiutano tanto. La rimonta dello scorso anno ha entusiasmato la piazza e in squadra sento che c’è consapevolezza, c’è fiducia. Quelle partite di carattere giocate contro il Bari hanno colpito anche me e sono state una delle cose a cui ho pensato quando è capitata l’occasione di venire al Cagliari».

Tra i nuovi compagni chi la sta aiutando di più a entrare nel gruppo?

«Edoardo Goldaniga, che conosco dai tempi del Genoa. Poi anche altri giocatori più “vecchi”, i senatori. Pavoletti, ad esempio».

Ruolo d’attacco: ha preferenze?

«Quando si gioca con due attaccanti per me è più facile, io ho sempre giocato così e sono più vicino alla porta. Se gioco a tre devo stare a sinistra e ho bisogno di più tempo: devo dribblare e attaccare lo spazio. È diverso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Quanti gol vuole segnare quest’anno? Si è posto un obiettivo?

«L’obiettivo principale è quello di aiutare il Cagliari. Mi hanno preso e hanno fiducia in me, io voglio fare la mia parte. Quanto al numero di gol… Ho in mente un numero, ma non ve lo dico!».

Tra i suoi ex compagni al Genoa c’è un altro attaccante che sta accendendo il mercato: Scamacca.

«Lui adesso è uno dei più forti in Italia. Certo che lo vogliono tante squadre… Ma io penso anche che in Inghilterra può far bene perché è forte fisicamente».

Lei ormai è in Italia da tanto. Cosa le piace del nostro Paese e del nostro campionato?

«Mi piace tutto. Ci sono tante buone squadre, la Serie A è uno dei top-5 campionati europei. Sono abituato a questo calcio. Se dovessi cambiare, andare in Spagna ad esempio, avrei bisogno di più tempo per adattarmi».

Lo scorso anno andò allo Spezia dopo che il Torino fu vicinissimo a prenderla in prestito: cosa non funzionò nella trattativa con i granata?

«Qualcosa tra i club è andato storto, ma non so cosa».

Mourinho le ha detto qualcosa quando è andato via dalla Roma? Consigli? Insegnamenti?

«Ci siamo parlati, sì. Mi ha detto che dovevo fare tanti gol e tornare a Roma per poi aiutare il gruppo. Questo è successo prima dello Spezia. Quest’estate non ci siamo ancora sentiti. Comunque una cosa che mi ha insegnato è che bisogna sempre essere focalizzati sulla vittoria: pensare a vincere, ragionare da vincenti».

A proposito dei difensori incontrati in Italia: c’è qualcuno che l’ha impressionata particolarmente? Chi è il “peggiore” con cui avere a che fare?

«Ce ne sono davvero tanti. E ci sono tante squadre che difendono bene e rendono la vita difficile agli attaccanti. Squadre che giocano a tre. Faccio fatica ad indicare un giocatore in particolare, però posso citare l’Inter di Conte. Che organizzazione… Due anni fa non volevo giocarci, contro l’Inter! Difendeva troppo bene».

È vero che legge molto prima delle partite e in ritiro?

«Sì, mi rilassa. Leggo di storia, leggo di politica. Ora in ritiro sto leggendo un libro sui grandi presidenti della storia contemporanea».

Nel suo tempo libero c’è la passione per la lettura e c’è l’impegno per il sociale, la beneficenza. Ci ha molto colpito la vicenda del bimbo malato che sta aiutando.

«Sono andato in Uzbekistan, ho conosciuto un bambino che ha bisogno di fare delle cure che richiedono molti soldi. Sto cercando di aiutarlo, collaboro per una raccolta fondi. Purtroppo bisogna fare in fretta e servono centinaia di migliaia di euro. Adoro i bambini, io ho due figli. Sono ancora piccoli, ma chissà che anche loro non diventino calciatori. Il maschio sta già iniziando a giochicchiare. Vedremo, visto che il calcio ormai è una questione di famiglia…».

Una curiosità, per finire e per entrare dietro le quinte del ritiro del Cagliari: chi sono i più scherzosi? A livello di furti di cellulare e goliarda come stiamo messi?

«Scherzano tanto Nandez e Alessandro Deiola. Ma non posso raccontare troppo, sennò poi si vendicano…». 

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Eldor Shomurodov, salutata la Roma ecco la nuova avventura al Cagliari. Com’è iniziato questo ritiro?

«Mi trovo bene con la squadra, con i ragazzi, con il mister. Le vacanze sono state lunghe, praticamente sono durate un mese… I primi giorni è stato più difficile, ma adesso va molto meglio e sto bene. Mi sento carico e non vedo l’ora che inizi il campionato».

Vacanze a casa?

«Sì, in Uzbekistan».

Ce lo racconta, l’Uzbekistan? Probabilmente la maggior parte di noi italiani non saprebbe collocarlo geograficamente in modo esatto… Nonostante una delle canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana si intitoli proprio Samarcanda!

«Samarcanda è una città storica, ci vengono tanti turisti. Poi ci sono Bukhara e Khiva. Tutte e tre sono affascinanti, artistiche. E c’è la capitale Tashkent, anche questa molto bella. Io sono nato a Jarkurgan, l’accademia l’ho fatta a Mashal, è lì che ho iniziato a giocare a calcio. In Uzbekistan amiamo molto il calcio, è il primo sport. Poi ci piace molto la boxe: otteniamo risultati alle Olimpiadi, ai Mondiali. Io, però, venendo da una famiglia di calciatori, ho subito iniziato a giocare a calcio».

Il piccolo Messi

«Massì, i giornalisti mi hanno soprannominato così, anche se non c’entro niente con lui. Né come fisico, né come modo di giocare. E poi Messi è Messi. Chissà come è nata questa cosa. Ora comunque non ho soprannomi, sono Eldor e basta».

C’è qualche attaccante che ha ammirato e studiato in modo particolare?

«Da ragazzino avevo Drogba e Fernando Torres come idoli, li studiavo e cercavo di capire i loro movimenti. Ora, beh, studio soprattutto i movimenti e gli schemi che mi suggeriscono i miei allenatori. Studio con Ranieri».

Com’è stato l’impatto con il mister?

«Ottimo. Anche se non ci siamo ancora detti nulla di speciale, ovviamente. La stagione è solo all’inizio. Mi ha chiesto come stavo fisicamente. So che può aiutarmi a crescere, ad esprimermi al meglio».

L’obiettivo è quello di tornare alle prestazioni e alla continuità dell’esperienza al Genoa, giusto? Cosa serve per rendere di nuovo a quei livelli?

«Conta molto l’aspetto psicologico. Mi sentivo forte, c’era l’ambizione. Sentivo la fiducia. Qui a Cagliari ci sono tutti gli ingredienti per ripetermi e credo possa essere l’occasione giusta: allenatore esperto e preparato, una società che crede in me, un bel gruppo pieno di entusiasmo. Tanti tifosi sono venuti con passione a fare il tifo anche in ritiro. Al campo, in albergo: ci aiutano tanto. La rimonta dello scorso anno ha entusiasmato la piazza e in squadra sento che c’è consapevolezza, c’è fiducia. Quelle partite di carattere giocate contro il Bari hanno colpito anche me e sono state una delle cose a cui ho pensato quando è capitata l’occasione di venire al Cagliari».

Tra i nuovi compagni chi la sta aiutando di più a entrare nel gruppo?

«Edoardo Goldaniga, che conosco dai tempi del Genoa. Poi anche altri giocatori più “vecchi”, i senatori. Pavoletti, ad esempio».

Ruolo d’attacco: ha preferenze?

«Quando si gioca con due attaccanti per me è più facile, io ho sempre giocato così e sono più vicino alla porta. Se gioco a tre devo stare a sinistra e ho bisogno di più tempo: devo dribblare e attaccare lo spazio. È diverso».

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