Quella maglia nerazzurra alle spalle di Wanda

La sovraesposizione sui social e in tv ha fatto traboccare il vaso
Quella maglia nerazzurra alle spalle di Wanda© Inter via Getty Images

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la goccia che ha fatto traboccare il vaso fra l’Inter e Icardi o meglio, fra l’Inter e Wanda Nara, non è stata l’ultima sortita televisiva della signora, ma un’immagine da lei postata su Instagram. Ritrae l’agente dell’attaccante, in una mise non esattamente monacale, mentre pubblicizza un prodotto cosmetico. Alle spalle, la maglia nerazzurra del marito. La maglia del capitano dell’Internazionale che, nell’arco della sua gloriosa storia, dal 1908 ha visto la prestigiosa fascia assegnata a ventisei giocatori: fra gli altri, lo svizzero Hernst Markl, uno dei padri fondatori; Giuseppe Meazza, Armando Picchi, Mario Corso, Sandro Mazzola, Giacinto Facchetti, Graziano Bini, Alessandro Altobelli, Giuseppe Baresi, Beppe Bergomi, Ronaldo, Javier Zanetti. Per arrivare a Samir Handanovic, primo portiere nell’ultracententaria epopea nerazzurra a essere investito di questo onore, passando per Mauro Icardi. I like in calce alla fotografia social di Wanda Nara sono stati 208.439: è assodato che, dalla corsa al clic si sia chiamato fuori Beppe Marotta. Questi, insieme con Piero Ausilio, sin dal primo momento del suo arrivo all’Inter, con toni ora felpati ora decisi, ma sempre osservando la discrezione, aveva reiteratamente invitato la signora Icardi a sedersi attorno a un tavolo per sciogliere il nodo del prolungamento contrattuale.

Era talmente convin- to, Marotta, che il traguardo sarebbe stato tagliato, da sopportare, sorvolare, financo ignorare le sortite sul web dell’agente che gli stava dando molto filo da torcere, saltabeccando fra social e tv. E ponendo l’ex amministratore delegato della Juve in una situazione mai vissuta negli otto anni bianconeri. Nemmeno con l’ex moglie di Dani Alves in sede di discussione della buonuscita del brasiliano. E’ vero: nel corso del tempo c’erano stati i problemi con Caceres e Vidal, per via dei loro tormentati rapporti con il codice della strada, su su sino allo sgabello portoghese di Bonucci dopo il contrasto con Allegri.

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Ma il caso Icardi, anzi degli Icardi, costituisce una vicenda totalmente inusitata per Marotta. C’è un limite oltre il quale la pazienza cessa di essere una virtù, ha scritto Edmund Burke, politico, filosofo e scrittore britannico. Non è dato sapere se le sue opere figurino fra le letture del dirigente interista. E’ marcato, invece, il decisionismo marottiano: da Perisic, obbigato a onorare il contratto almeno sino a fine stagione con tanti saluti alla Premier, a Spalletti che cammina sul filo teso fra il piazzamento finale per tornare in Champions, un auspicato trionfo in Europa League e l’addio a fine stagione, a Icardi degradato sul campo il giorno prima di San Valentino. Se è vero che la rivoluzione non russa, è altrettanto vero che Marotta all’Inter non dorme. Mai. E non è un modo di dire.

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