MILANO - Moratti is back. In che modo e a che titolo, lo scopriremo forse nei prossimi giorni, nelle prossime settimane. Ma è evidente che dietro l’operazione Mancini, ci sia la regia dell’ex presidente. Che in tal modo, dopo mesi di polemiche e di silenzi, culminati con le dimissioni dall’Inter, torna prepotentemente alla ribalta. E fa capire che in società, almeno quando si va in crisi, a prendere le decisioni più complicate c’è ancora lui. Un bel sospiro di sollievo anche per i tifosi, che cominciavano a vedere con qualche apprensione le difficoltà di Thohir nel diventare, oltre che operativo, anche decisionista.
DALLA FIORENTINA - Moratti non ha mai nascosto, nelle ultime settimane, di considerare ormai chiusa l’esperienza di Mazzarri all’Inter. Per lui, la sconfitta con la Fiorentina era stato il punto di non ritorno. Ma Thohir, anche perché atteso da un duro confronto con l’Uefa sul fair play finanziario, aveva legittime perplessità a presentarsi a Nyon con due tecnici a libro paga. Che, per la cronaca, rappresenteranno un esborso notevolissimo per una società che naviga tra i debiti: Mazzarri e il suo staff più Mancini e il suo staff costeranno all’Inter circa 10 milioni netti all’anno. Considerato che Mazzarri ha ancora 18 mesi di contratto e Mancini ha firmato per i prossimi 30, il club nerazzurro da oggi al 30 giugno 2017 spenderà più di 40 milioni di euro per la panchina, salvo accordi con il tecnico esonerato ieri. Sabato scorso, e torniamo al brusco cambio di direzione impartito da Thohir, il tycoon indonesiano nella visita ad Appiano ha notato un tecnico più insicuro, più nervoso. E lì ha capito che forse Moratti non aveva tutti i torti a spingere per il cambio. I fischi, insostenibili, di San Siro hanno poi fatto iloresto.
IL PRANZO GALEOTTO - Lunedì, dopo l’inopinato pareggio interno con il Verona, Thohir e Moratti si sono incontrati a pranzo, al Clubino Dadi di via degli Omenomi. Si pensava che il focus del summit fosse stato da un lato di carattere economico e dall’altro “politico”, per capire in che modo sarebbero stati sostituiti i tre membri del Cda che Moratti aveva fatto dimettere qualche giorno prima. Ma in realtà, Thohir ha deciso di affidarsi all’esperienza e alle conoscenze del suo predecessore per prendere la decisione sicuramente più delicata da quando ha preso l’Inter. E Moratti non si è fatto pregare: aveva già in mano due nomi forti, Mancini e Leonardo. Alla fine, verificata la disponibilità del tecnico che viene ricordato all’Inter per i tre scudetti consecutivi (in effetti uno a tavolino più due sul campo), la scelta è ricaduta sul Mancio, certamente più caro rispetto a Leonardo, ma anche, da un certo punto di vista, più affidabile. Moratti e Mancini si sono parlati anche giovedì, ma sono stati materialmente il dg Fassone e il Ceo Bolingbroke a recarsi a Jesi per mettere nero su bianco al contratto.
Leggi l'articolo completo su
DALLA FIORENTINA - Moratti non ha mai nascosto, nelle ultime settimane, di considerare ormai chiusa l’esperienza di Mazzarri all’Inter. Per lui, la sconfitta con la Fiorentina era stato il punto di non ritorno. Ma Thohir, anche perché atteso da un duro confronto con l’Uefa sul fair play finanziario, aveva legittime perplessità a presentarsi a Nyon con due tecnici a libro paga. Che, per la cronaca, rappresenteranno un esborso notevolissimo per una società che naviga tra i debiti: Mazzarri e il suo staff più Mancini e il suo staff costeranno all’Inter circa 10 milioni netti all’anno. Considerato che Mazzarri ha ancora 18 mesi di contratto e Mancini ha firmato per i prossimi 30, il club nerazzurro da oggi al 30 giugno 2017 spenderà più di 40 milioni di euro per la panchina, salvo accordi con il tecnico esonerato ieri. Sabato scorso, e torniamo al brusco cambio di direzione impartito da Thohir, il tycoon indonesiano nella visita ad Appiano ha notato un tecnico più insicuro, più nervoso. E lì ha capito che forse Moratti non aveva tutti i torti a spingere per il cambio. I fischi, insostenibili, di San Siro hanno poi fatto iloresto.
IL PRANZO GALEOTTO - Lunedì, dopo l’inopinato pareggio interno con il Verona, Thohir e Moratti si sono incontrati a pranzo, al Clubino Dadi di via degli Omenomi. Si pensava che il focus del summit fosse stato da un lato di carattere economico e dall’altro “politico”, per capire in che modo sarebbero stati sostituiti i tre membri del Cda che Moratti aveva fatto dimettere qualche giorno prima. Ma in realtà, Thohir ha deciso di affidarsi all’esperienza e alle conoscenze del suo predecessore per prendere la decisione sicuramente più delicata da quando ha preso l’Inter. E Moratti non si è fatto pregare: aveva già in mano due nomi forti, Mancini e Leonardo. Alla fine, verificata la disponibilità del tecnico che viene ricordato all’Inter per i tre scudetti consecutivi (in effetti uno a tavolino più due sul campo), la scelta è ricaduta sul Mancio, certamente più caro rispetto a Leonardo, ma anche, da un certo punto di vista, più affidabile. Moratti e Mancini si sono parlati anche giovedì, ma sono stati materialmente il dg Fassone e il Ceo Bolingbroke a recarsi a Jesi per mettere nero su bianco al contratto.
Leggi l'articolo completo su
© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Inter